No alle promesse elettorali, Sì alle Buone Notizie
Le cronache dei telegiornali sono in questi giorni occupate
dalle mille mirabolanti promesse elettorali. Dal 5 Marzo non pagheremo più
alcuna tassa, non esisteranno criminalità e disoccupazione, vivremo tutti fino
a 120 anni con un reddito minimo garantito di 5.000 euro al mese.
Come capite bene, sto usando l’arma della ironia per
sottolineare come questa sia una campagna elettorale ripetitiva, noiosa e
scadente, che allo stesso tempo monopolizza lo spazio mediatico. Eppure,
nascoste negli angoli, relegate in qualche trafiletto, si incontrano delle
Buone Notizie, fari di luce nella nebbia che ci aiutano ad avere speranza nel
futuro. Ne ho scelte tre, che propongo ai miei lettori, le considero come una
“oasi detox” dalle tossine della campagna elettorale.
La prima notizia ci arriva da un post di Facebook, poi
rilanciato da molte testate nazionali. Leggiamo quanto scrive Elisa Coltro
parlando di sua nonna:
Questa è la mia nonna
Irma ❤️, una giovanotta di 93 anni, che
stanotte è partita per il Kenya. Non in villaggio turistico servita e riverita,
ma per andare in un villaggio di bambini, in un orfanotrofio. Ve la mostro
perché credo che tutti noi dovremmo conservare sempre un pizzico di incoscienza
per vivere e non per sopravvivere. Guardatela.. ma chi la ferma? Io la amo.
Nonna Irma vive a Noventana Vicentina. E' rimasta vedova a 26
anni, con tre figli e poi ha perso una figlia. "Mia nonna ha sempre amato
la vita e non si è mai fermata davanti a niente. Ha dedicato la sua esistenza
alla famiglia e ad aiutare chi le stava vicino - racconta Elisa - Per me è
sempre stata un esempio". C’è una coppia vicentina, sono marito e moglie-
racconta Elisa -, da anni vanno in Kenya un mese all'anno. Lei si occupa dei
bambini e lui fa piccoli lavoretti di manutenzione in un orfanotrofio fondato
da un missionario vicentino, giovane come mia nonna. Da quando mia nonna li ha
conosciuti li aiuta come può, ma quest'anno ha deciso che non bastavano delle
offerte, voleva rendersi utile e ha detto a mia madre: 'Andiamo in Kenya. Anzi,
io vado, se mi accompagni sono contenta'. Alla fine sono partite tutte e due:
la figlia ha accompagnato la madre. Sono incredibili. E rimarranno lì tre
settimane".
Restiamo in tema di persone anziane nel fisico ma giovani nel
cuore e nello spirito, per parlare di colui che è stato ribattezzato “Nonno
Erasmus”. Parliamo dello spagnolo Miguel Castillo, a oltre 80 anni studente di
Storia e Geografia dell’Università di Valencia. Notaio in pensione, con tre
figlie e sei nipotini, Castillo ha raccontato all’Arena di Verona di avere
deciso di riprendere gli studi universitari dopo un infarto che lo ha colpito a
75 anni, e lo ha lasciato con 4 by-pass.
«Mi sono detto: devo fare qualcosa, non posso restare fermo».
Così il nonno di Valencia si è iscritto alla facoltà di Storia e Geografia. E
dopo tre anni gli è stato proposto un periodo di studio Erasmus in un altro
Paese europeo. Ha scelto Verona in ricordo di una visita 42 anni fa per
ascoltare con la sua prima moglie all’Arena la divina Maria Callas. Miguel invita
tutti gli anziani a fare come lui: «non chiudetevi in casa, apritevi al mondo,
perchè possiamo dare molto alla società, e ricevere ancora molto».
Due storie che ci dicono che non è mai troppo tardi per
rendersi utili, per sentirsi vivi, per realizzare i propri sogni. Se a volte ci
sentiamo stanchi, tristi, sfiduciati, pensiamo ad Elisa e Miguel e rimbocchiamoci
le maniche!
La terza storia la possiamo leggere su Vatican Insider a
firma di Cristina Ugoccioni e ci porta in Albania. La giornalista ci racconta
le storie quotidiane di convivenza nei centri educativi di Burrel e Suc, gestiti
da suore cattoliche con il supporto e la collaborazione delle amministrazioni
locali musulmane. L’Occidente è sempre più spaventato dalla “Invasione Islamica”,
sempre più persone identificano in toto l’Islam come una religione violenta
(ovviamente esistono i musulmani terroristi ma non tutti i musulmani sono
terroristi), eppure esistono paesi come l’Albania che sono un modello di
convivenza pacifica tra le religioni.
«La qualità dei rapporti tra cristiani e musulmani, qui, è
esemplare. Si vive bene insieme: la fede non è motivo di divisione e i
cristiani, che rappresentano una minoranza esigua, non patiscono né
emarginazione né alcuna forma di discriminazione». Così inizia il suo racconto
suor Chiara Pietta: 54 anni, appartenente alla Congregazione delle Suore
Maestre di Santa Dorotea, da 12 anni vive insieme a quattro consorelle nel
nord-est dell’Albania. Attualmente risiede a Suç, piccolo villaggio di 2.000 persone
situato a pochi chilometri da Burrel, cittadina di 12.000 abitanti. In questo
territorio, la popolazione – in larga parte afflitta dalla povertà – è di fede
islamica (95%): i cristiani – poche decine di famiglie – sono quasi tutti
cattolici.
Quando nel 2006 arrivarono in Albania, a Burrel, suor Chiara
e le sue consorelle cominciarono a visitare le famiglie della città, mosse dal
desiderio di prendersi cura di quanti erano maggiormente nel bisogno. «I
bambini delle famiglie più indigenti o più provate dalle difficoltà della vita
ci parvero subito particolarmente vulnerabili e bisognosi di aiuto», racconta
la religiosa: «Decidemmo quindi di impegnarci per sostenerli negli studi
offrendo un percorso che coniugasse istruzione ed educazione all’umano». Le
suore affittarono una piccola sala per aprire un Centro diurno nel quale
assicurare un servizio di doposcuola e una mensa ai bambini cristiani e
musulmani. Allestirono inoltre un laboratorio di sartoria per insegnare un
mestiere alle donne che vivevano in precarie condizioni economiche.
Due anni fa, proprio mentre le suore stavano cercando un
locale più ampio, il sindaco musulmano, colpito dalla qualità del servizio da
loro garantito, ha proposto una collaborazione e ha offerto una grande sala,
all’interno di una scuola statale, quale sede del Centro. «Abbiamo accettato.
Siamo liete che il Comune abbia voluto sostenere la nostra iniziativa educativa
e soddisfatte della cooperazione avviata con i membri del consiglio comunale
(tutti di fede islamica). Sappiamo di avere la loro stima e la loro fiducia:
sono venuti diverse volte e trovarci e hanno compreso quanto ci stia a cuore la
formazione delle giovani generazioni», dice suor Chiara.
Alle attività del centro partecipano bambini sia cristiani
che musulmani, le maestre ed i cuochi sono di differenti religioni, la
collaborazione tra il Comune e la Congregazione delle Suore Maestre di Santa
Dorotea è continua e proficua per entrambe le parti.
Tre piccole storie, tre schiaffi alla “dittatura del
pessimismo” che respiriamo ogni giorno, tre esempi concreti di un mondo
migliore.
Mario Scelzo
Commenti
Posta un commento