Peppino: il Barbiere dei Poveri.
Ho scritto questo racconto sulla vita di Peppino il 5 Gennaio 2015. Sono passati due anni e mezzo, ed ho deciso di riproporvi questa storia nel giorno della "Festa dei Nonni". Peppino non aveva figli (non per scelta, ma a causa di motivi di salute della moglie) e di conseguenza non aveva nipoti, eppure per me (e per molti miei amici della Comunità di Sant'Egidio) è stato come e più di un nonno. Si può essere nonni di carne, si può essere nonni nello spirito, e Peppino lo è stato, per me, per Danilo, per Simone, per Riccardo, per Cristina e potrei continuare a lungo. La sua dolcezza, la sua bonarietà romana, la sua battuta sempre pronta, ma allo stesso tempo i suoi consigli di vita, i suoi racconti su Roma.... Ciao Peppe, Buona Festa dei Nonni. (02/10/2017)
Il cuore mio indiscreto, pace ancor non si dà… cantava Claudio Villa nella canzone "La Signora di 30 anni fa", meglio conosciuta come nel 1919, ed è proprio nel 1919 che nasce G.S., da tutti chiamato Peppino, il protagonista della Buona Notizia di oggi.
Il cuore mio indiscreto, pace ancor non si dà… cantava Claudio Villa nella canzone "La Signora di 30 anni fa", meglio conosciuta come nel 1919, ed è proprio nel 1919 che nasce G.S., da tutti chiamato Peppino, il protagonista della Buona Notizia di oggi.
La storia di
Peppino ci mostra come sia possibile rinascere da anziani, e pur nelle
difficoltà (nel suo caso sia economica sia l’essere rimasto vedovo abbastanza
giovane) vivere una vita serena, solidale e piena di amici. Il racconto che
seguirà è per me fonte di piacevoli ricordi, avendo conosciuto Peppino nel 1999
fino alla sua morte non troppo lontana.
Il Buon
Peppe per anni, nella Roma del Dopoguerra, aveva lavorato prima come garzone e
poi come proprietario e gestore in un Salone da Barbiere nel cuore di Roma, a
due passi da Piazza Navona e Campo dei Fiori. Parliamo di tempi in cui il lavoro era scarso, non si andava tanto per il sottile con le lotte sindacali ed avere una bottega voleva dire aprire la mattina presto e chiudere alle 19...ma come mi raccontava Peppino, spesso si presentava un cliente alle 19.01 e che fai o' manni via? Quando l’ho incontrato nel 1999
era ovviamente in pensione, ma non aveva abbandonato il piacere di tagliare i
capelli agli amici.
Al costo di
5 euro (che poi destinava alle opere di solidarietà della Comunità di Sant’Egidio),
ti accoglieva a casa sua e con la bonarietà e simpatia romana, tra un ricordo
ed un caffè (con l’aroma forte, ma non con la Roma forte visto che era un
tifoso della Lazio), si metteva all’opera. Tra amici e conoscenti aveva una
clientela di almeno 20 persone e finchè è stato bene in salute ha continuato,
passata anche la soglia dei 90 anni, a darci dentro di forbice e pennello.
Ricordo che
spesso, a chi gli diceva, io posso venire ma non so a che ora e quando, diceva “tu
lasciame la testa che poi ce la penso io”. Ricordo che intendeva la sua
professione come una arte, mi ha raccontato che una volta disse ad uno scultore
“tu compi la tua opera e la porti a termine, la mia opera termina e dopo una
settimana la devo rifare”.
Parlando di
lui è facile perdersi nei ricordi di Roma Sparita, del tempo in cui a Piazza
Navona e Trastevere abitava il popolino, ma non vorrei perdere di vista il
centro del racconto.
Verso la
fine degli anni 90 Peppino è vedovo dopo la morte per un brutto male della sua
amata Adele, e nel frattempo dalle case di Piazza Navona era passato ad abitare
nelle Case Popolari del Tiburtino Terzo, borgata periferica di Roma. Oltre al
peso della solitudine (da Adele non aveva avuto figli), si sentiva anche “snaturato”
in una periferia che non sentiva come sua (basti pensare che finchè ha potuto
ha mantenuto la sede della Posta in cui ritirare la pensione a Piazza Navona
proprio per poter ogni tanto “tornare a Roma”).
Solo ed in
periferia, qui Peppino fa un incontro che un poco alla volta gli cambia la
vita; Aiutando una coppia di anziani vicini, viene in contatto con alcune
persone della Comunità di Sant’Egidio, ed in breve tempo inizia a partecipare
ai momenti di incontro e di preghiera della Comunità presente nel suo
quartiere.
In Comunità
incontra nuovi amici ma potremmo dire rinasce; è fedele ad ogni appuntamento ed
ogni volta porta con se il suo carico di simpatia e bonarietà. Pian piano si
prende l’incarico di fare e portare la spesa ad una sua vicina dal carattere
fumantino, una donna che da tanti era evitata mentre Peppino col suo charme e
la sua classe riesce ad addolcirne il carattere.
Come dicevo
sopra, inizia a mettere a disposizione della Comunità e dei suoi amici il suo
talento da barbiere, e lo ricordo sempre felice nel compiere il suo lavoro.
(Ora che non c’è più, posso dire che, come ovvio, aveva uno stile all’antica,
ad esempio di me mal sopportava il fatto che negli anni avessi cominciato a
portare la barba lunga, per lui un vero uomo si deve radere ogni mattina; Mi diceva che spesso i suoi clienti gli chiedevano "i baffi all'Umberto" sullo stile del Re Umberto di Savoia).
Come molti
anziani Peppino aveva paura di invecchiare, ed è una paura legittima soprattutto
se si è soli e senza punti di riferimento. Circondato dal calore della Comunità
invece riesce ad affrontare le sue paure, tanto da divenire una presenza fissa
negli Istituti per Anziani. Insieme ad altri portava la sua allegria, lo
ricordo in particolare al Nomentano Hospital, dove si era letteralmente
conquistato il cuore di una serie di anziane ospiti della struttura. Lo ricordo
anche animatore di tanti momenti di festa, vacanze, soggiorni, tavolate
imbandite, dove il suo carattere allegro e bonario portava calore a tutti.
Potrei
continuare a lungo, potrei dire che a me diceva “a te è meglio comprarte un
vestito che invitatte a pranzo”, ma quello che voglio sottolineare in
conclusione è che la sua vita ci mostra come sia possibile rinascere da
anziani, e che l’amicizia è la migliore cura contro ogni malattia e solitudine.
La sua vita è stata Una Buona Notizia.
Mario Scelzo
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