INTERVISTA AD OLIVIER DUMAS, RETTORE DEL SANTUARIO DI LOURDES (ASSISI 20/05/20)
Nei giorni scorsi, dopo oltre due mesi di chiusura (prima
volta nella storia), ha riaperto seppur parzialmente le porte il Santuario
della Madonna di Lourdes, luogo di preghiera e di intercessione per la
guarigione dalle malattie. Abbiamo intervistato, per i lettori di queste
pagine, Monsignor Olivier Ribadeau Dumas, Rettore del Santuario, il quale, in
un ottimo italiano (ha studiato in seminario a Roma) ci ha raccontato molti
interessanti aspetti della vita del Santuario durante questo periodo di pandemia.
Non sono mancati uno sguardo sul futuro ed una riflessione sul legame tra
Chiesa e nuove tecnologie.
Come ha vissuto il
Santuario di Lourdes, luogo mariano per definizione questo periodo della
pandemia?
Ho deciso di chiudere il Santuario il 17 di marzo in seguito
alle misure restrittive prese dal Governo francese, in quanto non era più
possibile riunirsi per pregare insieme. Da quel momento, per noi 29 cappellani
del Santuario si è sviluppata in maniera naturale una nuova missione, quella di
essere il polmone vivente, il polmone della preghiera per questo mondo che
soffre, portando davanti alla Madonna Immacolata tutte le intenzioni che
riceviamo da ogni parte del mondo.
Il Santuario, mi
diceva, ha chiuso i cancelli, la grotta di Massabielle invece è rimasta aperta,
seppur in maniera diversa?
Le attività liturgiche, anche durante la pandemia, non si
sono mai interrotte, la preghiera è sempre continuata. Dalla mattina alla sera,
i cappellani andavano alla grotta per celebrare il Santo Rosario o la liturgia,
la grotta non è mai rimasta vuota durante la pandemia, c’è sempre stato un
cappellano, da solo, che però pregava in comunione con i tanti, a volte anche
milioni di persone, che sono stati in contatto con noi tramite il sito, le Tv
di tutto il mondo, che ci hanno aiutato a diffondere la nostra preghiera. Ogni
giorno riceviamo oltre 2.000 intenzioni di preghiera da ogni parte del mondo.
Quali appunto le
richieste dei fedeli in questo periodo di pandemia? Alcune intenzioni di
preghiera la hanno colpita in maniera particolare?
Ho “riconosciuto” nelle intenzioni raccolte dal sito, quelle
che di solito sono le preghiere rivolte al Santuario. Preghiere umili, povere,
contenenti magari qualche errore grammaticale ma scritte con il cuore, che
manifestano una fiducia straordinaria nella Madonna. Sono rimasto commosso da
queste preghiere, molte ovviamente per il Covid-19 ma tante anche collegate
alla vita quotidiana, alla ricerca di un lavoro, alla propria salute ed a
quella dei figli. Molto importante è stato il lavoro dei cappellani, che hanno
fatto da tramite nei confronti della Madonna, portando a lei le preghiere dei
malati impossibilitati a muoversi in questo periodo. Abbiamo sentito la
responsabilità di portare la preghiera umile di questa gente alla Madre di Dio,
continuiamo a fare tutto questo con grande gioia.
Vista l’esperienza di questo periodo,
cosa ne pensa di questa “Chiesa Digitale” che si è sviluppata negli ultimi
mesi?
Questi mesi sono stati una bella esperienza di comunione,
allo stesso tempo invito tutti, al momento in maniera spirituale, ad uscire, a
recarsi in pellegrinaggio. Pregare davanti alla televisione è utile ma non
basta, dobbiamo uscire da noi stessi, andare in un altro luogo, dobbiamo
compiere un cammino spirituale, non è la stessa cosa pregare davanti ad uno
schermo o dentro la grotta delle apparizioni. Lourdes ha una storia che parla,
una storia di fede ma anche di tante guarigioni, che parla ad ognuno di noi.
