Il Mozambico, così lontano così vicino.
Così lontano (8.000 kilometri la distanza tra Roma e Maputo, 14-18 ore di aereo a seconda delle combinazioni di volo), così vicino, parlo del Mozambico, legato all’Italia per motivi storici (la Pace firmata a Roma il 4 ottobre del 1992), economici (l’estrazione del gas di cui tanto abbiamo bisogno), ambientali (il grande tema del cambiamento climatico).
Il Mozambico, solitamente lontano dai riflettori dei media italiani, ha tristemente conquistato una settimana di notorietà a causa della morte di Suor Maria de Coppi, religiosa comboniana uccisa in un agguato terroristico lo scorso 7 settembre nella sua missione nel nord del paese, agguato rivendicato dal sedicente Stato islamico (Isis). Secondo la Bbc, l'organizzazione jihadista ha pubblicato la rivendicazione su alcuni suoi account sull'app di messaggistica Telegram a nome della Provincia dello Stato Islamico nell'Africa Centrale. Nel suo comunicato, precisa l'emittente britannica, l'Isis afferma di aver ucciso la suora perché si era "impegnata eccessivamente nella diffusione del cristianesimo". Rivendicazione credibile? Ho i miei dubbi.
Chi scrive conosce e
frequenta il Mozambico dal 2002, ed è recentemente tornato da una missione nella
città di Beira, la seconda città più grande del paese, per conto della Comunità
di Sant’Egidio, associazione fortemente radicata nel paese da oltre 30 anni e che
oggi vede la presenza di numerose comunità locali, impegnate in numerose attività
di solidarietà nel campo della salute, dell’istruzione, dell’assistenza agli
anziani, della registrazione anagrafica etc…
Fatta questa
premessa, vorrei condividere con voi alcune riflessioni/considerazioni su quanto
sta accadendo in Mozambico negli ultimi anni. Secondo le ultime statistiche,
circa il 18% della popolazione si professa musulmana. In oltre 20 anni e circa
15 viaggi, io non ho mai assistito e/o avuto sentore della presenza di gruppi di
islamici radicali. La gran parte dei musulmani del paese sono immigrati (oppure
i loro discendenti) indiani o pakistani, generalmente impegnati nel commercio
all’ingrosso. Se a Beira avete bisogno di comprare il detersivo, un pallone, ma
anche dei sacchi di riso da 20 kg, tendenzialmente entrerete in una Loja
(negozio), con l’omino pakistano seduto alla cassa, e 4 o 5 commessi tendenzialmente
africani a fare il lavoro “di fatica”. Ad agosto ero insieme a mia moglie, che
per lavoro è stata recentemente in Pakistan e ne conosce la cultura locale, e
nel negozio ci siamo ritrovati a chiacchierare del traffico di Karachi e delle
abitudini alimentari dei giovani pakistani, in un clima di estrema cordialità.
In un paese che ha tanti problemi ma non quello appunto del radicalismo islamico, improvvisamente nel 2017, ma con maggiore forza negli ultimi due anni, “nasce” un movimento jihadista, che, e questo purtroppo è vero, compie atti di efferata crudeltà, attaccando villaggi, portando morte e distruzione. Si noti bene, gli attacchi non mirano alla conquista del territorio, i ribelli distruggono e se ne vanno, ma chiaramente la popolazione è spaventata, e sono oltre 800mila le persone che hanno abbandonato le città ed i villaggi nella regione di Cabo Delgado.
