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I Corridoi Umanitari, la tenerezza di Papa Francesco ed un PNRR dei Borghi Italiani.

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Ieri ho vissuto un privilegio, quello di partecipare in Aula Nervi in Vaticano all’Udienza di Papa Francesco dedicata ai Corridoi Umanitari, momento in cui il Santo Padre ha incontrato sia i profughi arrivati in Italia attraverso tale sistema, sia le famiglie che li accolgono. Non mi dilungo sulla giornata, è pieno di articoli in rete e sul  Sito della Comunità di Sant'Egidio trovate tutti gli interventi, vorrei proporre alcune riflessioni che tale giornata mi ha suscitato.  L’udienza è iniziata alle 11.30 ma io ero nei pressi di Piazza San Pietro a partire dalle 8.00, ed ho aiutato, in quanto volontario della Comunità di Sant’Egidio, ad organizzare ingresso delle migliaia di persone presenti. Ecco, migliaia, perché come ha ricordato Daniela Pompei, “anima creativa” dei Corridoi Umanitari, sono ormai 6.080 le vite umane salvate dal 2016, giunte in Europa legalmente, arrivate soprattutto in Italia, ma poi in Francia, in Belgio e un limitato numero nel principato di Andorra e a San

Intervista a Gavino Pala, autore del libro "Mi volevano morto".

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Ho intervistato Gavino Pala, producer presso Tv2000 (la Tv della Conferenza Episcopale Italiana) ed attento osservatore della realtà vaticana. Pala ha da poco pubblicato con le edizioni San Paolo il suo ultimo libro: "Mi volevano morto" (Papa Francesco alle prese con i suoi detrattori). Senza aggiungere altro, vi lascio alla lettura dell'intervista. Lei parla di Bergoglio come di un Pontefice amato dalla gente ed osteggiato dalla curia. A suo parere è una "novità" rispetto agli ultimi pontificati? Già nelle Congregazioni generali che hanno anticipato il Conclave che ha poi eletto papa Francesco i cardinali arrivati a Roma si erano accorti, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, che qualcosa nella Curia romana non andava. E lo stesso pontefice, durante i tradizionali auguri natalizi alla Curia non ha risparmiato critiche, arrivando ad elencare delle vere e proprie malattie della Curia romana. Dall’altra parte non sono mancati esponenti della Curia, anche in ruoli i

Primarie Pd, io sto con Elly

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Domenica prossima 26 febbraio si svolgeranno le Primarie per eleggere il nuovo segretario del Partito Democratico. Dopo le votazioni nei circoli, a cui hanno preso parte anche Gianni Cuperlo e Paola De Micheli, la gara si è ristretta a due concorrenti: Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, attualmente rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Regione Emilia-Romagna. Personalmente, prima di tutto mi recherò ai seggi e già questa è una decisione che ho preso dopo lunga riflessione, la seconda scelta che ho fatto è quella di sostenere Elly Schlein e, se vi interessa, vi motiverò con queste righe la mia scelta.  Mi… presento. Ho 42 anni, mi definisco un elettore di centrosinistra, per qualche anno ho anche avuto in tasca la tessera del Partito Democratico, poi, come tanti, sono rimasto deluso da alcune scelte e la tessera non l’ho rinnovata. Non ho neanche sempre votato Pd, ma sono sempre rimasto diciamo nel perimetro delle coalizioni di centrosinistra. Ritengo, sinteticamente, che

Astensionismo e Sanremo

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Lazio, Elezioni Regionali, ha votato il 37% degli aventi diritto. Quasi due cittadini su tre hanno disertato le urne. Al contrario, secondo i dati auditel, circa il 66% degli italiani, quindi due italiani su tre, hanno assistito alle serate del Festival di Sanremo. Cosa c’entra questo con l’astensionismo? Tv e Politica, due realtà diverse, ha senso collegare questi due dati? A mio parere sì, e proverò a spiegarlo in queste brevi righe. Dirò subito la mia in breve. Non dico che questo sia un bene o sia un male, ma l’italiano medio se ne strafrega delle parole di un Sangiuliano, ma anche di un Richetti, un Fratoianni, un Bonaccini, un Fedriga. Nel bene o nel male, fa più opinione e generano più dibattito le dirette social della Ferragni che quelle di Salvini. Il paese reale discute dell’abito indossato da Elodie e/o delle provocazioni di Chemical Rose, mentre le dichiarazione rilasciate alle agenzie da Letta o Lollobrigida, tanto ricercate da media e tg, restano un qualcosa di dedicato

