Via Modesta Valenti, Memoria e Solidarietà.

Via Modesta Valenti

Via Veneto, Via del Babbuino, Via dei Fori Imperiali, Via Condotti, sono solo alcune delle strade che fanno di Roma una città unica al mondo; Oggi vorrei però parlarvi di una via meno conosciuta ma probabilmente più importanti, una via che è per tante persone un approdo sicuro, una casa, un luogo di protezione.
Parliamo di Via Modesta Valenti, una strada “virtuale”, creata nel 2002 dal Comune di Roma su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, per dare un indirizzo a chi è senza dimora.

Vorrei prima parlarvi del valore simbolico e pratico di un indirizzo virtuale, in seguito vorrei condividere con voi la storia di Modesta, e il grande lavoro di solidarietà ed umanizzazione della città che prende spunto da tale memoria.
Cosa se ne fa un barbone della residenza se in fondo il suo reale domicilio resta la strada? Vi invito a ragionare con me. Avere una residenza aiuta ad avere una identità ed una collocazione. Di fatto senza la residenza non è possibile accedere ai normali servizi di cui tutti usufruiamo, dall’avere un conto corrente, al ricevere comunicazioni e/o posta.
Magari non ci abbiamo mai pensato, ma se oggi noi perdessimo la residenza, non potremmo presentarci ad un colloquio di lavoro, prenotare una visita medica, non avremmo accesso a quelli che potremmo chiamare i diritti civili.
Per farvi un esempio banale, molte delle persone residenti in Via Modesta Valenti, hanno poi la possibilità di inserire come domicilio per ricevere la Posta quello della Mensa di Via Dandolo gestita dalla Comunità di Sant’Egidio.



Ma chi era Modesta Valenti?  Era una anziana donna romana, senza dimora, che si rifugiava la notte per dormire presso la stazione Termini. Era  il 31 gennaio 1983, quando ebbe un malore e morì dopo ore di agonia senza soccorsi perché l’equipaggio di un’ambulanza si rifiutò di prenderla a bordo: a causa delle condizioni in cui viveva, era sporca.

Modesta era una barbona come tante, forse più problematica e sporca di altre, ma il rifiuto da parte della ambulanza di prenderla a bordo è un po’ il simbolo della inaccoglienza e del disprezzo che tanta gente ha verso i fissa dimora, disprezzo mai giustificabile per nessuno, ma tanto più da condannare per chi, come medici ed infermieri, ha nella cura del prossimo direi il senso del proprio lavoro.
La Comunità di Sant’Egidio, che da anni opera nella assistenza ai senza fissa dimora, e ben conosce il mondo che popola le stazioni romane (se volete, un mio precedente articolo racconta il lavoro in una delle tante stazioni) ha avuto il grande merito di far sì che la morte di Modesta non fosse dimenticata, e ne ha fatto un simbolo della memoria.
Ogni anno infatti, nel mese di Febbraio, la Comunità organizza una Liturgia dove oltre a Modesta vengono ricordati i nomi dei tanti clochard morti per il freddo e per l’inaccoglienza.

Come leggiamo sul Sito di Sant'Egidio “… Centinaia di persone, tra cui tante donne e uomini senza fissa dimora, hanno riempito stamattina la basilica di Santa Maria in Trastevere. La celebrazione della Comunità di Sant’Egidio ricordava tutti gli “amici di strada” che hanno perso la vita spesso nell’abbandono, nella solitudine, nella povertà, ai quali la Comunità si è fatta prossima attraverso il servizio delle mense, l’accoglienza, l’aiuto quotidiano.
Sono oltre duecento i nomi ricordati durante la liturgia, mentre per ognuno di essi  veniva accesa una candela nei grandi bracieri dorati accanto all’altare della basilica romana. Analoghe cerimonie si svolgono in questi giorni  nei luoghi - in Italia e all’estero – in cui la Comunità di Sant’Egidio vive ed è vicina a chi vive e muore senza dimora.”




Ieri ero presente alla Liturgia (a cui ha fatto seguito uno splendido e gustoso pranzo tra amici di strada e volontari che quotidianamente li assistono) ed è veramente toccante assistere alla commozione di tante persone che trovano consolazione nel ricordo di Modesta o dei loro amici scomparsi. Coloro che, per usare le parole di Papa Francesco, vengono spesso indicati come gli scarti della società, mostrano spesso una enorme sensibilità e tenerezza, e non è raro vedere volti induriti dalla vita di strada sciogliersi in un pianto liberatorio o in un abbraccio con amici e volontari.

Concludo con le parole di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, “Ricordare Modesta Valenti è importante per i senza fissa dimora, ma anche per chi ha una casa, perché è un simbolo di riconciliazione per l’intera città di Roma e per l’Italia, in un periodo di crisi, come l’attuale, nel quale registriamo il raddoppio delle presenze di poveri ai pranzi di Natale che organizziamo ogni anno”.


Mario Scelzo

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