L'Italia del Baobab e l'Italia di Salvini.
Lo scorso 6 Dicembre, causa problematiche connesse alla
proprietà dei locali, ha chiuso i battenti il Centro Baobab di Roma, una
struttura che negli ultimi sei mesi è stata un luogo di accoglienza,
solidarietà, condivisione del bene. Nella tempesta di Mafia Capitale,
amplificata dalle problematiche della emergenza migranti e dalla pessima
gestione della Giunta Marino, il Centro Baobab ha rappresentato una Oasi di
Civiltà ed ha aiutato Roma ad essere una Città Migliore.
Ho scelto di annoverare l’esperienza del Centro Baobab nelle
mie storie di Buone Notizie anche in assenza del “lieto fine”, causa chiusura
della struttura, perché ritengo in ogni caso che questi 6 mesi di attività siano
stati e resteranno per sempre un modello di accoglienza e spirito di
iniziativa.
Onestamente non conosco i dettagli di tutta la vicenda, non
so dire cosa fosse il Centro Baobab fino allo scorso mese di Maggio. Ricordo
però distintamente, sia perché ne ho scritto su queste pagine, sia per la mia esperienza da volontario con le persone senza fissa dimora alla Stazione
Tiburtina, il clima e gli avvenimenti di quel periodo, che sintetizzo
rapidamente per i miei lettori.
Lo scorso 10 Maggio, su iniziativa della Giunta Marino, viene
sgomberato il cosiddetto Borghetto di Ponte Mammolo, un insediamento
provvisorio dove comunque vivevano dignitosamente più di trecento persone. Lo
sgombero, avvenuto con ferocia immotivata, lascia per strada 300 persone, che dalle
baracche provvisorie si trovano al freddo della strada, visto che il Comune ha
predisposto lo sgombero senza avere nessuna soluzione alternativa. A pochi mesi
dal Giubileo, con la scusa del decoro urbano, 300 persone restano senza quella
che era, anche se provvisoria, una casa. Molti di loro trovano ospitalità
presso il Centro Baobab, struttura autogestita, che in breve tempo passa da
20/30 a 300/400 ospiti.
In contemporanea, c’è probabilmente il picco della emergenza migranti,
e come ricorderete molti migranti in transito trovano riparo temporaneo nei
pressi delle Stazioni Ferroviarie, probabilmente luoghi di partenza di navette
clandestine per lasciare il paese (con la Polizia Italiana a chiudere un
occhio, visto che identificare i migranti vuol dire prendersene carico nel
primo paese di transito). Vuoi o non vuoi, la Stazione Tiburtina, a due passi
dal Centro Baobab, diventa un bivacco all’aperto, vuoi o non vuoi, in pochi
giorni il Centro Baobab arriva ad accogliere più di 500 persone.
Qui però oltre al Baobab, entra in gioco il grande cuore dei
romani. In poco tempo il Centro Baobab diviene un enorme collettore di
solidarietà. Dalle singole donazioni di privati cittadini, dalle signore di
Piazza Bologna che cucinano le Lasagne, a tanti volontari, occasionali o “strutturati”,
che in poco tempo diventano abitanti del Centro. Da Sant’Egidio ai movimenti di
sinistra, dalle parrocchie del circondario ai privati cittadini, attorno al
Baobab è tutto un fiorire di attività, donazioni, eventi pubblici, che se da un
lato portano un beneficio oggettivo alla vita dei migranti, diventano anche una
“battaglia culturale” di umanità e resistenza alle logiche del disprezzo e
dello scontro di civiltà.
Per sintetizzare, nel 2015 in Italia abbiamo visto chi ha
proposto di sparare ai barconi dei migranti (Salvini e soci), le istituzioni
europee che con calma hanno discusso, proposto, elaborato piani, discusso,
litigato e così via a seguire per mesi, e chi, come i volontari del Centro
Baobab, si è rimboccato le maniche ed ha scritto una bella pagina di
accoglienza e solidarietà che rimarrà per sempre viva nel cuore dei romani.
Grazie, e andate avanti, aspettiamo con fiducia ed interesse
le nuove iniziative. Il Centro chiude, la solidarietà resta.
Mario Scelzo
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