Meloni, Draghi: la strana coppia
Giorgia Meloni Presidente del Consiglio, Mario Draghi Presidente della Repubblica, questo lo scenario che prevedo da qui alla primavera del 2023. (Chiarisco subito, non è lo scenario per cui faccio il tifo).
Il 25 settembre si vota, non mi immagino grandi sorprese rispetto a quanto
prevedono i sondaggi. Punto più, punto meno, il centrodestra, anche "per
merito" di una pessima legge elettorale, otterrà una larga maggiorana
parlamentare. Ora, per quanto i rapporti nel centrodestra siano tutt'altro che
sereni, la presa del potere è un cemento resistente alle divisioni. Ci sarà
qualche lite, qualche minaccia, qualche veto, ma tutto lascia presagire che
Mattarella darà l'incarico di Premier alla leader del partito più votato,
quindi a Giorgia Meloni.
Ora, la ragazza è sveglia, ed ha capito che può anche stravincere, ma che senza
l'appoggio, o quantomeno una "neutralità" di Bruxelles e Washington,
il suo mandato non durerebbe a lungo. Non a caso, da qualche mese la Meloni ha
ammorbidito alcune posizioni, ha parlato di dialogo con le opposizioni, si è
dimostrata a volte più draghiana di alcuni dei componenti del Governo Draghi.
Poi, i voti bisogna pur prenderli, per questo Giorgia dosa le sue uscite, un
colpo al cerchio (il sostegno ad Orban e Vox) ed uno alla botte (appunto,
alcune dichiarazioni più rassicuranti verso l'Europa, nonchè l'aver
pubblicamente rinnegato le origini fasciste).
La Destra italiana ha consegnato ormai da decenni il fascismo alla storia,
condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi
anti-ebraiche", queste le parole di Giorgia Meloni in un messaggio video
inviato alla stampa estera.
Eppure a Bruxelles ed a Washington c'è paura, sia per le simpatie orbaniane,
sia per la presenza di Salvini nel governo e dei suoi legami con la Russia, sia
per la scarsa esperienza politica della leader di Fratelli d'Italia, che
dovrebbe guidare il governo in un contesto internazionale complesso e nel pieno
di una crisi energetica. C'è poi il tema del PNNR, riuscirà da sola Giorgia,
che insomma lei stessa sa di non avere attorno a sè una squadra all'altezza, a
gestire l'enorme flusso di denaro in arrivo in Italia?
Alla Meloni serve un garante, e quale garanzia migliore per le cancellerie
internazionali e per i mercati della presenza di Mario Draghi nelle
istituzioni? Ora, il Presidente Mattarella è in carica (e menomale!), ma era
nota la sua volontà di farsi da parte. Non mi stupirei se, fatto partire il
Governo ed approvata la legge finanziaria, il buon Sergio decidesse, dopo anni
indubbiamente complessi, di farsi da parte e dedicarsi alla vita da studioso,
da intellettuale, da nonno, insomma di essere libero di decidere come spendere
il suo tempo.
A quel punto, cosa impedirebbe a Mario Draghi di diventare Presidente della
Repubblica? Stimato dai partiti, dai mercati, dal Vaticano, dai "Poteri
Forti" per usare una brutta parola ma efficace, ma anche benvoluto dalla
gente comune, dal ceto medio, dagli imprenditori? Quale migliore scudo per la
Meloni, che si sentirebbe "rassicurata" sul fronte internazionale?
Le mie previsioni sono giuste? Ne riparliamo nel 2023.
Mario Scelzo
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