La pace è il futuro
La
pace è il futuro? Il mondo è in guerra. Una “Terza guerra mondiale, solo che si
combatte a pezzetti, a capitoli” come ha ricordato Papa Francesco tornando dal
suo viaggio in Corea del Sud a metà agosto. Le orribili decapitazioni dell’Isis
in medio oriente, la preoccupante crisi ucraina al centro dell’Europa sono solo
due dei tanti esempi che si potrebbero fare. Ma la pace e il dialogo sono il
futuro?
In
questi giorni ad Anversa, in Belgio, si riuniscono 350 leader religiosi di
tutto il mondo, convocati dalla Comunità di Sant’Egidio nell’annuale meeting “Uomini
e Religioni” che la Comunità ha promosso all’indomani dello storico incontro
voluto da papa Giovanni Paolo II ad Assisi nell’86.
In
questi anni la Comunità di Sant’Egidio, come in un lungo pellegrinaggio, ha
toccato tante città e paesi, incontrando e facendo incontrare leader religiosi
e uomini di governo, dove il dialogo e l’incontro con l’altro non è mai stato
un momento ne scontato ne banale.
Ad
Anversa, ricordando il centesimo anno dallo scoppio della prima guerra
mondiale, nell’assemblea inaugurare si sono susseguite testimonianze e momenti
di riflessioni importanti.
Toccante
la testimonianza di Vian Dakheel, membro del Parlamento irakeno della comunità
yazida. Il dramma dei cristiani in medio oriente, oggi sempre più sotto attacco
dal fondamentalismo islamico e dalla violenza. “Ci sono 400 000 migranti Yazidi, di cui 300 000 nel Sinjar. Ci sono stati finora
circa 3000 morti: le vittime sono state
in parte uccise dall’Isis (l’Organizzazione dello Stato Islamico in Irak e nel
Levante), in parte sono morte di fame e sete nei primi giorni di fuga sulla
montagna del Sinjar. Circa 5000 persone sono state rapite. La maggior parte di
loro sono stati rapiti dall’ Isis in diverse zone del Sinjar. Centinaia di ragazze sono state
violentate e dozzine di ragazze sono state vendute nei mercati della città di
Mossul per 150$.” Numeri che testimoniano una realtà terribile. Alla fine del
suo intervento Vian Dakheel ha fatto un accorato appello alla comunità
internazionale chiedendo al Comitato per i Diritti dell’Uomo e al Consiglio di
sicurezza dell’ONU di avviare un’inchiesta sul massacro che ha coinvolto gli
Yazidi, di facilitare le procedure di asilo per i migranti Yazidi fuggiti nei paesi occidentali, di costituire
una protezione di truppe di pace per fermare la violenza contro le minoranze
nelle regioni in cui queste vivono, di fornire aiuti umanitari nelle zone del
Sinjar e di Ninive e, infine, di fare di tutto per liberare più di 5000 donne e
bambini Yazidi che sono stati rapiti dall’Isis e centinaia di ragazze che sono
state violentate.
“In
questi giorni in cui non pochi popoli nel mondo hanno bisogno di essere aiutati
a trovare la via della pace” scrive nel messaggio arrivato da Papa Francesco
per l’incontro “questo anniversario ci insegna che la guerra non è mai un mezzo
soddisfacente a riparare le ingiustizie e a raggiungere soluzioni bilanciate
alle discordie politiche e sociali. In definitiva ogni guerra, come affermò
Papa Benedetto XV nel 1917, è una “inutile strage”. La guerra trascina i popoli
in una spirale di violenza che poi si dimostra difficile da controllare;
demolisce ciò che generazioni hanno lavorato per costruire e prepara la strada
a ingiustizie e conflitti ancora peggiori.”
“È
giunto il tempo” prosegue papa Francesco “che i capi delle religioni cooperino
con efficacia all’opera di guarire le ferite, di risolvere i conflitti e di
cercare la pace. La pace è il segno sicuro dell’impegno per la causa di Dio. I
capi delle religioni sono chiamati ad essere uomini e donne di pace. Sono in
grado di promuovere una cultura dell’incontro e della pace, quando altre
opzioni falliscono o vacillano. Dobbiamo essere costruttori di pace e le nostre
comunità devono essere scuole di rispetto e di dialogo con quelle di altri
gruppi etnici o religiosi, luoghi in cui si impara a superare le tensioni, a
promuovere rapporti equi e pacifici tra i popoli e i gruppi sociali e a
costruire un futuro migliore per le generazioni a venire.”
Il
fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il professor Andrea Riccardi, nella
sua riflessione sottolinea come “Il dialogo tra le religioni, le culture, le
persone, è la risposta adeguata per vivere insieme in regioni e città, sempre
più complesse e composite etnicamente e religiosamente. E' una pratica
quotidiana, una cultura, che si fa proposta. Anche perché le guerre lasciano
sempre il mondo peggiore di come l'hanno inizialmente trovato. Guardate solo
agli ultimi due decenni: le guerre del mondo globale hanno lasciato un'eredità
avvelenata d'instabilità, distruzioni, mine, odi, popoli sradicati. Non lo dico
per convinzione pacifista, ma per chiara coscienza storica di quello che è
avvenuto. Il rifiuto della guerra non nasce da generico pacifismo, ma dalla
volontà di essere pacificatori, cioè affermare la via del dialogo.”
Quindi
la pace è il futuro e passa solo attraverso il dialogo e l’incontro. Da Anversa la speranza è che ci si
possa mettere in cammino verso la pace.
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