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Il cimitero dei gommoni

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Discarica. Chiuso definitivamente. Questo vi appare se tramite Google Maps cercate le indicazioni per arrivare al Cimitero dei Gommoni, sito nei pressi di Mithymna, gradevole località marittima (dominata dall’alto da un castello costruito dai genovesi) dell’isola greca di Lesbo. Sempre Google Maps ci aiuta ad inquadrare il paesaggio circostante: Delfinia Hotel e Bungalows, il porticciolo turistico di Skala Sikamineas, Mylitini Sea Blue Apartment, ed altri luoghi di turismo e convivialità, facenti parte della zona naturalisticamente più bella (e di conseguenza più attrezzata ad accogliere i turisti) dell’isola di Lesbo.  Sono tornato per la seconda volta, insieme ad altri amici della Comunità di Sant’Egidio con i quali ho passato un periodo di vacanze solidali a sostegno dei circa 4.000 profughi del campo di Mavrouvoni, a visitare quello che appunto viene chiamato “Il Cimitero dei Gommoni”, luogo che racchiude in sé i drammi e le tante sfaccettature del fenomeno migratorio. Andiamo con

Cronache da Lesbo, The Hope Project.

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Questa estate, insieme a tanti amici della Comunità di Sant'Egidio, ho trascorso una settimana di vacanze solidali sull'isola greca di Lesbo, portando soccorso e supporto ai migranti "ospiti" del campo profughi di Moria. Non mi dilungo, se siete interessati potete approfondire la nostra esperienza aprendo il  seguente link Mi fa piacere condividere con i lettori di questo blog il post su Facebook che gli amici di The Hope Project hanno dedicato a noi volontari che per oltre un mese.... abbiamo complicato la loro vita! Prima di lasciarvi alla lettura del post (in inglese, traduzione automatica in italiano), due parole sulla associazione in questione. "Anima" di The Hope Project sono Eric e Philippa;  E’ durante una vacanza nel 1992 a Lesbo che la giovane coppia si innamora dell’isola greca e decide di andare a viverci.   Eric, che ora ha 62 anni, è scultore e pittore e realizza opere con il legno d’ulivo che vende ai turisti e agli abitanti

Reportage da Lesbo: Il Cimitero dei Gommoni

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Se siete dei lettori di questo blog, probabilmente già saprete che ho passato una settimana di “vacanze solidali” con la Comunità di Sant’Egidio sull’isola greca di Lesbo, compiendo attività di supporto ai migranti, prevalentemente provenienti da Siria ed Afghanistan, ospitati nel campo profughi di Moria.                                                              CIMITERO DEI GOMMONI Al termine della settimana, in compagnia sia degli altri volontari italiani sia di un gruppetto di rifugiati afghani, diciamo “residenti stanziali” sull’isola e nostri validissimi aiutanti durante la settimana di lavoro, abbiamo visitato quello che viene chiamato il cimitero dei giubbotti , un luogo che a mio parere tutti una volta nella vita dovrebbero visitare. Provo a raccontarvi alcune sensazioni, accompagnando il tutto con alcune fotografie che aiutano a capire il contesto.                                     CASTELLO DI METIMNA Metimna (anche se i locali continuano ad u

Lesbo e Von der Leyen, quale futuro per l'Europa?

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Ursula von der Leyen nel suo discorso di oggi al Parlamento Europeo ha evocato la figura di Simone Veil, presidente dell’Aula di Strasburgo dal 1979 al 1982. “Esattamente 40 anni fa – ha detto la von der Leyen – la prima presidente donna” viene eletta e presenta la sua visione di un’Europa più giusta”. La Presidente designata della Commissione Ue ha poi toccato il tema dei migranti: " In mare c'è l'obbligo di salvare le vite. L'Unione europea deve e può difendere questi valori". Dobbiamo salvare le vite ma non è sufficiente - ha aggiunto - dobbiamo lottare contro i trafficanti di esseri umani, assicurare le nostre frontiere esterne e tutelare il diritto asilo tramite corridoi umanitari ". Von der Leyen ha ribadito che è necessaria una revisione del regolamento di Dublino. Ascolto queste parole a pochi giorni della mia partenza per Lesbo, isola Greca situata di fronte alle coste della Turchia, dove di trova il campo profughi di Moria, a

Reportage da Lesbo: prima della partenza

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Lesbo è un’isola greca situata nell’Egeo nordorientale, di fronte alle coste della Turchia, famosa per aver dato i natali nel VII secolo A.C. ai poeti lirici Alceo e Saffo. In tempi più recenti però l’isola è diventata tristemente famosa all’opinione pubblica internazionale in quanto qui si trova il centro per migranti più grande d’Europa, quello di Moria, visitato anche da Papa Francesco nell’Aprile del 2016.   L’Isola di Lesbo, naturalisticamente molto bella, si è di fatto trasformata in una prigione a cielo aperto per oltre 10mila profughi qui presenti da mesi se non da anni ; Lesbo simboleggia il fallimento delle politiche dell’Unione Europea, incapace di gestire con lungimiranza e visione un fenomeno indubbiamente complesso come quello migratorio. Sarò nell’Isola con alcuni amici e volontari della Comunità di Sant’Egidio dal 20 al 28 Luglio (altri di noi garantiranno una presenza per tutto il mese di Agosto) e prima di partire ho pensato di condividere co

Badheea, dalla Siria in Italia con il Corridoio Umanitario

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Migranti, richiedenti asilo, persone che scappano dalla guerra, profughi… quante volte abbiamo sentito usare questi termini, magari anche in maniera appropriata. Il libro di cui vi parlerò oggi, Badheea, ha un enorme merito, quello di dare al “migrante anonimo” un nome, un volto, una storia , aiutandoci a capire cosa spinge non “il profugo” ma Ahmed, Florian, Sergej, a scappare dalla guerra per cercare la fortuna in un nuovo mondo. Inoltre, mi sento di poter dire che le pagine di questo libro danno voce e sostanza all’Italia migliore, quella del volontariato (in collaborazione con la buona politica, che, sì, nascosta ma esiste), ovvero una realtà che non urla e non resta indifferente al dolore altrui ma al contrario, ogni giorno mette anima, cuore e cervello al servizio della collettività e del bene comune. Andiamo con ordine. Ho il piacere di recensire per i miei lettori il libro “Badheea, dalla Siria in Italia con il Corridoio Umanitario”, scritto da Mattia Civico per la C

I Corridoi Umanitari e la Fiat 500

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Il 1 Luglio 1957 la Fiat lancia sul mercato automobilistico la Fiat 500, modello destinato a rivoluzionare la storia dell’industria del Belpaese, del costume, delle abitudini delle famiglie, direi della stessa società italiana del Dopoguerra. Ad essere precisi, l’automobile in questione viene presentata al pubblico col nome di “Fiat Nuova 500” per sottolinearne la “continuità storica” con la 500 “Topolino”, ma tutti gli italiani si abitueranno presto a chiamarla semplicemente Cinquecento. Il 1° e il 2 dicembre, grazie ai "Corridoi Umanitari"  realizzati dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant'Egidio, arriveranno all'aeroporto di Roma Fiumicino -evitando quindi i viaggi della disperazione nel Mar Mediterraneo- altri cento profughi, in massima parte siriani, provenienti dal Libano. A meno di un anno dall'avvio di questo progetto, realizzato nell'ambito di un protocollo d'intesa