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Visualizzazione dei post da dicembre, 2014

Braccialetti Rossi, quando la Tv trasmette valori positivi.

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In questi giorni Rai Uno sta trasmettendo le repliche di una delle Fiction di maggior successo della stagione televisiva, parlo di “Braccialetti Rossi”, le storie di sei piccoli malati che hanno conquistato l’affetto di tanti telespettatori. A mio parere la serie di “Braccialetti Rossi ha un enorme merito”, parlare di malattia ed ospedali con dolcezza e tenerezza, senza però speculare sul dolore. Mi spiego, esiste un enorme filone di quella che viene chiamata “Tv del Dolore” che per me è quanto di peggio possa essere veicolato dal mezzo televisivo; Mi riferisco alla attenzione morbosa ed ossessiva riservata dai media ad alcuni casi di cronaca (penso al piccolo Loris, a Yara solo per fare degli esempi), ad intere trasmissioni dedicate a sviscerare il dolore in tutte le sue forme, con dettagli morbosi ed intimi della vita familiare degli indagati. Penso al plastico di Cogne di Bruno Vespa, ad ore ed ore di dibattito sugli slip di Yara, a programmi come quelli di Barbara D’

Il pranzo di Natale con i poveri

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Il Natale sembra sempre un momento particolare. Ma spesso ci si dimentica di chi il Natale lo vive da solo perché senza famiglia o senza casa. Da anni passo, come volontario, il Natale con i poveri e ve lo vorrei raccontare. Quest’anno ho passato il Natale al Centro di Formazione Professionale di Roma "Simonetta Tosi" a Testaccio. La scuola è stata aperta per accogliere alcuni poveri del quartiere ed anziani di un’RSA. Era uno dei tanti pranzi di Natale che la Comunità di Sant’Egidio ha fatto a Roma ed in tante città d’Europa e del mondo. La cosa che mi colpisce ogni anno non è solo vedere i volontari della Comunità di Sant’Egidio, come me, che passano un giorno di festa con i più poveri, persone che per altro sono seguite nella quotidianità tanto da diventare parte della famiglia di ognuno, ma incontrare sempre più gente che decide di passare questo giorno non con la famiglia (o portare l’intera famiglia) ma di mettersi al servizio dei più bisognosi. Il pranz

Io, Killer Mancato. L'amore sconfigge la Mafia.

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Oggi vi voglio raccontare una bella storia, quella che il giornalista di Repubblica Francesco Viviano ha raccontato in un libro autobiografico dal titolo “Io, killer mancato” edito da ChiareLettere . Come vedremo nel corso dell’articolo, la Buona Notizia è che la Mafia non è una “malattia” ereditaria che si trasmette di Padre in Figlio, e che l’educazione ed il rispetto possono liberare una vita dalla condanna del giogo mafioso. Andiamo con ordine e proviamo a ripercorrere quanto lo stesso autore racconta nel suo libro. Il Padre di Viviano è un giovane nato in una Borgata di Palermo e cresciuto in un contesto “ad alta criminalità”. Tra i vicoli della Albergheria sono in molti a campare di espedienti e di piccoli furti, con tutti i rischi che ne conseguono, ed è in questo clima che in circostanze non del tutto chiare, muore assassinato nel corso di un tentativo di rapina il padre del futuro giornalista. La madre di Viviano si trova così a 22 anni orfana e con un figlio

Il lavoro diplomatico, e silenzioso, di Papa Francesco.

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Il 7 febbraio 1962, il presidente degli Stati Uniti, J.F. Kennedy ampliò le restrizioni commerciali varate da Eisenhower nell'ottobre 1960 e impose l'embargo su ogni tipo di scambio tra Stati Uniti e Cuba. L’anno prima la Germania Est, per impedire ogni tipo di contatto tra le due zone di Berlino, eresse il muro che divideva la città. Da allora sono passati più di cinquant’anni, a Berlino il muro da 25 anni è caduto sotto i colpi della democrazia. Il regime che dalla seconda guerra mondiale fino alla fine degli anni 80 aveva contribuito a divide il mondo in due blocchi sotto la minaccia di una devastante guerra mondiale è finito. Si sono susseguiti 9 Presidenti negli Stati Uniti e Fidel ha abdicato nei confronti di Raul. Si sono susseguite guerre, firmato trattati di pace. Alcuni stati sono sorti e altri sono spariti cambiando la geografia del pianeta. Mentre il mondo cambiava completamente Stati Uniti e Cuba continuavano a non avere nessun tipo di rapporto.

Papa Francesco a difesa di Roma.

