Breznev e il Manciola (seconda puntata)

Enaoli. Una sigla per molti sconosciuta, un acronimo molto importante per la crescita di Tomassino, il protagonista della nostra storia. L’Ente di assistenza orfani lavoratori italiani (ENAOLI) viene istituito con decreto legge del 23 marzo 1948, n. 327 con lo scopo di provvedere al mantenimento ed alla educazione morale, civile e professionale degli orfani dei lavoratori italiani. L’Enaoli è di fatto una creazione di Amintore Fanfani, nel 1948 Ministro del Lavoro e negli anni a seguire più volte Presidente del Consiglio. Fanfani è stato uno dei maggiori esponenti della Democrazia Cristiana, il partito che ha sostanzialmente guidato l’Italia dal dopoguerra ai primi anni 90.



Tomassino dicevamo, fieramente comunista, viene “tirato su” dai democristiani. Due partiti, due ideologie, due mondi contrapposti, due realtà che si sono aspramente combattute, eppure hanno entrambe contribuito alla crescita dell’Italia.

Tomassino, terzo di quattro figli, arriva a Tor Lupara nel 1952, insieme alla madre Rosa ed a suo padre Antonio. La sua è una delle tante famiglie abruzzesi che nel dopoguerra ha cercato un futuro migliore attirata dalle possibilità di lavoro offerte dalla Capitale: nuove industrie, cantieri, costruzioni edilizie, impieghi nei ministeri, lavori di servitù nelle famiglie della borghesia, solo per fare alcuni esempi. Qualche lavoretto saltuario, un paio d’anni di alti e bassi, poi la decisione, perentoria: Antonio decide di partire per il Belgio, dove molti suoi conterranei sono impegnati nelle miniere per l’estrazione del carbone.





Fatica, sudore, mani callose, tanta fame, tante parole offensive verso i “Macaroni”, così venivano chiamati con disprezzo gli immigrati italiani in Belgio. Antonio però resiste ed inizia ad inviare alla famiglia rimasta a Tor Lupara i primi risparmi accumulati. Una famiglia come tante nell’Italia del dopoguerra, con la madre a prendersi cura dei figli ed il papà lontano a lavorare. La scuola, le prime amicizie, le prime scorribande a Roma con gli amici, due corriere ed un paio d’ore di tempo per raggiungere il Colosseo, Piazza Navona, i Fori Imperiali.




Una lettera, datata 15 ottobre 1954, annuncia l’imminente ritorno a casa di Antonio, che dopo oltre due anni di assenza si appresta a passare le feste natalizie in famiglia, e chissà magari finalmente dovesse arrivare un lavoro più vicino casa. C’è aria di festa in casa di Tomassino, lui ed i suoi fratelli aspettano con ansia l’arrivo del papà che non vedono da tempo, e chissà magari arriverà con qualche regalo.

19 novembre 1954. Una seconda lettera dal Belgio, mittente “Società di estrazione mineraria di Flenù”. Testo. “Siamo spiacenti di informare la signoria vostra che, a seguito di una esplosione avvenuta nella miniera di …., per cause ancora da verificare, il signor Antonio Di Claudio ha perso la vita. A nome della Società, le nostre condoglianze ed un assegno per sostenere le necessità familiari”. Firma Antoine Deboux, Amministratore Delegato della Società delle Miniere di Flenù.

Tomassino all’età di 14 anni si ritrova orfano del padre. Rosa, la mamma, entra in una fase di profonda depressione e ben presto la sua malattia la rende incapace di prendersi cura dei figli. Un primo ricovero in una struttura, poi la decisione di una lontana cugina: Rosa ha bisogno di tempo per riprendersi, verrà a stare da me a Rovigo per qualche mese. (Rosa pian piano si riprenderà ma … uscirà dalla vita di Tomassino e di conseguenza dalla nostra storia, rifacendosi una nuova vita su al Nord).

Quattro fratelli, tutti maschi, senza genitori, una zia a prendersi cura di loro per le necessità essenziali ma tante ore passate da soli, fanno di quei quattro fratelli dei “giovani adulti” costretti a confrontarsi con le difficoltà della vita.

Il giovane Tomassino, ormai 16enne, più per curiosità che per altro, mette piede per la prima volta nella Sezione del PCI di Tor Lupara, dedicata ad Antonio Gramsci. Le parole che sente lo affascinano: condizioni di lavoro dignitose, ridistribuzione della terra, sostegno alle lotte anti-coloniali, istruzione, lettura di testi storici e spiegazione dei principali fatti di cronaca. Poi, alcune pagine che Tomassino inizia a leggere (e continuerà a farlo per anni), quelle de “L’Unità”, lo aiutano a farsi una opinione su quanto accade attorno a sé, sugli scioperi nelle fabbriche ma anche su quanto accade oltre la Cortina di Ferro e perfino nel lontano continente africano.

Carla Rossi è una brava assistente sociale, una persona dedita al proprio lavoro, che vive come una missione, e quando a Carla parlano di quei quattro fratelli senza famiglia, non ci pensa un secondo e si reca a trovarli.

“Manciò, senti…quella signora, l’assistente sociale, me vuole mette a lavorà, in un ufficio addirittura! Ma io nun me sento capace…

“Tommà nun fa cazzate! Corri, accetta! Primo te sei un tipo sveglio, secondo er lavoro nun se rifiuta mai, terzo qualsiasi cosa qui ce stà l’amico tuo ad aiutatte.”

A 16 anni quindi Tomassino inizia a lavorare come impiegato amministrativo presso l’Enaoli. Nel frattempo, questi gli accordi con l’assistente sociale, frequenterà le scuole serali a Montesacro.

E Breznev cosa c’entra? Lo saprete nella prossima puntata.

Mario Scelzo

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