Intervista a Gavino Pala, autore del libro "Mi volevano morto".
Ho intervistato Gavino Pala, producer presso Tv2000 (la Tv della Conferenza Episcopale Italiana) ed attento osservatore della realtà vaticana. Pala ha da poco pubblicato con le edizioni San Paolo il suo ultimo libro: "Mi volevano morto" (Papa Francesco alle prese con i suoi detrattori). Senza aggiungere altro, vi lascio alla lettura dell'intervista.
Lei parla di Bergoglio
come di un Pontefice amato dalla gente ed osteggiato dalla curia. A suo parere
è una "novità" rispetto agli ultimi pontificati?
Già nelle Congregazioni generali che hanno anticipato il Conclave che ha poi eletto papa Francesco i cardinali arrivati a Roma si erano accorti, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, che qualcosa nella Curia romana non andava. E lo stesso pontefice, durante i tradizionali auguri natalizi alla Curia non ha risparmiato critiche, arrivando ad elencare delle vere e proprie malattie della Curia romana. Dall’altra parte non sono mancati esponenti della Curia, anche in ruoli importanti, che non hanno lesionato critiche al pontefice e al suo approccio pastorale. Se volessimo prendere in prestito la terminologia della politica i “conservatori” sembrano trovarsi all’opposizione e non sanno come gestire questo nuovo ruolo.
Credo che vada fatta una premessa: credo, almeno per
me, i fedeli non amano vedere questi “giochi di palazzo”. Sicuramente le parole
di padre Georg non fanno bene alla Chiesa anzi cercano ancora una volta di
mettere a confronto papa Francesco con il suo predecessore. Le parole di padre
Georg hanno poi lasciato dubbiosi anche altri critici dello stesso Bergoglio.
La sensazione però è che, almeno da parte di alcuni “conservatori” ogni parola
e ogni gesto del papa venga analizzato nei minimi particolari per poi
criticarlo
Tradizione e progresso, il Papa è sotto
attacco -sintetizzo per titoli- da destra (gli ambienti americani) e da
sinistra (chiesa tedesca). Sì riuscirà ad evitare uno scisma?
Il pericolo di uno scisma purtroppo sembra presente nella Chiesa. Lo stesso pontefice ne ha parlato pochi anni fa proprio a proposito della Chiesa negli Stati Uniti. Io credo che Bergoglio lavori incessantemente per evitare questo ma senza mai mettere in discussione la priorità del suo Pontificato. È un papa che apre dei processi che poi portano ad una decisione. Pensiamo solo alla riforma della Curia romana, un lavoro durato anni e accompagnato dal sostegno del Consiglio dei cardinali, 9 cardinali che rappresentano la Chiesa universale.
In passato non sono mancate critiche
all'operato dei Pontefici, ma erano sempre sfumate e rispettose. Oggi, e questo
emerge chiaramente leggendo il suo testo, chiunque si sente autorizzato a
criticare il Santo Padre. Come se lo spiega?
Diciamo che la cosa che è cambiata in particolare sono
i social. Prima per arrivare a criticare un papa dovevi avere almeno la
possibilità di pubblicare su un giornale, oggi chiunque, magari dietro
l’anonimato un account, si sente autorizzato a dire la propria.
Secondo lei i "nemici del Papa"
(mi scuso per la semplificazione) si stanno organizzando per il prossimo
conclave?
Certamente. Non vogliono ritrovarsi a commettere
l’errore che pensano di aver fatto con Bergoglio. Negli Stati Uniti hanno
redatto un report con il profilo di tutti i cardinali. Lo stesso Francesco ha
denunciato di riunioni su questo mentre era ricoverato al Gemelli.
Bergoglio più volte ha duramente
condannato il chiacchiericcio, le maldicenze, il parlar male ma senza esporsi.
Ad alcuni osservatori questi attacchi del Papa sembrano eccessivi, lei cosa ne
pensa?
Purtroppo penso che sia un problema reale, nella
Chiesa e nella società. Il papa ha sempre detto che lui è il primo che può
essere criticato, ma se queste critiche sono costruttive, cosa diversa invece è
il chiacchiericcio, il parlare male fine a sé stesso.
Lei spesso racconta, mi riferisco agli
attacchi provenienti dalla Chiesa Americana, di un network, di un insieme di
giornali e siti che si sostengono in questa battaglia. Lei ci vede un
disegno... superiore, una strategia non solo ecclesiale ma anche geopolitica?
Certamente c’è continuità tra alcuni settori della
Chiesa nord americana e il partito Repubblicano. Abbiamo visto come, per
esempio, il rapporto tra Bergoglio e Trump fosse a dir poco gelido. Pensiamo al
tema dell’immigrazione, con l’allora presidente USA che alzava i muri con il
Messico e il pontefice che invece chiede di accogliere, sembrano due visioni
inconciliabili.
Dopo la morte di Benedetto XVI si è
tornati a parlare di dimissioni di Francesco. Lei crede a questa possibilità?
Mario Scelzo
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