Certo, mi rendo conto che tante persone sono impossibilitate, per cause
economiche o per la malattia, a recarsi a Lourdes, ma per chi ne ha la
possibilità (ovviamente una volta terminata la pandemia), ecco, tornate da noi!
Come state vivendo questi primi
giorni di riapertura?
Il Santuario ha riaperto i suoi cancelli il 16 maggio. Al momento
siamo aperti dalle 14 alle 18, in maniera ridotta e rispettando la normativa
vigente. Purtroppo, sono impossibili al momento le visite di gruppi,
parrocchie, non abbiamo pellegrinaggi in programma nei prossimi mesi. Ad oggi
(18 maggio) in Francia non è ancora possibile riunirsi per le celebrazioni
liturgiche, speriamo lo sarà a breve, ed è vietato spostarsi di oltre 100 km
dalla propria abitazione, quindi può ben capire che non abbiamo grandi
affollamenti. Ciò nulla toglie al valore simbolico della riapertura, del
ritorno dei fedeli e dei pellegrini del nostro Santuario, un segno di speranza
per noi e per il mondo intero.
Chi pensa a Lourdes
pensa automaticamente ai malati, primi “abitanti” del Santuario. Come state
vivendo il legame con loro in questo periodo?
Vorrei raccontarle una cosa, che ritengo abbia un grande
valore simbolico. Durante questo periodo di pandemia abbiamo aperto le porte di
una nostra struttura a dieci persone ammalate e/o senza fissa dimora. Un numero
che può sembrare modesto (per fortuna la regione di Lourdes non è stata molto
colpita dalla pandemia), eppure la loro presenza ci ha ricordato la centralità
dei malati e dei sofferenti nella vita del nostro Santuario, che vive in
simbiosi con i loro drammi e le loro intercessioni.
Lourdes è il terzo
santuario più visitato al mondo, si calcola che ogni anno 6 milioni di
pellegrini visitino la Grotta di Massabielle. Può dirci qualcosa dell’impatto,
anche economico, del Covid-19 sulla vita del Santuario?
Le confesso che sono abbastanza preoccupato, sia per il
Santuario sia per le strutture ricettive della città, in questi giorni deserte.
Per quello che riguarda il Santuario, dopo due bilanci positivi, quest’anno
stimiamo una perdita di oltre 8 milioni di Euro. Mi permetto di lanciare un appello
alla generosità di tutti, anche perché le numerose opere di carità che noi
portiamo avanti si basano sulla “Economia del Dono”, ovvero sulle tante e
generose offerte che riceviamo dai pellegrini, durante tutto l’anno ma
solitamente ancor più nel mese di maggio, mese mariano. Sono certo che ce la
faremo, il Signore non ci farà mancare la sua misericordia, ma ci vorrà del
tempo prima di poter tornare a vedere Lourdes affollata come era prima.
Ricorrono in questi
giorni i 100 anni dalla nascita di San Giovanni Paolo Secondo. Il suo ultimo
viaggio apostolico all’estero fu proprio a Lourdes. Vuole dirci qualcosa al
riguardo?
Lei parla di viaggio apostolico ed è vero, ma quello di
Giovanni Paolo II a Lourdes, nell’agosto del 2004, a mio parere fu un vero e proprio
pellegrinaggio. Karol Wojtyla, da sempre amico di Lourdes, scelse in quel
momento di venire da noi come un malato tra i malati, per ricordarci che ogni
uomo ha una propria dignità, in qualsiasi momento e situazione della propria
vita. Con la sua visita il Papa ha voluto ricordarci il primato dei deboli
all’interno della comunità ecclesiale, i poveri ed i deboli devono essere al
centro del nostro impegno, del nostro lavoro e della nostra missione. Erano ben
visibili sul volto di Giovanni Paolo II i segni della sua malattia, eppure lui
volle fortemente realizzare questo ultimo pellegrinaggio, quasi un ultimo
magistero del suo apostolato sulla malattia.
MARIO SCELZO
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