Libertà: un quartiere di Bari, un dono dei Corridoi Umanitari.

Libertà è il nome di un quartiere di Bari, ma è anche la parola adatta per raccontare la storia di Hamed e dei suoi fratelli, passati dal dramma della Guerra in Siria ad una vita nuova, liberi di vivere e di affrontare il futuro con fiducia, grazie al sostegno di tanti amici e volontari. Libertà potremmo dire è il secondo nome dei Corridoi Umanitari.

In questi giorni, per milioni di bambini, inizia l’anno scolastico. Mamme apprensive accompagnano i loro figli a scuola, padri che parcheggiano in quarta fila in attesa dell’uscita dei loro cuccioli, ben vestiti e dotati di astucci, vestiti alla moda, nello zaino il diario del supereroe preferito o della cantante famosa.




Ricomincia l’anno scolastico anche ad Amatrice: gli operai ed i tecnici della Provincia Autonoma di Trento in tempo da record hanno costruito delle sale adibite alla attività scolastica; la campanella che suona in qualche modo è il simbolo del ritorno alla vita (o almeno dell’inizio del cammino verso la normalità) per le persone colpite dal terremoto. Ai bambini di Amatrice i nostri migliori auguri per un sereno anno scolastico.

Per Hamed (di 9 anni), Khaled (7 anni), Alì (4 anni) e Ragad (2 anni) ieri non è iniziato solo l’anno scolastico, ma una vita nuova grazie ai Corridoi Umanitari. I 4 bambini sono infatti arrivati all’aeroporto di Fiumicino lo scorso 17 Giugno, insieme ai genitori, al termine di un comodo viaggio in aereo con provenienza Beirut.
Hamed ed i suoi genitori sono arrivati in Italia non dopo una drammatica (e pericolosa) odissea su una zattera nel Mediterraneo oppure attraversando le gelide frontiere dell’est europeo, e tutto questo grazie ai Corridoi Umanitari.




Più volte sue queste pagine vi abbiamo raccontato la realtà dei Corridoi Umanitari prima spiegandone il funzionamento, poi raccontando l’effettiva integrazione ed accoglienza (in questo caso gestita dalla Associazione Papa Giovanni XXIII) di un gruppo di Profughi Siriani a Brescello In sintesi estrema, quello dei Corridoi Umanitari E’ un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio insieme  alla Tavola Valdese e l’Associazione Papa Giovanni XXIII, che si propone di:

·        evitare i viaggi della morte con i barconi
·        impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre;
·        concedere a persone in ‘condizioni di vulnerabilità’ un ingresso legale sul territorio italiano.

E’ un modo sicuro per tutti, per chi arriva in Italia e per chi accoglie, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane. Arrivati in Italia, i profughi sono accolti dalle differenti associazioni: viene loro insegnato l'italiano per favorire l’integrazione e  vengono aiutati a cercare un lavoro. Tra febbraio e maggio, sono già arrivate più di duecento persone, siriani in fuga dalla guerra, che vivevano nei campi profughi del Libano. Ma il progetto prevede l'arrivo di mille persone nell'arco di due anni. Proprio da un campo profughi del Libano arrivano i nostri bambini, oggi felici e sorridenti.

“Puntualissimi e felici per il loro primo giorno di scuola! Per Hamed, K. e A., arrivati dal campo profughi più violento del Libano, oggi è cominciata una nuova storia, un nuovo cammino in quella che ormai è la loro città: Bari! Grazie ai corridoi umanitari hanno potuto viaggiare senza rischiare la vita in mare, e oggi indossano zaini e giocano felici insieme agli altri bambini in classe. Questo è il Paese che vogliamo.. capace di regalare ancora speranze e futuro.” Questo scrivono i Giovani per la Pace di Bari (vi consiglio di seguire le loro numerose attività attaverso l'apposita pagina Facebook), un gruppo di ragazzi legato alla Comunità di Sant’Egidio che in questi mesi sta gestendo l’arrivo e l’integrazione del nucleo di profughi accolti nel Capoluogo Pugliese.




Hamed  ed i suoi fratelli sono  ospitati in un appartamento messo a disposizione dai parrocchiani della chiesa San Rocco e frequentano la scuola Garibaldi nel quartiere Libertà, mai nome fu più azzeccato.

La Scuola è il luogo primario della integrazione, nelle aule scolastiche non vi è più siriano o italiano, ma si diventa bambini, amici, compagni, fratelli. Fatemi solo dire che dovremmo essere maggiormente grati agli insegnanti, che in condizioni spesso difficili ed in aule fatiscenti si occupano sia dell’insegnamento sia della integrazione degli studenti, ci auguriamo ci sia prima o poi un riconoscimento anche economico verso una categoria spesso bisfrattata.


Tornando ai nostri “eroi”, siamo certi che nel giro di qualche mese ascolteremo Hamed parlare con la cadenza barese, magari diventerà tifoso del Bari (oggi in Serie B ma col sogno di tornare in Serie A), mangerà orecchiette, panzerotti e burrata insieme ai suoi compagni di classe. Inoltre, Hamed ed i suoi fratelli frequenteranno la Scuola della Pace della Comunità di Sant’Egidio, uno spazio di gioco, studio, ma anche di integrazione e convivenza sociale.

Buon Anno Scolastico Hamed!

Mario Scelzo.

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