Michele Ferrero, il volto umano del Capitalismo.
Come sapete, questo Blog parla di Buone Notizie, e basterebbe
l’invenzione della Nutella per fare di Michele Ferrero, scomparso in questi
giorni, un membro ad honorem del nostro Sito. Oggi parliamo di lui su queste
pagine perché ci sembra di cogliere nella storia della sua vita tratti di un
Capitalismo Sociale, dal volto umano, che associano la sua storia professionale
a quella di altri illustri imprenditori “anomali e visionari” come ad esempio
Adriano Olivetti.
Andiamo con ordine. Sia Ferrero che Olivetti sono stati due
imprenditori di successo, capaci di portare due aziende a gestione familiare ai
vertici del Capitalismo Italiano, ma sono riusciti a coniugare il loro successo
personale con una attenzione costante alla qualità della vita dei loro
dipendenti, potremmo dire che hanno portato avanti una alleanza tra lavoratori
ed azienda.
Grazie ad amici comuni, ho avuto accesso alla testimonianza
diretta di una pensionata Ferrero, una donna che ha passato più di 30 anni in
Azienda e che, già dalla voce emozionata, ricorda con grande affetto il Dottor
Michele. Non mi soffermo sui risultati imprenditoriali, che tutti conosciamo,
ma vorrei darvi conto di alcune delle cose che mi ha raccontato la Signora
Ester.
Prima di tutto, Michele Ferrero viene descritto come un uomo
distinto e cortese, molto presente in azienda, spesso anche in orari notturni
per assaggiare di persona la qualità dei propri prodotti. Ma quello che
colpisce è il legame quasi familiare che egli sente con i suoi dipendenti: la
Ferrero, nel primo dopoguerra, è una delle prime aziende italiane a creare
degli Asili Nido per i figli dei propri dipendenti, ed allo stesso tempo predispone
un sistema di pulmini aziendali per prendere e riportare a casa le operaie che
dai paesini delle Langhe si recavano al lavoro ad Alba.
C’è un aneddoto molto interessante che aiuta a capire la
personalità di Michele Ferrero, e che Ester racconta con emozione: Ferrero è a
Bruxelles ed incontra un suo amico, di Bergamo, e con naturalezza gli dice “ah,
io ho una mia dipendente che è di Bergamo, la signora Ester, le porti i miei
saluti”, saluti che vengono poi effettivamente riportati alla Signora Ester.
Può sembrare un aneddoto privo di senso, ma al contrario mostra un enorme
legame tra il Padrone ed i suoi dipendenti; la signora Ester non aveva un ruolo
apicale nella Ferrero, è emblematico che il Capo di una Azienda così importante
si ricordi e voglia salutare una sua dipendente.
Sempre Ester ci racconta altri episodi emblematici: in
occasione del suo Matrimonio, Michele regala a tutti i suoi dipendenti un
servizio di posate, per renderli partecipi della sua gioia. Quando Ester
raggiunge la meritata pensione, riceve una lettera scritta a mano dal Dottor
Michele, che la ringrazia del lavoro e della dedizione prestati in tanti anni
di lavoro. Ester ci racconta pure la nascita della Fondazione Ferrero, ricca di
attività a supporto dei pensionati della sua azienda; Si racconta di una
passeggiata ad Alba e di Michele che vede tanti anziani tristi e soli ai giardinetti,
e pensa “non voglio che i miei ex dipendenti siano soli e tristi da vecchi”, e
da questo pensiero nascono numerose iniziative di aggregazione sociale
veicolate tramite la Fondazione Ferrero. Si racconta anche di iniziative di
solidarietà e sviluppo in paesi
africani.
Facendo un rapido giro in rete, scopriamo che sono in tanti
ad avere del Dottor Michele un ricordo vivo ed affettuoso come quello di Ester,
qualcuno arriva a dire che nei dipendenti Ferrero scorre il cioccolato nelle
vene.
Concludo con una riflessione, sociale ed economica. A livello
sociale, indubbiamente Ferrero ha avuto a cuore la vita dei suoi dipendenti ed
ha certamente contribuito alla sviluppo del suo territorio. A livello
economico, mi permetto di dire che la sua è una strategia vincente, probabilmente
non è un caso che la sua sia stata una Azienda di successo forte del “Patto
Sociale” tra Padrone e Lavoratori. A mio parere, in una Azienda dove ci si
sente tutelati e coccolati, aumenta la produttività media, un dipendente che si
identifica con la sua azienda è più sereno, motivato, coinvolto, e lavora
meglio.
Se pensiamo alla realtà odierna, vediamo tante aziende di cui
non si conoscono i proprietari, magari la ditta tal de tali è gestita da un
fondo sovrano del Qatar che non ha mai messo piede in azienda e non ne conosce
neppure la sua collocazione geografica. Rimanendo in Italia, penso ad una
famosissima azienda di automobili che recentemente ha spostato la sede fiscale
in Olanda per pagare meno tasse. Si viene a creare un Capitalismo Feroce,
distante, dove il lavoratore è un numero, un peso, un costo, e ragionando così
è molto più semplice pensare di sostituire il lavoratore italiano con un
omologo in Romania o in Vietnam.
Ben vengano allora esempi positivi come Michele Ferrero,
manager capace, uomo perbene, imprenditore dal volto umano.
Mario
Scelzo.
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