Calenda non avrai il mio voto
Vivo
a Roma, sono un elettore di centrosinistra, ho in tasca una tessera del Pd (non
rinnovata) del 2018, voto da circa 22 anni e nel corso di questi anni sono
passato da Vendola a Renzi, da Sel a Veltroni, insomma mi ritengo un elettore
di area ma non sono “organico” a questo o quel partito. Si votasse domani per
le elezioni politiche voterei il Partito Democratico, in ogni caso il mio
orizzonte di riferimento va da Fratoianni come vertice di sinistra a Renzi come
vertice di destra. Diciamo che la mia
area di riferimento è il buon vecchio Ulivo di Romano Prodi, un campo largo
capace di aggregare le migliori e diverse espressioni del centrosinistra.
Non
ho mai apprezzato né il linguaggio né le scelte politiche compiute dal
Movimento 5 Stelle in questi anni, ma, sintetizzando il mio pensiero, sostengo
questo Governo come “male minore” rispetto alla destra sovranista. Dovesse mai
esserci in Italia un Governo Salvini, prenderei in seria considerazione l’idea
di emigrare, la propaganda fasciosovranista è all’opposto del mio stile di
vita.
Se
avete avuto la pazienza di leggere questa introduzione, penserete voi, dovrei
essere felice per la candidatura di Carlo Calenda a Sindaco di Roma. Al
contrario, pur reputando l’ex ministro un candidato valido, ho molti dubbi riguardo
alla sua “autocandidatura”, non tanto per la persona che tutto sommato ritengo
valida, ma per le modalità della sua discesa in campo che mi lasciano alquanto
perplesso.
Insomma,
Calenda ci dice, io mi candido ma:
-
Non voglio le
primarie
-
Il Pd non ha
candidati
-
Sono fuori dal Pd
ma chiedo i voti del Pd
Che
dire, anche io gradirei di andare a cena con Belen Rodriguez, ma forse
quantomeno dovrei prima appurarmi che lei sia d’accordo e che lo sia anche il
suo attuale compagno o marito, che scusatemi se non sono informato ed ora non
ricordo essere attualmente Stefano De Martino o il pilota di MotoGp Iannone.
Vorrei ricordare (ma Calenda lo sa benissimo) che a Roma ci sono già 7 candidati alle primarie di coalizione del centrosinistra. C’è Monica Cirinnà, più volte parlamentare del Partito Democratico e prima firmataria della legge sulle Unioni Civili, è sceso in campo Paolo Ciani, consigliere della Regione Lazio e leader di DeMos (Democrazia Solidale), partito che si sta pian piano radicando sul territorio nazionale, c’è Tobia Zevi, ci sono due attuali presidenti di municipio come Giovanni Caudo (ex assessore all’urbanistica nella Giunta Marino) ed Amedeo Ciaccheri, volto emergente della sinistra romana.
Insomma,
dire, il Pd non ha candidati non solo è falso (la Cirinnà è esponente direi
anche di peso del Partito Democratico) ma è anche offensivo verso chi, da mesi,
con modalità diverse, si sta preparando alla tornata elettorale. Va detto che
l’atteggiamento sprezzante di Calenda ben si accoppia con quello di certi
giornali, tipo Repubblica, che hanno parlato dei 7 nani delle primarie.
Repubblica, sì, quella in passato di Scalfari, oggi giornale della famiglia
Agnelli, e la differenza si vede eccome.
Per quanto mi riguarda, Calenda avrà il mio voto solo se ci sarà il passaggio per le primarie. Essendo il personaggio valido ma presuntuoso e spocchioso (doti che ha in comune col suo attuale alleato Matteo Renzi) io non mi sento di escludere che, non sentendosi accolto al meglio, deciderà di ritirare la propria candidatura.
Personalmente, lo voterò con convinzione solo se dovesse partecipare (ed ovviamente vincere, cosa tutta da dimostrare) alle primarie di coalizione.Se poi dovesse decidere di correre da solo, mi riservo di decidere all’ultimo momento, visto che sicuramente non ho intenzione di dare il mio voto né alla Raggi né al candidato del centrodestra.
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