I Corridoi Umanitari e la Fiat 500

Il 1 Luglio 1957 la Fiat lancia sul mercato automobilistico la Fiat 500, modello destinato a rivoluzionare la storia dell’industria del Belpaese, del costume, delle abitudini delle famiglie, direi della stessa società italiana del Dopoguerra. Ad essere precisi, l’automobile in questione viene presentata al pubblico col nome di “Fiat Nuova 500” per sottolinearne la “continuità storica” con la 500 “Topolino”, ma tutti gli italiani si abitueranno presto a chiamarla semplicemente Cinquecento.





Il 1° e il 2 dicembre, grazie ai "Corridoi Umanitari" realizzati dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant'Egidio, arriveranno all'aeroporto di Roma Fiumicino -evitando quindi i viaggi della disperazione nel Mar Mediterraneo- altri cento profughi, in massima parte siriani, provenienti dal Libano. A meno di un anno dall'avvio di questo progetto, realizzato nell'ambito di un protocollo d'intesa che i promotori hanno sottoscritto con i Ministeri dell'Interno e degli Affari Esteri, si raggiunge così la prevista quota dei 500 arrivi in totale nel 2016.
Ho voluto giocare sul numero 500 per legare insieme due “eccellenze” del Made in Italy: la Fiat 500 e “Quota 500 arrivi” attraverso i Corridoi Umanitari. Se la 500 è stata un “modello replicabile” -e di grande successo- di autovettura, i Corridoi Umanitari si avviano ad essere un modello replicabile di integrazione ed accoglienza sostenibile.




Le foto che accompagnano questo articolo me le ha gentilmente donate Marco Palombi, un importante fotoreporter freelance con un ricchissimo bagaglio di collaborazioni, da Repubblica a Terres des Hommes, passando per Emergency ed altre agenzie del settore. Nella loro eloquenza, questi scatti documentano il dramma delle “vite migranti” ma anche le difficoltà e la pericolosità dei viaggi della speranza per raggiungere l'Europa.




Cosa vuol dire aver raggiunto la quota simbolica di 500 ingressi? «Ė un risultato di grande importanza – commenta Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope-Programma rifugiati e migranti della Fcei – Lo abbiamo raggiunto grazie al convinto sostegno dei Ministeri interessati, dei nostri vari partner internazionali e della generosità con cui la Diaconia valdese, numerose chiese evangeliche e parrocchie cattoliche si sono impegnate in un eccezionale lavoro di accoglienza e di integrazione dei profughi. A meno di un anno dall'avvio del progetto, in un'Europa che tace o si barrica alzando muri e chiudendo le frontiere, l'Italia indica una strada diversa e alternativa che ha raccolto ampi consensi nella società civile di altri paesi dell'Unione europea ai quali chiediamo di adottare il modello dei corridoi umanitari, trasformando così una buona pratica nazionale in uno strumento condiviso di gestione dei flussi di profughi in condizioni di vulnerabilità. 




Vorrei sottolineare come recentemente anche la Conferenza episcopale italiana (Cei), d'intesa con la Caritas e la Fondazione Migrantes e Sant’Egidio, abbia annunciato l'impegno a sostenere nuovi corridoi umanitari per 500 profughi. Insomma, come accadde per la Fiat 500, il modello dei Corridoi viene ripreso ed attuato su larga scala. Su queste pagine abbiamo raccontato i percorsi “concreti” di integrazione di alcuni nuclei familiari, seguendo le famiglie arrivate a Fiumicino nei loro percorsi di integrazione "di prossimità" gestiti dalle parrocchie e dalle associazioni, per chi volesse approfondire rimando a queste due belle storie che uniscono l'Italia da Brescello a Bari.

“Chi salva una vita salva il mondo intero”, afferma una frase del Talmud resa “famosa” dal film Schindler’s List. Condivido totalmente questa affermazione, anzi direi uno degli obiettivi di questo Blog è raccontare le tante piccole o grandi storie di salvezza quotidiana che spesso non raggiungono i riflettori della cronaca.





Ancor di più, chi di vite ne salva 500, propone un “modello” di salvezza, e questo direi è l’obiettivo –già in parte raggiunto- dai promotori dei Corridoi Umanitari. Dietro ognuna delle 500 persone accolte c’è una storia, un percorso, un progetto per il futuro, e le foto di Marco Palombi direi ci aiutano ad identificare "il migrante anonimo" con il volto di un bambino o un padre di famiglia, ci consentono di considerare il migrante come ad una persona "normale" che aveva una casa e degli affetti ed ha dovuto lasciare tutto per scappare dalla guerra, come accade ad esempio per i numerosissimi profughi siriani. 




La Fiat 500, tra il 1957 ed il 1975, ha immesso sul mercato quasi 4 milioni e mezzo di esemplari. I Corridoi Umanitari si candidano a diventare un Modello Replicabile di Accoglienza Sostenibile da poter applicare sotto la Bandiera Europea.

Mario Scelzo

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