"Le elezioni si vincono al centro", una Fake News da sfatare.

“Le elezioni si vincono al centro”. “Bisogna conquistare il voto dei moderati”. Da quando seguo la politica, diciamo da un 25 anni, il che grossomodo coincide con l’avvento della Seconda Repubblica, sento insistentemente ripetere questa frase nei talk-show, oppure posso leggere articolate riflessioni sui principali quotidiani che ci spiegano la necessità di “conquistare” i voti dei moderati, fondamentali per la vittoria elettorale. Vorrei provare, dati alla mano, a smentire questo luogo comune che da anni a mio parere “inquina” il dibattito politico.




Partiamo dalle ultime elezioni. A leggere gli editoriali dei giornaloni, non si poteva vivere senza Draghi. A sentire Confindustria, Draghi era la salvezza del paese. Su tutti i canali Tv fior fior di opinionisti a ricordarci che per vincere era necessario porsi in continuità con la famosa “Agenda Draghi”. Possiamo dire che a sostenere tale agenda, seppure in forme diverse, ci hanno pensato Azione ed il Partito Democratico. Azione ha ottenuto il 7%, non un brutto risultato ma insomma nulla di clamoroso. Il Pd ha preso il 19%, inoltre su una affluenza bassa: 5 milioni di elettori, record negativo del partito. Come sono andati i “Non Moderati”? La Meloni ha vinto le elezioni, Conte ha resuscitato un partito che due tre mesi prima era dato per morto, perfino la sinistra è andata abbastanza bene. Facendo una somma, il 74% dei votanti ha sostenuto alle ultime elezioni partiti non moderati.

Elezioni del 2018. Vittoria del Movimento 5 Stelle, che non mi pare si possa definire un partito moderato, col 32%. Il Pd al 18, a seguire la Lega di Salvini, leader noto per la sua moderazione, al 17%.

Elezioni del 2013, quelle della “non vittoria” di Bersani, probabilmente il leader degli ultimi anni meno moderato del Pd, col 25%. “Pessimo risultato”, “vittoria buttata”, eppure oggi il Pd il 25% lo vede col binocolo. Sempre col 25% la creatura del noto comico moderato genovese Beppe Grillo. I campioni del fronte moderato, Scelta Civica, 10,5%, oltretutto col senno di poi raggiunto da un assembramento di partiti non omogenei, che in breve tempo poi hanno diviso le loro strade.

Potrei continuare, ma il senso del mio ragionamento credo sia chiaro. Anche per questo, a livello personale, sosterrò la candidatura di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico. Da elettore d’area, credo sia necessario non inseguire il mito del grande centro, ma creare una leadership capace di parlare ai milioni di persone che si sono astenute alle ultime elezioni. Molti di quei 16 milioni di astenuti, ne sono convinto, hanno il cuore che batte a sinistra, ma negli ultimi anni non hanno trovato nessuno capace di infiammarlo. Mi auguro possa farcela Elly Schlein, “liberando” il Pd dalla schiavutù delle correnti e delle piccole consorterie locali.

Mario Scelzo

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