Il lavoro diplomatico, e silenzioso, di Papa Francesco.
Il 7
febbraio 1962, il presidente degli Stati Uniti, J.F. Kennedy ampliò le
restrizioni commerciali varate da Eisenhower nell'ottobre 1960 e impose
l'embargo su ogni tipo di scambio tra Stati Uniti e Cuba. L’anno prima la
Germania Est, per impedire ogni tipo di contatto tra le due zone di Berlino,
eresse il muro che divideva la città.
Da
allora sono passati più di cinquant’anni, a Berlino il muro da 25 anni è caduto
sotto i colpi della democrazia. Il regime che dalla seconda guerra mondiale
fino alla fine degli anni 80 aveva contribuito a divide il mondo in due blocchi
sotto la minaccia di una devastante guerra mondiale è finito. Si sono
susseguiti 9 Presidenti negli Stati Uniti e Fidel ha abdicato nei confronti di
Raul. Si sono susseguite guerre, firmato trattati di pace. Alcuni stati sono
sorti e altri sono spariti cambiando la geografia del pianeta.
Mentre
il mondo cambiava completamente Stati Uniti e Cuba continuavano a non avere
nessun tipo di rapporto.
Tutto
questo potrebbe finire a breve. Pochi giorni fa i due presidenti, Obama e Raul
Castro, dai loro uffici, hanno pronunciato, in contemporanea, due storici
discorsi alle loro nazioni con il chiaro intento di superare il blocco. “Todos
somos americanos”, ha detto Obama (forse citando la famosa “Ich bin ein
Berliner “ pronunciata, ironia della sorte, JFK davanti al muro di Berlino).
L’intento del presidente Obama è quello di “normalizzare le relazioni con Cuba”
dando mandato al “segretario di stato John Kerry di avviare negoziati immediati
per ristabilire il dialogo fermo dal 1961“, sottolineando come “L'isolamento
non ha funzionato. I 53 anni di embargo non sono serviti a nulla”
E
mentre parlava dallo studio ovale, dal L’Avana gli face eco Raul che spiegava
come “Il blocco economico che provoca tanti danni al nostro Paese deve
necessariamente finire”.
Ma
dietro a questo primo (l’embargo potrà essere tolto solo dal Congresso degli
Stati Uniti davanti al quale il presidente Obama si è impegnato ad andare per
perorare questa causa) importante passo c’è la diplomazia, alle volte
silenziosa, di papa Francesco, ringraziato dai due presidneti.
L a
Segreteria di Stato Vaticana, in una nota specifica come “Papa Francesco
desidera esprimere vivo compiacimento per la storica decisione dei Governi
degli Stati Uniti d’America e di Cuba di stabilire relazioni diplomatiche, al
fine di superare, nell’interesse dei rispettivi cittadini, le difficoltà che
hanno segnato la loro storia recente”. Un
lavoro diplomatico silenzioso ma efficace “il Santo Padre Francesco ha scritto
al Presidente della Repubblica di Cuba, Raúl Castro, ed al Presidente degli
Stati Uniti, Barack Obama, per invitarli a risolvere questioni umanitarie
d’interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di
avviare una nuova fase nei rapporti tra le due parti”.
“La
sorpresa nella sorpresa” riflette Andrea Riccardi sul Corriere della Sera “è il
ruolo di Francesco, ringraziato da entrambi i presidenti. E' un suo successo.
Il Papa ha osato un appello personale ai due leader, andando al di là della
tradizionale prudenza della diplomazia. Segno dell'importanza del ruolo del
papa è l'incontro tra le delegazioni avvenuto in Vaticano (il comunicato della
Segreteria di Stato usa il termine tecnico di «buoni offici»). L'intervento di
Francesco ha avuto un aspetto umanitario con la liberazione dei detenuti a Cuba
e negli Usa, ma è andato ben oltre. Il papa latinoamericano ha aiutato Obama a
uscire dall'impasse in cui la politica americana (soprattutto per motivi interni) era
incagliata da decenni. Ha rappresentato anche una garanzia per Cuba, dove la Chiesa
guidata dal cardinal Ortega ha condotto una politica di piccoli passi,
guadagnando spazio sociale e interlocuzione civile.”
A
venticinque anni dalla caduta del muro forse la guerra fredda sta per finire
veramente.
Gavino Pala.
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