James Pallotta contro i tifosi violenti

In questi giorni stiamo assistendo ad un vero e proprio scontro tra il presidente della AS Roma, James Pallotta, ed alcuni esponenti del tifo organizzato nella capitale. Non sono un sostenitore della Roma e, vivendo a Roma, ho seguito con disgusto alcune manifestazioni legate al tifo organizzato della Roma. Roma è una città particolare per quanto riguarda il tifo, una città sostanzialmente divisa da una profonda rivalità tra le due squadre principali, spesso fomentata da decine e decide di radio private che riescono per diverse ore al giorno a parlare di calcio. Una città spesso ostaggio dei tifosi, con scontri tra le diverse tifoserie e tra le tifoserie e la polizia.

La polemica di questi giorni poi è legata ad un evento assurdo di quasi due anni fa, quando a Roma (città che ospita la finale della Coppa Italia) si doveva giocare la partita tra Napoli e Fiorentina. In quell’occasione un gruppo di “tifosi” della Roma (e ricordiamo che la squadra non aveva nessun interesse nella partita) si sono scontrati con alcuni supporters del Napoli che stavano arrivando in città per assistere alla partita. In quell’occasione ha perso la vita Ciro Esposito, un tifoso del Napoli ferito mortalmente durante gli scontri (morto dopo 53 giorni di agonia). La magistratura ha recentemente chiesto l’accusa per Daniele De Santis di omicidio volontario.

Nell’ultima partita giocata all’Olimpico (proprio contro il Napoli) alcuni tifosi della Roma hanno esposto uno striscione contro la madre di Ciro Esposito. La procura federale ha condannato la Roma a per quello striscione a giocare una partita di campionato (che sarà domenica prossima contro l’Atalanta) con la curva chiusa.


Fino a qui purtroppo normale amministrazione con l’ennesimo caso di violenza nei nostri stadi. La vera novità è la forte presa di posizione del presidente della Roma contro quella frangia del tifo romano. Prima ha deciso di non ricorrere contro la decisione della giustizia sportiva quasi a sottolineare che quella condanna era accettata dalla società e poi aveva chiamato fottuti idioti quei tifosi responsabili dello striscione contro la madre di Ciro Esposito. Quello che chiede il presidente della Roma è un cambio di cultura nel tifo sottolineando, lo ha fatto nei giorni scorsi in una chat sull’account twitter della società, che il tifoso non è ne violento ne razzista. 

Una presa di distanza forte, una presa di distanza che ha pochissimi precedenti nel calcio dove spesso le squadre sono state ostaggio della parte più becera del tifo organizzato (in quel famoso Napoli-Fiorentina non scorderemo i giocatori del Napoli a colloquio con Genny 'a carogna). Dispiace solo non vedere il commento di altri presidenti di calcio al fianco di Pallotta. La speranza è che questa battaglia di civiltà possa essere condivisa da tutte le squadre di calcio e che certe persone vengano isolate dai tifosi stessi.

Gavino Pala

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