Donne e Olimpiadi

Alcune rapide considerazioni sui Giochi Olimpici. Fa piacere, ad un blog che si occupa di Buone Notizie, notare che in questi giorni siamo tutti presi dalle vittorie o sconfitte dei nostri atleti, mentre ci rapisce la bellezza dello scenario di Rio de Janeiro con le sue spiagge e colline. Le nazioni si combattono, ma sui campi di gioco e non tramite le armi.  Questo non vuol dire che lo scenario internazionale si sia improvvisamente pacificato, è sempre vivissimo il dramma siriano in particolare nella città di Aleppo, ma il terrorismo che nel mese di Luglio aveva dispiegato tutta la sua forza del male nelle città europee  sembra per fortuna “distratto” dai giochi olimpici. I valori dello sport (sacrificio, sudore, tenacia, lotta, resistenza) stanno avendo la meglio sugli pseudovalori propagandati dal terrorismo.




Sembrerebbe quasi sia stata ripresa l’antichissima tradizione greca della Tregua Olimpica, quando le città elleniche sospendevano ogni attività bellica per consentire un sereno svolgimento della attività sportiva.
Tante sono le belle favole di questi giorni, basti solo pensare alla nuotatrice siriana Yusra Mardini, sbarcata circa un anno fa come profuga sull’Isola di Lesbo ed in questi giorni in gara a Rio sotto la bandiera del team olimpico dei rifugiati.

Mi hanno però colpito due gesti simbolici provenienti dal mondo della scherma, esattamente dal fioretto femminile. L’atleta tunisina Ines Boubakrì ha conquistato la medaglia di bronzo (prima atleta africana a vincere una medaglia nella disciplina del fioretto) ed ha dedicato la sua medaglia a tutte le sue connazionali, “alle ragazze, a tutte le donne tunisine e arabe, che occupano un ruolo importante nella società”. Mi sembra una dedica di altissimo valore simbolico, le donne hanno un ruolo fondamentale in ogni società ma direi forse lo hanno ancor di più nelle società arabe. Quando parliamo di Isis, guerre e terrorismo, di solito parliamo di conflitti generati e gestiti da uomini (questo vale anche per il Mondo Occidentale), la donna porta con sé un ruolo di pacificazione, ed in qualche modo i paesi arabi dove la donna è più libera ed emancipata sono quelli che più si avvicinano ai valori fondanti le moderne società occidentali.



La Tunisia, il paese della medagliata, è una delle nazioni guida della Primavera Araba. Tra mille difficoltà la democrazia sta sempre più prendendo piede nel paese (che non a caso è vittima del terrorismo dell’Isis, in quanto un “cattivo esempio” per chi propone un Islam Radicale). Mi limito a ricordare che la Presidente dell'associazione degli imprenditori, Wided Bouchamaoui, è una delle quattro componenti del “Quartetto per il Dialogo”, vincitore dell’ultimo Premio Nobel per la Pace, una donna in un ruolo chiave della società tunisina.

Veniamo alla nostra Elisa Di Francisca. La fiorettista di Jesi non è riuscita a bissare l’Oro Olimpico di Londra ma, al termine di una combattutissima finale contro la russa Deriglazova, ha ottenuto una pregevolissima medaglia d’argento. Prima di salire sul podio ha mostrato una bandiera europea: "L'Europa esiste ed è unita contro il terrorismo. Perché solo essendo uniti possiamo superare tante barriere e non fare quello che vogliono loro, cioè chiuderci in casa", ha spiegato l'azzurra. "Noi non siamo come loro, dobbiamo amare e non avere paura. Non dobbiamo fare il loro gioco, il terrore non vincerà".
Sono parole importanti, alle quali mi associo, che testimoniano l’intelligenza e l’umanità della nostra atleta. Altri atleti, di fronte ad inaspettate sconfitte, si sono lasciati andare a ripicche, rancori, polemiche con la stampa. Elisa, che in qualche modo poteva essere delusa dalla mancata vittoria, ha preferito far parlare la bandiera dell’Europa ed i suoi valori di Pace ed Uguaglianza.

Elisa, per me hai vinto. Lo Sport ha Vinto.


Mario Scelzo

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