Il gatto del colonnello

Le (pessime) parole del Governatore del Veneto Luca Zaia sui cinesi che mangiano i topi, mi hanno fatto ricordare una storia che mi ha raccontato un caro amico, oggi scomparso. La propongo ai miei lettori, in un linguaggio informale.
Il Gatto del Colonnello. "Mario, Danilo (altro volontario di Sant'Egidio che come me andava a trovare l'ultranovantenne Gaetano), non ho mai mangiato una carne così buona in tutta la mia vita!", ci raccontava spesso il nostro amico. Una vita avventurosa la sua, i genitori lasciano Messina dopo il terremoto del 1906 e si rifugiano in Egitto, qui Gaetano cresce tutto sommato in un contesto familiare agiato, con molti amici sia egiziani che italiani.






Allo scoppio della seconda guerra mondiale, gli italiani in Egitto, almeno io così ho capito, vengono arrestati e messi in campi di prigionia da parte degli inglesi, insomma il nostro Gaetano si ritrova prigioniero sotto una dominazione straniera.
Prima di raccontarvi del gatto, vado avanti con la storia di Gaetano. Nel 1956 nel paese arriva la rivoluzione e prende il potere, sue parole, "quel fottuto arabo di Nasser", il quale sostanzialmente impone agli stranieri di lasciare il paese in meno di un mese, bloccando inoltre tutti i conti correnti. Gaetano ci racconta che durante quel mese va in giro in carrozza, mangia nei migliori ristoranti, regala soldi agli amici, insomma non vuole lasciare una lira a colui che gli ha negato la libertà.
Arriva quindi in Italia, sfollato, se ho ben capito rimane oltre 10 anni, in pessime condizioni igienico sanitarie, in un campo nei pressi di Frosinone, per l'Italia del boom economico la sua presenza era un peso, per poi, negli anni 70, vedersi assegnare una casa popolare presso Pietralata, periferia di Roma. Nelle sue parole, sempre il ricordo della bella vita che conduceva in Egitto.






Torniamo al gatto. "Mario, Danilo, il comandante aveva un gatto, bello, grande, non mangiava i topi, li schifava, noi facevamo la fame, il colonnello gli dava le scatolette ed il roast-beef. Io ed il mio amico chef, del miglior albergo del Cairo, decidiamo di rapirlo. Una sera, prendiamo una gatta in calore, lui arriva......e lo catturiamo.
Il colonnello apre subito le indagini, ordina una settimana di lavori forzati se non esce il gatto, noi lo sotterriamo in attesa di tempi migliori. Passata la settimana, il mio amico lo cucina, e, fottuto inglese, mai mangiato una carne così tenera e saporita!"
Negli ultimi anni della sua vita, quando Gaetano era triste e magari preoccupato per il futuro, per fargli tornare il sorriso bastava nominargli Il Gatto del Colonnello.

 Mario Scelzo


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