Tornano le Buone Notizie!
I
venti di guerra dalla Corea del Nord, gli ultimi violenti casi di cronaca (già
di per sé gravi, ma quotidianamente amplificati dal sensazionalismo e dalla
ricerca dei dettagli pruriginosi che tanto di moda vanno nei media italiani), la
“solita” conflittualità politica. Eppure, le buone notizie ci sono, esistono,
ci donano speranza ed altro non aspettano che di essere portate alle luci della
ribalta.
Mi fa
innanzitutto piacere che il “Corriere della Sera”, probabilmente il più
prestigioso quotidiano italiano (anche se personalmente ho fortissime perplessità sulle scelte editoriali adottate dal neo proprietario Urbano Cairo) mi abbia “rubato” l’idea ed iniziato a pubblicare, ogni martedì,
un inserto dedicato alle Buone Notizie. In bocca al lupo al quotidiano di Via
Solferino.
Tre
sono a mio parere le Buone Notizie dell’ultima settimana che meritano un
approfondimento: Il Pil Europeo che cresce grazie a donne e migranti, i
progressi per la stabilizzazione politica del Centrafrica, la “svolta
ecologica” del gruppo petrolifero Total. Tre notizie “separate” che però
mescolate insieme ci lasciano sperare in un futuro migliore.
Il Presidente della Banca
Centrale Europea Mario Draghi ha recentemente confermato le stime di crescita europea per il 2017 (+2.2%) e per il 2019
(+1.9%). Dopo anni di recessione, l’Unione Europea sembra aver ripreso, seppur
a fatica, la strada della crescita. E’ interessante notare quanto scrive
Draghi, invito i vari Salvini, Meluzzi e tutti coloro che spargono odio verso i
migranti a mettersi comodi ed avere pronti i sali per rianimarsi: Nell'Eurozona - si sottolinea - "durante la ripresa
l'immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età
lavorativa, riflettendo soprattutto l'afflusso di lavoratori dai nuovi stati
membri dell'Unione europea". Vi risparmio i dettagli tecnici, ma in sostanza
Draghi, un esperto di finanza, non certo un disinteressato operatore delle Ong,
afferma che la crescita economica dipende dal costante afflusso di migranti.
Numerosi studi dimostrano che in alcuni paesi, e tra di essi anche l’Italia, la
presenza degli immigranti non è “neutra”, ma necessaria per sostenere una
economia in crescita. In parole povere, senza i lavoratori immigrati in Italia
non avremmo, attualmente, la crescita del Pil, e questo viene certificato non da Gino Strada ma dal Presidente della Banca Centrale Europea.
Spostiamoci a Bangui, Capitale del Centrafrica,
paese che da anni vive una situazione di instabilità politica e sociale.
Proprio a Bangui, ricorderete, Papa Francesco diede inizio nel Novembre 2015 al
Giubileo della Misericordia, contribuendo con la sua presenza pacifica
all’inizio del processo di riconciliazione nazionale. Da alcuni mesi procede a
pieno ritmo il processo di pacificazione del paese. Fra mille insidie sul terreno e in una situazione
ancora molto difficile, si registrano i primi risultati della Road Map per la
pace nella Repubblica Centrafricana lanciata con l’aiuto della Comunità di
Sant’Egidio. Dopo il disarmo, nei giorni scorsi, di un primo gruppo
politico-militare nella capitale Bangui, il 21 settembre altri due dei 13
movimenti che avevano aderito al patto firmato a Roma il 19 giugno scorso hanno
cominciato a deporre le armi alla presenza di rappresentanti del governo
centrafricano, delle Nazioni Unite e della Comunità di Trastevere che negli
ultimi anni ha favorito il processo di riconciliazione nel Paese.
Secondo
Sant’Egidio, si tratta di un primo, ma significativo inizio dell’atteso disarmo
del Paese, che dovrebbe vedere, nelle prossime settimane, l’adesione di altri
militari e gruppi coinvolti nel conflitto civile centrafricano secondo un
programma nazionale stabilito tra le parti. Seguiremo con interesse e speriamo
con piacere ulteriori sviluppi sul cammino della Pace.
La
terza ed ultima notizia proviene dagli ambienti industriali e potrebbe essere
un importantissimo segnale di svolta a tutela della bellezza del creato. La Total, azienda petrolifera francese, una dei quattro colossi mondiali nel
settore della estrazione del petrolio, ha nei giorni scorsi annunciato di
essersi posta l’obiettivo di investire entro il 2035 il 25% del proprio fatturato nella produzione di energie rinnovabili. In parole povere, la Total sceglie di investire sulle energie rinnovabili. Non è mia intenzione né fare pubblicità occulta, neppure
lodare in maniera sperticata i dirigenti di questo grande gruppo industriale, i
quali certamente se hanno compiuto questa scelta ne avranno immaginato un
tornaconto economico. Mi preme sottolineare però l’inversione di tendenza: se
anche le aziende petrolifere iniziano ad investire sulle energie "pulite" vuol dire che qualcosa sta davvero cambiando. Produrre energia green inizia ad
essere non solo “eticamente corretto” ma probabilmente anche conveniente a
livello economico, e se questo avvenisse su scala mondiale sarebbe un enorme boccata di ossigeno (scusate il gioco di parole) per la nostra cara Madre Terra.
Un
mondo in crescita, un mondo pacificato, un mondo meno inquinato. E scusate se è
poco.
Mario
Scelzo
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