Una gita al Santuario della Mentorella


“Fin dall’inaugurazione del Concilio Vaticano II ho avuto la possibilità di soggiornare più volte a Roma, sia per i lavori conciliari sia per altri impegni affidatimi da Papa Paolo VI. In occasione di tali soggiorni, ho spesso visitato il santuario della Madonna della Mentorella. Questo luogo, nascosto tra i monti, mi ha affascinato in modo particolare. Da esso si può spaziare e ammirare la magnifica visione del paesaggio italiano. Vi sono stato anche qualche giorno prima dell’ultimo Conclave. E se oggi ho nuovamente desiderato di ritornarvi, è per varie ragioni, che ora esporrò. … Leggiamo nel Vangelo di San Luca che Maria, dopo l’annunciazione, si recò tra le montagne per visitare la sua parente Elisabetta. Arrivata ad Ain-Karin, mise tutta la sua anima nelle parole del cantico, che la Chiesa ricorda ogni giorno nei Vespri: “Magnificat anima mea Dominum” (L’anima mia magnifica il Signore). Ho desiderato di venire qui, per cantare dietro le orme di Maria il “Magnificat”.





Questo è un luogo in cui, in modo particolare, l’uomo si apre di fronte a Dio. Luogo dove – lontano da tutto, ma anche nello stesso tempo vicino alla natura – si parla confidenzialmente con Dio stesso. Si sente nell’intimo quella che è la chiamata personale dell’uomo. E l’uomo deve dar gloria a Dio Creatore e Redentore; deve, in qualche modo, diventare voce di tutto il creato per dire in suo nome: “Magnificat”. Deve annunziare le grandi opere di Dio e, nello stesso tempo, esprimere se stesso in questa sublime relazione con Dio, perché nel mondo visibile solo lui può farlo.








Questo luogo, durante i miei soggiorni a Roma, mi ha aiutato molto a pregare. E perciò  oggi ho desiderato venire qui. La preghiera, che in vari modi esprime il rapporto dell’uomo col Dio vivo, è anche il primo compito e quasi il primo annuncio del Papa, così come è la prima condizione del suo servizio nella Chiesa e nel mondo”.

Karol Wojtyla viene eletto successore di Pietro il 16 ottobre del 1978 e pronuncia queste parole il 29 ottobre dello stesso anno, presso il Santuario della Mentorella, in quella che è la sua prima uscita ufficiale dalla Città del Vaticano. Pochi giorni fa, ho decido di “seguire le sue orme” e di percorrere il sentiero, oggi a lui dedicato, che da Pisoniano conduce al Santuario. Prima di descrivere, a beneficio di qualche appassionato di trekking, le caratteristiche del percorso, vorrei dire due parole sul santuario e sul legame tra Giovanni Paolo II e la montagna.





Il Santuario della Mentorella ha una storia lunga, complicata e per lo più legata alla tradizione. Si dice fondato nientemeno che dall’imperatore Costantino sul luogo della conversione di Sant’Eustachio, che secoli prima incontrando un cervo con una croce fra le corna era stato colto dall’irrefrenabile voglia di convertirsi al cristianesimo. Nonostante non ci siano fonti certe (anzi, non ci siano proprio fonti), si dice inoltre che la confortevole grotta del complesso sacro abbia ospitato per un paio d’anni il giovane San Benedetto, prima che raggiungesse Subiaco. Poi sappiamo – stavolta per certo – che il Santuario venne retto dall’Abbazia di Subiaco fino all’abbandono del XIV secolo, e che venne ripristinato solo nel 1680 grazie alla straordinaria capacità di fund raising del gesuita Athanasius Kircher, tanto efficace da riuscire a coinvolgere l’imperatore Leopoldo I d’Austria nel recupero del luogo.
Oggi il Santuario della Mentorella è gestito dalla Congregazione della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo e offre ancora delle testimonianze storico artistiche di notevole valore.





Adesso, attraverso le parole di Alberto Maria Careggio, oggi Vescovo di Sanremo – Ventimiglia ma all’epoca curatore ed organizzatore delle vacanze del Santo Padre in Valle d’Aosta, vorrei sottolineare la “spiritualità della montagna” del Cardinale Wojtyla: “Infaticabile camminatore. Pronto a cogliere le bellezze della natura in ogni loro sfumatura, dal fascino di un ghiacciaio al rumore di un ruscello fino al profumo dei prati. Con lo sguardo proteso verso l’alto e la mente immersa nella contemplazione del Mistero che si manifesta nella realtà. Chi camminava con lui faceva esperienza concreta di quanto la montagna sia maestra di vita. Partenza di buon mattino, silenzio assoluto per almeno mezz’ora, dedicato alla preghiera e alla meditazione, col Papa che sgranava la corona del rosario tra le mani. E poi su, sempre più su, senza soste, fino alla meta: un rifugio, una cima, un punto panoramico. Quando s’incontrava qualcosa di affascinante non usava espressioni banali (’che bello…’): ti fissava negli occhi con quel suo sguardo profondo e luminoso, poi ti invitava a guardare insieme a lui. Camminando al suo fianco c’era sempre molto da imparare: era un maestro della montagna”.

Davvero significative alcune frasi dello stesso Wojtyla, recitate successivamente all’Angelus dell’11 luglio 1999 durante il suo settimo soggiorno valdostano, parole che appaiono come una guida per ogni persona che si accosta all’escursionismo: “Ogni volta che ho la possibilità di recarmi in montagna e di contemplare questi paesaggi, ringrazio Dio per la maestosa bellezza del creato. Lo ringrazio per la sua stessa Bellezza, di cui il cosmo è come un riflesso, capace di affascinare gli uomini e attirarli alla grandezza del Creatore. La montagna, in particolare, non solo costituisce un magnifico scenario da contemplare, ma quasi una scuola di vita. In essa si impara a faticare per raggiungere una meta, ad aiutarsi a vicenda nei momenti di difficoltà, a gustare insieme il silenzio, a riconoscere la propria piccolezza in un ambiente maestoso”.





Tutto questo viene a trovarsi percorrendo il Sentiero Wojtyla. Dal parcheggio di Pisoniano sono 8 km, il primo in discesa, un paio in salita ma su strada semi-asfaltata (anche de molto ripida), circa 5 km. sono in salita nel bosco (abbastanza agevole come terreno, ma molto ripida specie nel primo tratto), e man mano che ci si avvicina alla vetta (circa 550 i metri di dislivello tra la partenza e l’arrivo, a quota 1.020 metri di altitudine) il bosco si dirada e si iniziano ad ammirare gli splendidi paesaggi della valle. (Siccome il sentiero inizia in discesa, preparatevi al ritorno, stanchi dei 15 km. fino a lì percorsi, ad un faticoso arrivo in salita nell’abitato di Pisoniano). Arrivati in cima poi, gli splendidi panorami e la chiesa perfettamente incastonata nel territorio, riconciliano il corpo e la mente.

Attenzione, non ci sono fontanelle negli 8 km. di cammino, conviene portarsi un cappello visto che il tratto iniziale è fuori dal bosco; il sentiero è catalogato E, traduco per i non esperti, Escursionista, insomma non è proprio una passeggiata, se non avete un minimo di dimestichezza con la montagna ed allenamento lasciate perdere, però ecco neanche vi state arrampicando a mani nude sul Monte Bianco, ce l’ho fatta io coi miei 95 kilogrammi di peso e qualche leggero problema di equilibrio in discesa. Calcolate un 4 ore tra andata e ritorno ma….fidatevi, ne varrà la pena!

Mario Scelzo

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