A spasso nel Reatino

SI RINGRAZIA OFFICINAVISIVA PER LE FOTO

“Sulla strada del tartufo e della campagna”. Domenica scorsa sono stato uno dei trenta partecipanti di questa bella iniziativa organizzata dalla Camera di Commercio di Rieti-Viterbo, che ha visto giornalisti, blogger e appassionati di trekking ad attraversare aree naturalistiche dai panorami suggestivi, in un itinerario di 7 km. che ha collegato i due borghi di Belmonte e Rocca Sinibalda incrociando anche una parte del Cammino di San Benedetto. Vorrei darne un breve resoconto, sottolineando gli aspetti positivi ma anche alcune criticità, per i lettori di queste pagine.


Appuntamento alle 9.45 a Belmonte in Sabina, parto da Roma con due amici, percorriamo la Salaria, e per noi “cittadini” abituati allo smog ed al panorama dei palazzi, lo sguardo inizia piacevolmente a perdersi nelle vallate e nel verde del reatino. Arriviamo, e come ogni gita che si rispetti, cerchiamo un bar, sia per un caffè sia insomma prima di metterci in marcia meglio andare alla toilette. Piazza del paese, non c’è un bar. Chiediamo in giro, ci dicono, no a Belmonte non ci sono bar. Veniamo poi a sapere che esiste solo un circolo di cacciatori che apre solo in determinate giornate e funge da luogo di ritrovo e di ristoro ma solo per gli iscritti al circolo. Per fortuna, ad accogliere tutta la comitiva c’è il Sindaco, Danilo Imperatori, che, scusate il gioco di parole, letteralmente ci mette a disposizione il suo gabinetto. 





Accoglienza devo dire invece eccellente, con prodotti tipici del territorio a darci il benvenuto (i deliziosi turchetti di Belmonte) ed una introduzione storico-culturale alla gita che ci apprestiamo a compiere. Le origini del borgo sono medievali, anche se i documenti disponibili non consentono di fissarne la data certa. I primi che citano un castrum Belmontis risalgono agli inizi del XIV secolo, quando un centro fortificato era già sicuramente costituito. Si trattava comunque di una piccola comunità che, sulla scorta del consumo del sale, si stima di sole 250 anime. Nato come rocca di difesa, Belmonte appartenne alla Chiesa e divenne feudo di varie famiglie. La vicinanza della Salaria ha reso questo piccolo borgo un luogo rilevante per il controllo ed il passaggio delle merci in epoca medioevale.





Mi hanno colpito le parole del Sindaco, che ha sottolineato come la pandemia sia stata, per il suo territorio, croce e delizia. In tanti, provenienti da Roma, spinti da un generale processo di riscoperta del territorio ed anche incentivati dalle politiche di smart-working, hanno riscoperto negli ultimi due anni questo piccolo e delizioso borgo, ora però che la pandemia è sostanzialmente finita vanno trovate forme e maniere per convincere la gente a restare, a stabilirsi qui. Devo dire, con la massima franchezza, che per quanto il borgo sia delizioso, ecco non c’era un passante, non un bar, un ristorante, un luogo di ritrovo, per arrivarci dalla Salaria ci sono un 20 minuti di curve, insomma a meno che uno non sia veramente amante della solitudine, ecco in mancanza di un tessuto sociale difficile decidere di stabilirsi qui. 

Mi hanno colpito le parole del Sindaco, che ha sottolineato come la pandemia sia stata, per il suo territorio, croce e delizia. In tanti, provenienti da Roma, spinti da un generale processo di riscoperta del territorio ed anche incentivati dalle politiche di smart-working, hanno riscoperto negli ultimi due anni questo piccolo e delizioso borgo, ora però che la pandemia è sostanzialmente finita vanno trovate forme e maniere per convincere la gente a restare, a stabilirsi qui. Devo dire, con la massima franchezza, che per quanto il borgo sia delizioso, ecco non c’era un passante, non un bar, un ristorante, un luogo di ritrovo, per arrivarci dalla Salaria ci sono un 20 minuti di curve, insomma a meno che uno non sia veramente amante della solitudine, ecco in mancanza di un tessuto sociale difficile decidere di stabilirsi qui. 





Inizia la nostra camminata, 7 km, percorso tutto sommato agevole e ben segnalato, e, che dire, la bellezza della natura e dei panorami lascia senza fiato. Da un lato il Terminillo, dall’altro le vallate reatine, con la suggestione di camminare su strade percorse, tra gli altri, da San Francesco di Assisi. Un percorso piacevole, in cui la guida Marco Franceschini ha alternato l’illustrazione delle ricchezze naturalistiche alla narrazione di eventi storici che hanno avuto come scenario proprio questi territori da cui si controllava l’antica via Salaria.

Improvvisamente, girando una curva, ci appare nella sua bellezza Rocca Sinibalda, meta finale del nostro percorso. Immerso nel verde, quasi incastonato nella natura, lo splendido Castello Cesarini: risalente nel suo nucleo originario al 1085, fu ricostruito come fortezza dall'architetto Baldassarre Peruzzi per volere del cardinale Alessandro Cesarini negli anni trenta del XVI secolo e da allora domina il paese con la sua struttura difensiva. Tra il XVII e il XVIII secolo fu feudo dei Mattei, dei Lante della Rovere, dei Muti Bussi e dei Lepri.





Anche qui, nota dolente. Purtroppo il castello a partire dagli anni 50 è proprietà privata di una famiglia di scrittori americani, e, come ci ha raccontato il sindaco, raramente viene consentito l’accesso ai visitatori. Devo dire, ovviamente non è colpa degli amministratori attuali, che mi ha fatto male vedere una così bella struttura, perla del paese, chiusa ai visitatori. A farci tornare il sorriso ci ha pensato il pranzo, a base di pietanze locali, che abbiamo condiviso con gli altri partecipanti alla giornata di trekking.

Ritengo importante e lodevole la volontà della Camera di Commercio di far conoscere parti del territorio italiano magari meno note al grande pubblico. Allo stesso tempo, da… osservatore, mi rendo conto che servirebbe davvero un enorme sforzo, non solo regionale ma anche nazionale, per proteggere e sostenere i tanti piccoli borghi del Belpaese, eccellenze italiane che rischiano di spegnersi lentamente. Ci sono tanti esempi positivi, penso ad esempio alla Basilicata che negli ultimi anni ha visto un boom di presenze straniere, sia come turismo sia di tanti cittadini del Nord Europa o dei Paesi Anglosassoni che hanno scelto quei territori come luogo per vivere. Esistono però tanti borghi, specie nel dorsale appenninico, che pian piano si stanno spopolando, paesi da cui i giovani scappano, luoghi carichi di storia e di tradizioni che rischiano di scomparire.

Servirebbe a mio parere un… PNRR dei Borghi, un piano strategico nazionale, per riscoprire, valorizzare e far rifiorire una così importante realtà del nostro territorio.

Mario Scelzo

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