Primarie Pd, io sto con Elly

Domenica prossima 26 febbraio si svolgeranno le Primarie per eleggere il nuovo segretario del Partito Democratico. Dopo le votazioni nei circoli, a cui hanno preso parte anche Gianni Cuperlo e Paola De Micheli, la gara si è ristretta a due concorrenti: Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, attualmente rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Regione Emilia-Romagna.

Personalmente, prima di tutto mi recherò ai seggi e già questa è una decisione che ho preso dopo lunga riflessione, la seconda scelta che ho fatto è quella di sostenere Elly Schlein e, se vi interessa, vi motiverò con queste righe la mia scelta. 




Mi… presento. Ho 42 anni, mi definisco un elettore di centrosinistra, per qualche anno ho anche avuto in tasca la tessera del Partito Democratico, poi, come tanti, sono rimasto deluso da alcune scelte e la tessera non l’ho rinnovata. Non ho neanche sempre votato Pd, ma sono sempre rimasto diciamo nel perimetro delle coalizioni di centrosinistra. Ritengo, sinteticamente, che al netto di tutti i limiti e le problematiche emerse negli anni, una qualsiasi coalizione di governo di centrosinistra (ma anche la guida di un grande Comune o di una Regione) non possa fare a meno del Partito Democratico, che negli anni è sempre stato l’elemento guida del centrosinistra.

Ora, sappiamo tutti come sono andate le ultime elezioni, con la netta vittoria della Meloni e col Partito Democratico al 19%, guida di una coalizione che ha raggiunto in totale il 26%, grossomodo gli stessi voti presi solo come partito da Fratelli d’Italia. Utile ricordare, senza andare troppo indietro negli anni, che nella scorsa legislatura il Pd ha governato insieme al Movimento 5 Stelle ed Italia Viva nel Governo Conte 2 e nel Governo Draghi, governo poi caduto, non solo ma anche, per le rivendicazioni appunto del Movimento, che si sentiva scarsamente considerato dal Premier.

Ricorderete, la campagna elettorale, gestita a mio parere malissimo da Enrico Letta, che dopo aver deciso (e posso anche capirlo sull’onda emotiva della fine del governo Draghi) di chiudere l’esperienza del Campo Largo coi 5stelle, ha inseguito, e va detto aveva anche trovato una alleanza con Azione, la nuova forza centrista di Renzi e Calenda. Il leader di Azione però, dopo aver sottoscritto un accordo, se lo è pubblicamente rimangiato, ed il Pd ha corso alleato con +Europa, l’Alleanza Verdi e Sinistra ed il partito di Di Maio.

Ora, io ritengo Enrico Letta una persona perbene, sensibile, colta, ma questo non mi impedisce di dire che sia poco carismatico, per nulla comunicativo ed empatico, e che abbia commesso gravi errori sia in campagna elettorale sia successivamente al voto. Sulla campagna elettorale, dico solo che non puoi proporti come continuatore dell’Agenda Draghi e contestualmente allearti con la sinistra di Fratoianni, che quella Agenda, legittimamente, contesta. Post-elezioni poi, trovo gravissimo ed inconcepibile il ritardo nel dare le dimissioni. Tra le politiche e le primarie, 5 mesi in cui il Pd è stato sotto attacco da tutti, senza una guida e senza una linea. Penso molto semplicemente che le elezioni regionali in Lazio e Lombardia siano state perse, e male, principalmente per questo motivo.

Veniamo all’attualità. Sintetizzando, Bonaccini rappresenta maggiormente il partito radicato nelle Istituzioni, capace di amministrare e di stringere accordi, pragmatico, ma…mi perdonerete la semplificazione, più moderato e rivolto al centro. La Schlein rappresenta l’area più barricadera, anticonformista, meno legata alle esperienze dei governi tecnici, più…sempre semplificando, “di sinistra” e magari con un occhio benevolo verso i 5stelle. Devo dire che personalmente già questo mi basterebbe per votarla, dopo averlo sostenuto per lungo tempo, nutro dal 2016 un totale disprezzo politico nei confronti di Matteo Renzi e credo che il futuro del centrosinistra debba essere senza di lui. Inutile ripercorrere le tante scelte di rottura portate avanti dall’amico degli emiri sauditi.

C’è però un altro fattore, per me quello rilevante. La Schlein, quando parla, ci mette verve ed entustiasmo. La Schlein non si vergogna di usare termini come redistribuzione del capitale, tutela dei lavoratori, ecologia, diritti sociali. La Schlein usa un vocabolario di sinistra, dopo anni in cui il Pd ha pian piano rinnegato la propria “origine” di sinistra. Con la Schlein mi sentirei tutelato che il Pd non parteciperebbe a governi tecnici o di salvezza nazionale, governi che a mio parere hanno contribuito ad annullare l’identità del partito.

Nel 2013 Bersani prese 8 milioni e 600 mila voti, nel 2022 Letta ne ha presi 5 milioni e 200 mila. Io onestamente non credo sia un problema solo di alleanze, ma c’è proprio un senso di smarrimento dell’elettore di centrosinistra. Tra Jobs Act e sostegno ad agende autorevoli ma liberiste come quella di Draghi, l’operaio che in passato votava sinistra oggi o vota Meloni o al massimo non va a votare.

Ritengo Elly Schlein ed il suo vocabolario orgogliosamente di sinistra l’ultima spiaggia per un partito più popolare e meno ingrigito, più dinamico e meno imbrigliato dalle correnti, più vicino alle agende dei poveri che a quelle dei banchieri. Io non credo che le prossime elezioni si vinceranno al centro, ma si vinceranno se si riuscirà a riportare al voto i milioni di astenuti, i tanti delusi di sinistra che oggi non hanno un riferimento, voterò la Schlein nella speranza che possa diventarlo.

 

Mario Scelzo

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