Breznev e il Manciola (Quarta puntata)

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Per arrivare da Reggio Calabria a Joppolo, nel 1942, occorrevano 4 ore di viaggio in corriera. L’ospedale più vicino (oltretutto accompagnato da una pessima fama) si trovava a “sole” due ore di distanza, a Vibo Valentia. E’ proprio a Joppolo, comune di poco più di mille abitanti che si affaccia sul Mar Tirreno, che nasce Aurora, la protagonista di questo capitolo, la cui vita successivamente si incontrerà con quella di Tomassino. Un borgo di pescatori, molti contadini a lavorare nelle terre circostanti, tanta povertà e molta “reverenza” verso quelle tre o quattro famiglie che a Joppolo fanno il bello ed il cattivo tempo. La famiglia di Aurora nel 1948 decide di intraprendere il viaggio di tanti, quello che dalla Calabria li porta a stabilirsi nella Capitale. Aurora cresce nella Roma del primissimo dopoguerra, in una famiglia umile ma tutto sommato benestante per i canoni dell’epoca, un nucleo che mantiene solidi legami con la terra di origine. Ogni estate, dopo un viaggio di oltre 10

Breznev e il Manciola (Terza puntata)

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Lunedì 4 ottobre 1957, un giorno come tanti, un giorno speciale per Tomassino che, appena 17enne, viene assunto dall’ENAOLI con la qualifica di impiegato amministrativo. Sede di lavoro in Piazza Sempione a Roma, zona Montesacro.  La mattina ed il primo pomeriggio in ufficio, poi, sempre in compagnia del Manciola, tappa fissa in sezione. Il Manciola, 10 anni più grande e di conseguenza più esperto delle cose della vita, si prende cura di Tomassino come un padre, quel padre appunto che Tomassino ha perso nell’esplosione di una miniera in Belgio. La famiglia del Manciola, originaria delle Marche, ha comprato vari terreni nelle campagne circostanti e sta faticosamente provando a farne terreni coltivabili. Non una famiglia benestante, ma insomma una situazione leggermente migliore di quella di Tomassino, che spesso trova ospitalità ed il calore di una famiglia in casa del suo caro amico. La sezione. Un quadro di Lenin alla parete, una enorme cartina geografica con nomi di terre a Tomassin

Breznev e il Manciola (seconda puntata)

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Enaoli. Una sigla per molti sconosciuta, un acronimo molto importante per la crescita di Tomassino, il protagonista della nostra storia. L’Ente di assistenza orfani lavoratori italiani ( ENAOLI ) viene istituito con decreto legge del 23 marzo 1948, n. 327 con lo scopo di provvedere al mantenimento ed alla educazione morale, civile e professionale degli orfani dei lavoratori italiani. L’Enaoli è di fatto una creazione di Amintore Fanfani, nel 1948 Ministro del Lavoro e negli anni a seguire più volte Presidente del Consiglio. Fanfani è stato uno dei maggiori esponenti della Democrazia Cristiana, il partito che ha sostanzialmente guidato l’Italia dal dopoguerra ai primi anni 90. T omassino dicevamo, fieramente comunista, viene “tirato su” dai democristiani. Due partiti, due ideologie, due mondi contrapposti, due realtà che si sono aspramente combattute, eppure hanno entrambe contribuito alla crescita dell’Italia. Tomassino, terzo di quattro figli, arriva a Tor Lupara nel 1952, insieme a

Breznev e il Manciola (Prima puntata)

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A mon petit Tommaso, s lyubov'yu, (con affetto) Olga Bella di una bellezza sfolgorante, Olga, che in una foto sbiadita dal passare del tempo vediamo in tutto il suo splendore abbracciare a Tommaso, il protagonista del nostro racconto, nel mezzo della Piazza Rossa a Mosca. Lei alta e bionda, slanciata, fisico da modella, lui, statura media, fisico nella norma ma non certamente da divo di Hollywood, infreddolito ma sorridente imbacuccato nel suo cappotto. Una data scritta a penna, 14 maggio 1972. Questo l’incipit della nostra storia, che da Castelli, borgo abruzzese rinomato per le ceramiche, ci porta fino a Mosca passando per il Belgio, per Praga, per Tor Lupara. Una storia vera o solo il frutto della mia fantasia? Lascio il beneficio del dubbio ai miei lettori, mi limito a dire che la narrazione è fedele al contesto storico, quello dell’Italia del dopoguerra prima e del ’68 poi. Tor Lupara (frazione di Mentana all’epoca del racconto, di Fonte Nuova a partire dal 2001), dava