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La Buona Notizia di oggi si chiama Papa Francesco. Domani il Santo Padre compirà 78 anni, oltre a fargli dei calorosi auguri, vorrei sottolineare su queste pagine come il suo Pontificato sia da intendersi come una Buona Notizia, in generale per il mondo intero ma, particolarmente in questi giorni complessi, per la “sua” Roma. Vi invito a ricordare la situazione della Chiesa Cattolica al momento delle dimissioni di Papa Benedetto XIV, da lui stesso annunciate l’11 Febbraio 2013. Tutti ricorderete il clima di fuga di notizie, il Corvo, gli scandali, le tensioni che viveva il mondo cattolico negli ultimi anni. A detta di molti osservatori, ed io condivido, Raztinger appariva come un insigne teologo ma forse una persona poco avvezza e con poche forze fisiche per affrontare con coraggio e ludicità i problemi emergenti. Tralascio la Storia che tutti conosciamo, dal Conclave esce in maniera inaspettata il nome di Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires. Agli osservat

L'Africa non è solo Ebola.

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In questi giorni l’attenzione della opinione pubblica è, giustamente, concentrata sulle vicende relative al Virus Ebola. La prestigiosa rivista Time ha incoronato come personaggi dell’anno i cosiddetti “Ebola Fighter”, medici infermieri e volontari che hanno sacrificato tempo, risorse ed in alcuni casi la vita per contrastare la diffusione di questo terribile Virus. Se la lotta ad Ebola è sacrosanta, ed auspico maggiori risorse e volontà da parte della Comunità Internazionale, quello che vorrei sottolineare oggi è che Africa non vuol dire solo Ebola, Guerre e Carestie. Vi invito a leggere questo articolo  che provo a sintetizzarvi: ·   Secondo il Fondo Monetario Internazionale, tra i dieci Paesi che hanno registrato il maggiore sviluppo nel 2013, sette sono appunto africani: Congo, Etiopia, Ghana, Mozambico, Nigeria, Tanzania, Zambia.   ·   Grazie agli investimenti pubblici in infrastrutture e alla forza del settore dei servizi e di quello agricolo, l’economia dovre

Terni e Piombino, Vince il Lavoro.

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In questi giorni si sono chiuse positivamente (o almeno si sono iniziati percorsi che fanno immaginare sviluppi positivi) delle vertenze riguardanti due grandi gruppi industriali italiani. Parliamo esattamente delle Acciaierie di Piombino e della  Ast di Terni , entrambe capisaldi della industria siderurgica italiana. Come saprete, da mesi sia a Terni che a Piombino tirava una pessima aria, e per vicende seppur simili anche se con intrecci locali diversi, esisteva il rischio concreto di chiusura di entrambi gli stabilimenti; Parliamo di realtà storiche che costituiscono per le relative città gran parte del Bacino Lavorativo, se consideriamo anche i relativi indotti. Le proteste e le lotte degli operai dei due stabilimenti hanno fatto rumore ed hanno avuto oggettivamente il merito di tenere viva l’attenzione della opinione pubblica sul dramma di chi perde il lavoro. Non ritengo di avere le competenze necessarie per analizzare nel dettaglio gli accordi raggiunti, quello

Un Calcio Alle Sbarre

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo una bella storia proveniente dal Carcere di Avezzano. Un Sabato di Sport ed Amicizia tra reclusi e volontari, idealmente un calcio alle sbarre che separano il recluso dalla società. Prima di lasciare spazio alle parole di Fabio Gui, volontario di Sant’Egidio, due brevissime riflessioni: 1.     Dal racconto di Fabio emerge la forza di un lavoro comune, una rete tra varie associazioni, una realtà dove ognuno mette un tassello di bene in un Mosaico. 2.     Ricordiamo l’articolo 27 della Costituzione Italiana che recita “ Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato ”. Ben conosciamo il quadro drammatico di suicidi, spazi carcerari al limite della vivibilità, di tensioni estreme che si vive nelle Carceri Italiane, tanto più giornate di amicizia hanno un valore enorme di pacificazione e rieducazione. Da qui in poi, il racconto di Fabio Gui: “Mettete

Refugee ScART, L'ARTE DEI RIFUGIATI

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Un’esplosione di colori che si genera dall’immondizia, così si potrebbe sintetizzare il lavoro dei rifugiati artigiani del laboratorio di RefugeeScart. Bracciali, segnalibri, bicchieri, piatti, sottopiatti, cinture, borse e tanto altro i pezzi unici della collezione realizzata dai rifugiati del laboratorio situato alla Montagnola, tutto rigorosamente fatto a partire da materiale di scarto.   ““il mio intento insieme a quelli degl’altri volontari, che seguono e sostengono i ragazzi rifugiati, è di dare un lavoro, un’indipendenza,.a persone, gl’ospiti dei centri d’accoglienza che troppo spesso vengono tenute ai margini della società” ci spiega Marichia Simcik Arese, fondatrice del progetto. “Vista la difficoltà della crisi, abbiamo deciso che bisognava inventarselo il lavoro”. I ragazzi rifugiati, che attualmente lavorano, al laboratorio sono circa una decina, quasi tutti provenienti dall’Africa subsahariana. Ogni giorno, prima di andare a lavorare, fanno il giro dei superme