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Una gita al Santuario della Mentorella

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“Fin dall’inaugurazione del Concilio Vaticano II ho avuto la possibilità di soggiornare più volte a Roma, sia per i lavori conciliari sia per altri impegni affidatimi da Papa Paolo VI. In occasione di tali soggiorni, ho spesso visitato il santuario della Madonna della Mentorella. Questo luogo, nascosto tra i monti, mi ha affascinato in modo particolare. Da esso si può spaziare e ammirare la magnifica visione del paesaggio italiano. Vi sono stato anche qualche giorno prima dell’ultimo Conclave. E se oggi ho nuovamente desiderato di ritornarvi, è per varie ragioni, che ora esporrò. … Leggiamo nel Vangelo di San Luca che Maria, dopo l’annunciazione, si recò tra le montagne per visitare la sua parente Elisabetta. Arrivata ad Ain-Karin, mise tutta la sua anima nelle parole del cantico, che la Chiesa ricorda ogni giorno nei Vespri: “ Magnificat anima mea Dominum” (L’anima mia magnifica il Signore). Ho desiderato di venire qui, per cantare dietro le orme di Maria il “Magnificat”.

Giovanni Paolo Secondo, Il Papa

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Premessa, queste mie parole nascono come un post di Facebook, le ho scritte di getto senza dare troppo peso alla sintassi, leggetele per quello che sono.  Vi risparmio il mio commento storico/teologico sulla figura di Giovanni Paolo II, giornali e tv sono pieni di commenti di persone più autorevoli di me. Volevo solo ricordare Il Papa con gli occhi di un bambino. Ho scritto "Il Papa" perchè, per chi come me è nato del 1980 o comunque in quegli anni, Karol Wojtyla non è stato uno dei numerosi Pontefici di Santa Romana Chiesa, ma l'unico Papa, almeno fino al 2005. Sono nato con lui, cresciuto con lui, mi sono battezzato e laureato durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Ho visto, anche se del primo ho ricordi vaghi, Pertini, poi Cossiga, Ciampi, Napolitano, al governo si sono avvicendati Andreotti, Dini, Maccanico, Berlusconi e Prodi, Amato e D'Alema, ma il Papa era il sempre lui, questo signore, prima atletico poi col passare degli anni meno, vestito

Le incongruenze della Fase 2

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Il Covid-19 è presente in Italia da oltre 2 mesi. Non abbiamo alcuna idea di quanta gente sia stata colpita dal virus, dei test sierologici si parla da mesi ma nessuno li ha ancora visti. La App Immuni è ancora in fase di studio, non si sa se, come e quando verrà introdotta in circolazione. Si calcola che ogni giorno siano necessarie 7-8 milioni di mascherine, in Italia ne produciamo non più di 4. Abbiamo pochi reagenti, i tamponi si fanno solo dopo 10 giorni di influenza. Insomma, il Governo è in colpevole ritardo sotto tutti i punti di vista, e non sembra aver giovato alla situazione il moltiplicarsi di task-force, commissari, comitati, conferenze Stato-Regioni, assemblee di condominio più varie ed eventuali. Eppure ieri il Premier Conte ha annunciato solennemente, a partire dal 4 Maggio, l’inizio della cosiddetta Fase 2. Vorrei sottoporvi alcune considerazioni rispetto alle direttive emanate dal Governo, segnalando le varie incongruenze presenti nell’ultimo DPCM. Ovviame

