Il freddo riscalda il cuore
E’ passata la mezzanotte, ho da poco finito di cenare e sono stanco, ma preferisco fissare a caldo (scusate la…freddura!) le sensazioni che mi ha lasciato questa serata, che ho passato distribuendo coperte ed abiti invernali in compagnia di tanti studenti della Università Cattolica di Roma.
Andiamo con ordine. La neve a Roma è uno spettacolo, un
evento di una bellezza rara che accende la fantasia di grandi e piccini.
Passati però i momenti di spensieratezza, sorgono i problemi: quelli ordinari e
risolvibili di chi, come me e molti altri romani, non è riuscito ad andare al lavoro ed ha avuto difficoltà negli spostamenti a causa della neve ma comunque sa di avere un letto comodo ed
una casa accogliente, quelli straordinari e purtroppo spesso senza alcuna
risposta di chi una casa non ce l’ha.
Diranno i miei lettori, a risolvere i problemi dei cittadini
(“normali” e senza fissa dimora) ci pensa l’amministrazione comunale. Non mi
dilungo, sottolineo solo che nonostante i ripetuti allarmi metereologici, la
Sindaca è partita per il Messico. Il Comune ha messo a disposizione alcuni
rifugi provvisori ma con una capienza del tutto insufficiente. Se il “Sistema
di Accoglienza” ha retto, è grazie alla rete del volontariato e dell’associazionismo
che ogni giorno è attiva e che in questi giorni ha raddoppiato i propri sforzi.
Come i lettori di queste pagine già sapranno, sono un
volontario della Comunità di Sant’Egidio e nello specifico ogni Martedì sera mi
reco alla Stazione Tiburtina, dove insieme ad altri volontari portiamo cena,
bibite e coperte. Come ho scritto altre volte, se è importante consegnare il
panino, lo è ancor di più fermarsi a guardare negli occhi la persona a cui lo
consegni. La distribuzione è un momento di amicizia e condivisione, è uno dei
rari momenti in cui gli “invisibili” si mostrano visibili coi loro sentimenti.
Potrei fare mille esempi, cito solo Paul, nome di fantasia,
che ogni Martedì aspetta la sua “volontaria preferita”, Maria Rosaria, la “luce
dei suoi occhi”. Tra una battuta sul tempo, una sulle sconfitte della Roma, una
sul Festival di Sanremo, la serata scorre più veloce.
Per farla breve, la Comunità di Sant’Egidio
in questa settimana di grande gelo ha mobilitato tutte le proprie forze, ed una
enorme mano è arrivata stasera dagli studenti universitari della Cattolica (per
i romani, quelli del Gemelli per capirci). Ho accompagnato, in quanto “padrone
di casa”, circa 20 studenti (quasi tutti fuorisede, Roma è una Città che
insegna ad essere solidali) i quali non solo per venire hanno sfidato il freddo
ed i trasporti paralizzati (per la verità, anche nei giorni senza neve non è che i trasporti a Roma siano il massimo, cara
Virginia), ma avevano anche nei giorni precedenti raccolto sciarpe, guanti e
coperte da distribuire a chi vive per strada.
Da segnalare che alla distribuzione hanno partecipato alcuni
ospiti della Villetta della Misericordia, una struttura di accoglienza notturna
gestita in collaborazione dal Gemelli e da Sant’Egidio. Come spesso accade a
Sant’Egidio, chi aiuta si confonde con chi è aiutato, non è facile distinguere
il volontario dal beneficiario del suo aiuto.
In pochi minuti abbiamo distribuito coperte, maglioni,
versato thè caldo, alcuni sono andati sotto i cavalcavia più oscuri per
raggiungere davvero tutti. La strada poi è ricca di sorprese, oltre a noi c’erano
ben due associazioni a distribuire la cena stasera, una che viene tutti i
lunedì, una “improvvisata”. Ecco, per concludere questa breve riflessione
notturna, a Roma esiste una bella e diffusa rete del volontariato (cresciuta in
questi anni anche grazie all’esempio di Papa Francesco), un tessuto spesso ma
allo stesso tempo inclusivo, capace di accogliere le richieste dei tanti magari
non “volontari abituali” che però desiderano compiere del bene durante questi “grandi
eventi”.
Il mio auspicio è che, passata la tempesta, possa permanere
attivo nella cittadinanza questo clima di “Solidarietà Permanente”, capace di
portare aiuto a chi soffre, ed allo stesso tempo di allargare il cuore a chi
dona il proprio tempo. Son convinto che tutti noi che eravamo stasera alla
Stazione Tiburtina siamo tornati a casa stanchi ed infreddoliti, ma felici ed
appagati per aver fatto qualcosa di buono.
Mario Scelzo
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