Domenica tutti a pranzo da "Mammina".
“Domenica a pranzo vado da Mammina”, è una frase che ho
spesso sentito dire da Giuseppe, Idris e da tanti dei miei amici senza fissa
dimora. I lettori abituali di questo blog già sapranno che sono da anni un
volontario della Comunità di Sant’Egidio, ed in particolare mi occupo di
assistenza a quelli che in gergo vengono chiamati “barboni”, ma che sarebbe più
corretto definire persone senza fissa dimora.
Pur avendo sempre sentito parlar bene di “mammina” (e, badate
bene, i poveri non mentono mai, se parlano bene di una realtà potete metterci
la mano sul fuoco), non avevo chiaro di cosa si trattasse, ed il mio incontro
con questa splendida realtà è stato inizialmente del tutto casuale. Un mesetto
fa ho partecipato, presso l’Istituto delle Suore Oblate della Sacra Famiglia,
alla presentazione del libro "Scuola a Rotelle" scritto dal giornalista,
scrittore, speaker radiofonico e, permettetemi, amico, Paolo Marcacci.
Paolo, sapendo dell’esistenza del mio blog e della mia
ricerca di “Buone Notizie”, mi dice, Mario, guarda, una volta dobbiamo tornare
qui, fanno una cosa bellissima, ogni domenica c’è un pranzo per i poveri, poi
gli danno i vestiti, chi vuole fa la doccia, chi ha piacere può partecipare
alla messa…. Ho così realizzato di trovarmi nella “sede” di “Mammina”, ed ho
preso accordi per tornare in veste di “giornalista”. Seguitemi nella mia
cronaca/racconto di una domenica all’insegna della solidarietà e della
misericordia.
Per iniziare, dobbiamo tornare agli anni del dopoguerra,
esattamente a cavallo degli anni 40 e 50, quando la nobildonna Elisa Salvadori,
a seguito di una serie di vicissitudini personali, decide di donare tutti i
suoi beni ai bisognosi, per poi farsi suora e fondare la congregazione delle
Suore Oblate della Sacra Famiglia.
Madre Lisa stabilisce la sede della congregazione nella zona
di Bravetta, un quartiere di Roma oggi benestante ma negli anni ’50 periferico
e disagiato. Fin dall’inizio le attenzioni della congregazione si concentrano
su due attività principali, quella educativa e quella della assistenza ai
poveri ed agli emarginati. Anche la scuola “opera” infatti secondo
le regole della solidarietà, nessuno resta escluso, se qualche famiglia non è
in grado di pagare la retta scolastica a causa delle difficoltà economiche… ci
penserà la Divina Provvidenza a mettere a posto i conti.
Negli anni, attorno a Madre Lisa (che i poveri iniziano a
chiamare “mammina”, vista la familiarità e la dolcezza che aveva nei loro
confronti), nasce, cresce e si sviluppa la “Comunità Matteo 25” , una Onlus che ha come
principale carisma quello della assistenza ai poveri ed agli emarginati.
Torniamo ai giorni nostri. Ogni domenica le Suore Oblate e la
Comunità Matteo 25 aprono le porte ad oltre 300 poveri, che nel corso della
mattinata possono fare colazione, ricevere dei cambi di vestiario e/o dei capi
di biancheria pulita, partecipare alla Santa Messa, essere visitati da un
medico, ed alla fine partecipare al ricco e gustoso pranzo generosamente offerto.
A Roma, lo dico da volontario che da anni opera nel settore,
nessuno muore di fame, tante sono le realtà, laiche o religiose, che offrono un
pasto, e gli stessi romani che a volte possono apparire burberi e cinici, sono
capaci di slanci di generosità, è facile vedere un fornaio regalare il pane
della sera, idem un pasticciere o una rosticceria. Da “mammina” però (ed è lo
stesso sentimento che vivo da volontario di Sant’Egidio) il pasto è
accompagnato da una parola amica, da un clima cordiale, dallo spirito di
condivisione che vede alcuni “poveri” diventare volontari a loro volta servendo
ai tavoli.
Nelle 4-5 ore che i “poveri” passano da “Mammina”, questi
sono liberi dai cattivi pensieri e dal “disprezzo sociale” che spesso li circonda.
Roma è salita, purtroppo, alla ribalta delle cronache per le vicende di Mafia
Capitale, le indagini hanno messo in luce un sistema politico/imprenditoriale
che lucrava sulla povertà e sulle emergenze, e troppe volte i poveri sono
“messi ai margini” e “nascosti” dalla società. Al contrario da Mammina, al
Centro di Via Anicia della Comunità di Sant’Egidio ed in altre realtà del
genere, le persone senza fissa dimora sono messe “al centro”, e con la loro
presenza gioiosa illuminano la città.
Madre Lisa ormai da 30 anni guarda dal Cielo la splendida
realtà che ha creato, oggi a gestire il tutto ci pensa Madre Giulia, che seppur
rapidamente ho avuto il piacere di conoscere e vedere “all’opera”. Mi ha
colpito il suo fare deciso, per certi versi autoritario, ma allo stesso tempo dolce
e materno. Attorno a noi c’erano 300 persone, e lei sembrava conoscere di
ognuno di loro non solo il nome, ma anche la storia di difficoltà e disagio. Contemporaneamente,
mentre mi mostrava e spiegava le differenti attività (dalle docce al guardaroba,
dalle cucine al medico), notavo che “controllava” il lavoro dei numerosi
volontari intenti a rendere ogni domenica un giorno di festa per chi vive per
strada.
Lunga vita allora alle attività di “Mammina” e della
“Comunità Matteo
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