Il Muro di Berlino, le Torri Gemelle ed il Coronavirus

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Chi, come me, è nato negli anni 80, ha assistito a due grandi mutamenti di scenario geopolitico: il crollo del Muro di Berlino nel 1989 e la caduta delle Torri Gemelle nel 2001. Contestualmente, noi della Generazione Y, abbiamo vissuto i cambiamenti apportati alle nostre vite dall’avvento di Internet. Non siamo nativi digitali come i millennials, ma fin dall’adolescenza ci siamo confrontati con le potenzialità ed i pericoli della rete. La fine della contrapposizione Usa/Urss ha in qualche modo determinato l’avvento della società capitalistica su scala mondiale ed ha aperto le porte alla globalizzazione, mentre il crollo delle Torri Gemelle ha creato un nuovo nemico, quello del terrorismo fondamentalista, più subdolo e meno facile da controllare. Faccio un esempio banalissimo, quando andavo al liceo, tra il 1994 ed il 1999, attraversavo tranquillamente Piazza San Pietro senza dover effettuare nessun controllo, oggi per entrare in piazza è necessario passare sotto i metal d

La Villetta della Misericordia, il contagio (positivo) della solidarietà

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Lascia o raddoppia? Chiedeva ai concorrenti Mike Buongiorno durante lo svolgimento del suo storico programma televisivo a quiz. Raddoppiamo!, hanno risposto ad una sola voce i volontari della Villetta della Misericordia, moltiplicando in questi giorni di emergenza il loro sforzo per essere vicini a chi vive per strada. Prima di parlarvi nel dettaglio della Villetta, una considerazione generale. Come è noto, siamo tutti invitati dal Governo a rimanere nelle nostre abitazioni, siamo autorizzati ad uscire solo per fare la spesa, andare al lavoro e per le necessità urgenti. Misure drastiche ma necessarie, che stanno iniziando a dare i primi frutti, anche se è ancora troppo presto per cantare vittoria, su questo non mi dilungo, siamo bombardati di notizie relative allo sviluppo del virus. Il problema è che in Italia ci sono almeno 50mila persone che una casa non ce l’hanno, parliamo delle persone “senza fissa dimora”. Come potete ben capire, se già in generale la loro co

Guida semiseria per la sopravvivenza

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La situazione la conosciamo tutti, inutile perdere tempo a descriverla. Come attrezzarsi per “resistere” e vivere questo tempo (si spera breve, ma si teme lungo) con maggiore serenità? Mi permetto di indicare alcuni consigli, facendo però la una doverosa premessa: non sono un medico, neanche un virologo o un personal trainer, quindi… non prendetemi troppo sul serio! ·         PREOCCUPIAMOCI PER I PIU’ DEBOLI. Siamo tutti preoccupati, è normale, la situazione è delicata e soprattutto non abbiamo precedenti a cui fare riferimento. Però, pensiamo a chi sta peggio di noi, a chi una casa non ce l’ha, a chi è invalido, a chi ha patologie permanenti. Se noi viviamo dei disagi, loro li vivono due volte, e tanto più in questi giorni hanno bisogno del nostro aiuto. Il virus inoltre ci ricorda che, ci piaccia o no, viviamo in un mondo interconnesso, e l’unica salvezza non è nell’isolamento ma nella condivisione. Il virus è “democratico”, non fa distinzioni di razza ed etnia, e ci ricor

Il gatto del colonnello

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Le (pessime) parole del Governatore del Veneto Luca Zaia sui cinesi che mangiano i topi, mi hanno fatto ricordare una storia che mi ha raccontato un caro amico, oggi scomparso. La propongo ai miei lettori, in un linguaggio informale. Il Gatto del Colonnello. "Mario, Danilo (altro volontario di Sant'Egidio che come me andava a trovare l'ultranovantenne Gaetano), non ho mai mangiato una carne così buona in tutta la mia vita!", ci raccontava spesso il nostro amico. Una vita avventurosa la sua, i genitori lasciano Messina dopo il terremoto del 1906 e si rifugiano in Egitto, qui Gaetano cresce tutto sommato in un contesto familiare agiato, con molti amici sia egiziani che italiani. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, gli italiani in Egitto, almeno io così ho capito, vengono arrestati e messi in campi di prigionia da parte degli inglesi, insomma il nostro Gaetano si ritrova prigioniero sotto una dominazione straniera. Prima di raccontarvi del gatto,