Chiedo ai miei lettori di seguirmi,
continuando la lettura sul sito dell’ENI, anche se informazioni simili potremmo
trovarle su quello della Total, colosso energetico francese. “Coral South è il
primo progetto approvato dai partner di Area 4 per lo sviluppo delle risorse di gas scoperte nel bacino di Rovuma, al largo del Paese. Il progetto prevede la
produzione e la vendita del gas contenuto nella parte meridionale del giacimento di Coral mediante un impianto galleggiante di
liquefazione di gas naturale con una capacità di 3,4 milioni di tonnellate di GNL, alimentato da 6 pozzi sottomarini. Nel 2016 abbiamo firmato
un accordo per la vendita del 100% della produzione di GNL a British Petroleum
(BP) e il 1 giugno 2017 abbiamo lanciato la fase realizzativa del progetto, un
risultato conseguito a soli tre anni dalla perforazione dell'ultimo pozzo
esplorativo. Il gas liquefatto sarà venduto da noi e dagli altri
concessionari di Area 4 alla BP sulla base di un contratto long-term della
durata di venti anni con opzione di altri dieci anni. “Con l’immissione di gas nell’impianto, la Coral Sul FLNG si prepara a produrre il primo carico di Gas Naturale
Liquido nella seconda metà del 2022. Il Mozambico si aggiunge così ai Paesi
produttori di GNL”. La conferma dell’inizio della produzione, “in piena
sicurezza”, arriva con un comunicato ufficiale ENI di sabato scorso.
Insomma, da qualche anno, il Mozambico è al centro
di enormi interessi economici e geopolitici, in quanto si appresta a diventare
uno dei maggiori esportatori del gas a livello mondiale. Per far capire quanto l’Italia
sia “della partita”, si pensi alla recente visita del Presidente Mattarella nel
paese. "E' importante la
collaborazione che avviene sul piano energetico attraverso l'azione dell'Eni,
il prossimo avvio di esportazione del gas naturale liquefatto è un traguardo
importante che testimonia quanto sia preziosa la nostra collaborazione e spero
si possa allargare ad altre aziende italiane. La crisi di governo italiana ha portato
all’annullamento di una visita ufficiale del Premier Mario Draghi, prevista
nell’autunno 2022.
Ora, io non ho ovviamente alcuna prova,
ma è chiaro che l’enorme business del gas ha acceso appetiti, ha risvegliato
interessi, locali, ma probabilmente anche mondiali. Alcuni vociferano di un
interesse dei Paesi del Golfo (Qatar, Kuwait) nel sabotare un potenziale rivale,
altri guardano con sospetto alla Cina, da anni presenza consolidata nel paese
(solo per fare un esempio, a Maputo i cinesi in pochi anni hanno costruito un
moderno stadio da calcio, il ponte più lungo dell’Africa, inoltre hanno sistemato
gran parte della rete stradale del paese), c’è poi lo spinoso tema di un
Governo tutto sommato stabile ma ecco abbastanza incline alla corruzione ed al
clientelismo, insomma c’è un coacervo di interessi, nel quale probabilmente si
è anche innestata una componente jihadista, sfruttando anche la povertà della
popolazione, e che oggi compone una tela intricata e difficilmente dipanabile.
Spicca, purtroppo, l’assenza di una
politica estera europea. L’Italia vantava un legame storico col Mozambico
consolidato negli anni, a partire dalle cooperative rosse legate al PCI che
collaboravano col governo marxista di Samora Machel negli anni 70 ed 80, legame
rafforzato dal successo delle trattative di pace tra Frelimo e Renamo,
mediazione del Governo Italiano e della Comunità di Sant’Egidio che ha portato
alla firma dell’Accordo Geral de Paz il 4 ottobre 1992, ma legami che poi si
sono pian piano affievoliti, e, come avvenuto in molti paesi, gli interessi
cinesi hanno preso il sopravvento.
La storia di Suor Maria de Coppi è
emblematica. Arrivata nel paese nel 1963, missionaria, ha visto il Mozambico
uscire dal colonialismo, attraversare una lunga guerra civile, ha gioito per la
Pace, ha visto un paese indubbiamente svilupparsi ma seguendo un modello di
capitalismo troppo sbilanciato verso i detentori del capitale, ha visto la nascita
della violenza del Nord nel Paese. In tutti questi anni Suor Maria, e tante Suor
Marie nel resto del paese, di solito in luoghi impervi, hanno messo su e
mandato avanti scuole, ospedali, dormitori, centri di salute per la cura dell’Aids,
affaticandosi ogni giorno per l’ideale del Vangelo e della Pace.
Mi sono dilungato troppo, di Beira e
del cambiamento climatico ve ne parlerò in un successivo articolo.
Mario Scelzo
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