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In memoria di Massimo Amicosante.

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Vi avviso subito, questa storia non ha il lieto fine. Mi scuso inoltre in anticipo per le inesattezze nel campo medico/scientifico dovute alla mia direi nulla competenza in materia. Purtroppo, la persona di cui vi parlerò è recentemente venuta a mancare in seguito ad un tragico e banale incidente casalingo, e vorrei dire quasi mi scuso di parlare di Massimo Amicosante all’interno di un Blog che si occupa di Buone Notizie. Eppure, non riesco a ricordare Massimo senza averne il ricordo di una persona serena, competente, impegnata col proprio lavoro a contribuire ai progressi della ricerca scientifica. Son certo che i frutti del suo lavoro ne porteranno tante di Buone Notizie, saranno questi frutti l’eredità che egli lascia alla collettività. Ho conosciuto il Dottor Massimo Amicosante nel corso del mio ultimo viaggio in Mozambico, avvenuto lo scorso mese di Agosto. Sono da anni un volontario della Comunità di Sant’Egidio e quando ne ho l’opportunità mi reco in Malawi o in Mozam

Tornano le Buone Notizie!

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I venti di guerra dalla Corea del Nord, gli ultimi violenti casi di cronaca (già di per sé gravi, ma quotidianamente amplificati dal sensazionalismo e dalla ricerca dei dettagli pruriginosi che tanto di moda vanno nei media italiani), la “solita” conflittualità politica. Eppure, le buone notizie ci sono, esistono, ci donano speranza ed altro non aspettano che di essere portate alle luci della ribalta. Mi fa innanzitutto piacere che il “Corriere della Sera”, probabilmente il più prestigioso quotidiano italiano (anche se personalmente ho fortissime perplessità sulle scelte editoriali adottate dal neo proprietario Urbano Cairo) mi abbia “rubato” l’idea ed iniziato a pubblicare, ogni martedì, un inserto dedicato alle Buone Notizie. In bocca al lupo al quotidiano di Via Solferino. Tre sono a mio parere le Buone Notizie dell’ultima settimana che meritano un approfondimento: Il Pil Europeo che cresce grazie a donne e migranti, i progressi per la stabilizzazione politica del Centrafrica

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare

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“A casa” e “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” (Matteo 25) sono i due titoli scelti da Gianfranco Filacchione per la sua tavola dedicata al “centro polifunzionale della solidarietà” di Via Anicia – Roma. Vorrei accompagnare i miei lettori alla scoperta di questa preziosa opera, dono dell’autore al Centro di Via Anicia. Devo necessariamente compiere due premesse, in parte collegate. Per quanto io possa provare a dare un tono “giornalistico e neutrale” a queste righe, sono emotivamente coinvolto e, per citare l’autore della tavola, abitante della casa bella ed accogliente di Via Anicia. Seconda premessa, Filacchione è un artista a tutto tondo, musicista, pittore, nonché architetto presso la Sovrintendenza Capitolina, ma per me resta prevalentemente un "compagno di merende" del Sabato (coppia fissa, io al cancello, lui alle firme), nonchè un caro amico. Con queste premesse, proverò ad illustrare ai miei lettori la tavola e con essa, le opere misericordiose c

Domenica tutti a pranzo da "Mammina".

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“Domenica a pranzo vado da Mammina”, è una frase che ho spesso sentito dire da Giuseppe, Idris e da tanti dei miei amici senza fissa dimora. I lettori abituali di questo blog già sapranno che sono da anni un volontario della Comunità di Sant’Egidio, ed in particolare mi occupo di assistenza a quelli che in gergo vengono chiamati “barboni”, ma che sarebbe più corretto definire persone senza fissa dimora. Pur avendo sempre sentito parlar bene di “mammina” (e, badate bene, i poveri non mentono mai, se parlano bene di una realtà potete metterci la mano sul fuoco), non avevo chiaro di cosa si trattasse, ed il mio incontro con questa splendida realtà è stato inizialmente del tutto casuale. Un mesetto fa ho partecipato, presso l’Istituto delle Suore Oblate della Sacra Famiglia, alla presentazione del libro "Scuola a Rotelle"  scritto dal giornalista, scrittore, speaker radiofonico e, permettetemi, amico, Paolo Marcacci. Paolo, sapendo dell’esistenza del mio blog e della

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA

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Aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più se sposti un po' la seggiola stai comodo anche tu, gli amici a questo servono a stare in compagnia, sorridi al nuovo ospite non farlo andare via dividi il companatico raddoppia l'allegria. I miei lettori, specie quelli non di primissimo pelo, ricorderanno il testo scritto nel 1973 per l'omonima commedia musicale di Garinei e Giovannini. Parole semplici, emblematiche di una epoca probabilmente più accogliente e con meno tensioni sociali, un tempo nel quale ancora non era radicata nella società la “paura del diverso e dello straniero”. Potremmo dire che in queste strofe si percepisce l’eco di una Italia contadina che inizia a conoscere il benessere, ma, memore dei tempi duri della Guerra, non si fa problemi a “dividere il companatico” col nuovo ospite. L’Italia delle Parrocchie, ma anche delle Sezioni di Partito, comunque la si pensi luoghi di convivialità e socializzazione. Nella nostra e

Scuola a Rotelle, la disabilità spiegata ai ragazzi

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Metti una di quelle splendide mattinate primaverili che ti fanno amare Roma nonostante il traffico, i rifiuti, le buche etc... Metti un gruppo di studenti delle scuole medie, attenti ed educati, contenti di partecipare ad un evento fuori dalla routine. Mettici degli insegnanti che svolgono la loro professione con passione e competenza. Metti la brillantezza, la vitalità e lo charme della Onorevole Ileana Argentin, capace di tenere viva l’attenzione dei ragazzi per oltre un’ora, mettici come location l’Istituto delle Suore Oblate della Sacra Famiglia (una bella realtà scolastica ma anche di volontariato “concreto” ed operoso, ma di questo ve ne parlerò in una successiva occasione), mischia il tutto ed ottieni l’appassionante presentazione del libro “Scuola a Rotelle”, scritto da Ileana Argentin insieme al giornalista e scrittore, nonché brillante speaker dell’etere romano, Paolo Marcacci. Andiamo con ordine. Lo scorso Venerdì 7 Aprile, su invito dell'amico Paolo Marcacc

Badheea, dalla Siria in Italia con il Corridoio Umanitario

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Migranti, richiedenti asilo, persone che scappano dalla guerra, profughi… quante volte abbiamo sentito usare questi termini, magari anche in maniera appropriata. Il libro di cui vi parlerò oggi, Badheea, ha un enorme merito, quello di dare al “migrante anonimo” un nome, un volto, una storia , aiutandoci a capire cosa spinge non “il profugo” ma Ahmed, Florian, Sergej, a scappare dalla guerra per cercare la fortuna in un nuovo mondo. Inoltre, mi sento di poter dire che le pagine di questo libro danno voce e sostanza all’Italia migliore, quella del volontariato (in collaborazione con la buona politica, che, sì, nascosta ma esiste), ovvero una realtà che non urla e non resta indifferente al dolore altrui ma al contrario, ogni giorno mette anima, cuore e cervello al servizio della collettività e del bene comune. Andiamo con ordine. Ho il piacere di recensire per i miei lettori il libro “Badheea, dalla Siria in Italia con il Corridoio Umanitario”, scritto da Mattia Civico per la C