Intervista a Paolo Ciani

A pochi giorni dal voto per le elezioni regionali del Lazio e della Lombardia, ho intervistato Paolo Ciani, Segretario di Demos (Democrazia Solidale) e Deputato eletto nelle liste del Partito Democratico alle ultime elezioni politiche, uno dei pochi candidati della coalizione ad aver vinto la sfida nel proprio collegio elettorale.



Alle ultime elezioni ha votato il 64% degli aventi diritto, di fatto 1 italiano su 3 non ha partecipato al voto. Perché dovrebbero votare secondo lei, e perché scegliere Demos?

È stata una brutta notizia svegliarsi il giorno dopo le elezioni con il centro destra vincente e l'astensionismo come primo partito. Il mancato esercizio del voto è una sconfitta della democrazia. Tante persone si sono allontanate dalla politica perché non si sentono più rappresentate e hanno smesso di votare ed è per questo abbiamo deciso di creare Demos. Un partito nuovo che è nato dall'esigenza di dare voce alle persone, ai loro bisogni, specialmente della popolazione più in difficoltà perché siamo convinti che costruire, dal basso, una società a misura di fragili sia costruire una società migliore per tutti. Per questo Demos ha l'ambizione di essere oggi un'alternativa agli altri partiti e un'offerta nuova a chi cerca una proposta con alte idealità, la concretezza di conosce i problemi. Un'altra strada c'è bisogna avere il coraggio di percorrerla.

Sì avvicinano le elezioni nel Lazio, lei è stato a lungo consigliere regionale. C'è qualche risultato che vuole rivendicare? Cosa le hanno lasciato questi anni?

Essere un amministratore locale è stata una grande responsabilità e un grande onore. Rappresentare tutti i cittadini che si sono rivolti a me con proposte e idee è stato impegnativo e gratificante. Cinque anni sembrano tanti ma in verità non sono poi molti, per i grandi risultati serve tempo e dedizione, peraltro questa consiliatura è stata segnata dalla drammatica pandemia da covid 19. Ad ogni modo per i temi che ci stanno più a cuore ci siamo dati molto da fare, mi riferisco all'introduzione della figura dell'infermiere di famiglia e di comunità, al riconoscimento dei caregiver familiari, alle convivenze solidali, ai fondi per i malati sla, all'osservatorio per le persone scomparse, all'approvazione del piano sociale regionale, al monitoraggio attivo degli anziani ultraottantenni e la grande attenzione al mondo delle carceri. In più da presidente della commissione speciale covid 19 sicuramente un particolare impegno in questo ambito, tanto più che il Lazio è stato riconosciuto come modello da seguire in tutta Italia come gestione della pandemia. Tanto è stato fatto e tanto possiamo ancora fare e tanto farò in questa nuova veste da deputato grazie anche all'esperienza maturata in regione.

Lei siede in Parlamento tra le fila del Pd, un partito che in questo momento fatica a trovare una identità. Come vede il dibattito congressuale? Come... immagina il futuro del centrosinistra?

Non entro, per rispetto, nel dibattito congressuale. Sicuramente immagino il futuro centro sinistra plurale e capace di parlare a ampie parti della società anche differenziandosi al suo interno, motivo per cui come Demos abbiamo preso una posizione da alleati ma autonomi.

Restando in Aula, ha fatto discutere la sua scelta (unico nel gruppo se non sbaglio) di votare No all'invio di armi in Ucraina. Vuole motivare meglio questa sua scelta?

Non sbaglia. Quello che posso dire è che ho visto il Governo chiedere carta bianca per poter inviare armi fino a dicembre 2023 (senza ulteriori passaggi parlamentari) che però si è dimenticato di prorogare la protezione temporanea per i rifugiati ucraini, l'esenzione al ticket sanitario (lasciando persone malate o peggio con ferite da guerra a doversi pagare le cure da soli), il termine per i contratti dei lavoratori interinali che si sono occupati in questo tempo di gestire le pratiche di asilo. Si parla di armi e di guerra come di un fatto normale, si prova a normalizzarle: ma armi e guerra non sono normali, sono morte e distruzione. Dobbiamo sostenere e aiutare l’Ucraina e gli ucraini, ma oltre alle armi già inviate non ho visto alcuno sforzo per arrivare ad un cessate il fuoco (magari interloquendo e coinvolgendo altre potenze). Occorre uno sforzo maggiore di diplomazia, forse non è stato fatto abbastanza e questa strada ha lasciato troppo presto lo spazio alla sola violenza della guerra, con le conseguenze che tutti vediamo. Peraltro non dobbiamo dimenticare che la Russia è una potenza nucleare.

Recentemente in Aula ha parlato di carcere. Che ne pensa del dibattito di questi giorni su vicenda Cospito?

La mafia e la criminalità organizzata sono sicuramente un grande problema, ma questa vicenda rappresenta qualcosa di grave. Ho fatto per 15 anni il volontario nelle carceri e solo in questi ultimi mesi ho visitato 5 istituti penitenziari e mai ho pensato che andare ad incontrare le persone carcerate potesse voler dire una qualche connessione, vicinanza, sostegno e tanto meno incoraggiamento alla loro condotta (anche qualche politico ho incontrato in questi anni!). Per questo in merito a quello che è stato detto ai colleghi che hanno visitato, giustamente, una persona in carcere in sciopero della fame che sta rischiando la vita, sia qualcosa di molto grave. Ritengo che accanirsi e dileggiare una persona in quello stato sia di cattivo gusto perché la dignità e il valore della vita umana, di tutti, anche delle persone più lontane da noi, vengono prima di ogni posizione o propaganda. Peraltro appare anche grave il fatto che siano state rivelate conversazioni di persone sottoposte al 41bis, il cui spirito principale è quello di “isolare” i detenuti dalla società.

Faccia un appello finale al voto in regione

Andare a votare è un grande esercizio di democrazia e partecipazione. È importante non lasciare decidere gli altri al nostro posto. In questi anni da consigliere regionale ho capito l’importanza di essere presenti nelle istituzioni perché la differenza si fa mettendo le persone giuste nei ruoli decisivi. Dunque vi invito tutti a sostenere Demos e inoltre, poiché queste elezioni arrivano in un tempo particolare, un tempo di guerra, ho lanciato la proposta "trasversale" di un voto che mandi anche un segnale di pace: andare a votare alle ore 11 per richiamare l'art. 11 della Costituzione in cui è esplicito il riferimento al ripudio della guerra da parte dell’Italia.

Mario Scelzo

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