Le pagelle della politica

Il “nuovo” Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella, che prende il posto di Sergio Mattarella. Per quanto mi riguarda, ho enorme stima del Capo dello Stato, che in questi anni ha dimostrato empatia, saggezza, acume politico, pazienza… è stato una autorità morale e si e messo a disposizione di tutti al di sopra delle parti, simboleggiando il senso stesso della Unità Nazionale. Detto ciò, per quanto alla fine da cittadino mi rassicura la permanenza di Mattarella al Colle, da osservatore della politica ritengo che il sistema dei partiti, nel suo complesso, abbia dimostrato in questi giorni una palese inadeguatezza, e la scelta di “obbligare” un ultraottantenne che giustamente voleva godersi la pensione a restare in sella, la trovo alquanto disonorevole, la ritengo una sconfitta della politica. Mi aspetto alle prossime elezioni una forte ventata di astensionismo.






SILVIO BERLUSCONI: 3    Il Cavaliere per oltre un mese ha tenuto la coalizione di centrodestra in ostaggio, portando avanti la propria candidatura che era oggettivamente improponibile per motivi politici (non sarebbe stato un candidato unitario), sanitari (da questo punto di vista, auguri di buona guarigione, ma insomma io non affiderei la presidenza ad una persona con così tanti problemi di salute), di opportunità (un condannato per frode fiscale al Colle non sarebbe stato il massimo). Va detto, a difesa del Cavaliere, che è circondato da maggiordomi, incapaci di farlo ragionare e di metterlo di fronte alla realtà. Se pessimo è stato il ritiro dalle scene, fingendo di avere voti che non aveva, il Cavaliere si è leggermente ripreso nella seconda parte, di fatto accettando la rielezione di Mattarella e prendendo le distanze da alcune strampalate proposte di Matteo Salvini.

Antonio Tajani: 2   Un (presunto) leader di partito incapace di dire al proprio leader che non c’erano le condizioni minime per portarne avanti la candidatura. Per il resto, irrilevante.

Giorgia Meloni: 5  Alla fine dei conti, coerente. Non porta a casa alcun risultato, di fatto assiste alla dissoluzione della coalizione di centrodestra, ma quantomeno ha avuto una posizione chiara dall’inizio alla fine, oltretutto avendo la soddisfazione di vedere uno dei propri uomini, Crosetto, prendere molti più dei voti del partito. Le avrei dato 6,5 se non avesse assecondato per un mese le impossibili ambizioni berlusconiane.

Toti, Brugnaro, Quagliariello: senza voto   Come il due di coppe a briscola






Matteo Salvini: 4,5   Lo studente si applica, ma proprio non ci arriva. Il voto è la media ponderata tra un 7 per l’impegno, perché indubbiamente “Il Capitano” si è dato da fare, si è speso in prima persona e ci ha messo la faccia, ed un 2 per i risultati ottenuti. Non era facile riuscirci, ma Salvini le ha sbagliate tutte, non ne ha indovinata una: ha bruciato la Casellati, la Belloni, altri 5 o 6 candidati, ha messo in crisi la coalizione di Governo, ha spaccato il centrodestra, non ha eletto alcuno dei candidati che aveva in testa. Buon Papetee Capitano, hai bisogno di riposo.

Maria Elisabetta Alberti Casellati: 2   Alla Casellati Alberti Mazzanti viendalmare assegno il voto più basso. Il telefonino in Aula durante lo scrutinio. La partecipazione che inopportuna è dire poco allo scrutinio che la riguardava. I messaggini ai deputati per farsi votare. La richiesta, dopo la batosta perché di batosta si tratta, di fare un secondo tentativo. Per quello che mi riguarda, non la ritengo più arbitro imparziale, dovrebbe rassegnare quanto prima le dimissioni.

Roberto Fico: 7  Al contrario della pari grado del Senato, mai fuori posto, mai sopra le righe, mai una dichiarazione inopportuna. Rigoroso, professionale, inappuntabile.





Matteo Renzi: 6   Stranamente sottotono, senza volersi accreditare come King Maker, fa il suo senza fare figuracce. Senza infamia e senza lode. Quantomeno per la prima volta da anni non è lui ad ordire congiure.

Giuseppe Conte: 4  Inadeguato. Dimostra di non avere il controllo della situazione e del suo partito, fa il doppiogioco facendo promesse sia a Letta che a Salvini. Non alla altezza della situazione.

Luigi Di Maio: 6  Dimostra, quantomeno all’interno dei 5stelle, di essere lui il vero King Maker. Si dimostra leale all’alleato di Governo e di Coalizione, il Partito Democratico.

Le correnti del Pd: 3   Tessono trame, remano in direzione contraria di quella del segretario del partito, bruciano candidati, si muovono mossi da interessi personali senza dimostrare di avere una visione del futuro.



Enrico Letta: 5   Si difende, si barcamena, in qualche modo tiene unito il partito ma per farlo impone la scheda bianca o l’astensione, ma non prende alcuna iniziativa. Lancia un nome autorevole come quello di Andrea Riccardi ma poi non ha il coraggio di sostenerlo sul serio. Sapendo di non poter contare su un centravanti di sfondamento, fa le barricate in difesa, ma dà l’idea di una eccessiva prudenza. Di fatto lascia l’iniziativa agli avversari. Diciamo che alla fine si porta a casa un pareggio in casa contro un avversario più forte, ma non subisce reti solo per la scarsa mira degli attaccanti avversari.

Mario Draghi: 4,5  Supponente, si aspettava di essere il prescelto per chiamata diretta, quando capisce che non andrà in quel modo si attiva, male, per salire al Colle. Si muove in Parlamento con la leggiadria di un elefante in un negozio di specchi. Perde autorevolezza gettandosi nella mischia, finendo in pasto ai pescecani. Quando capisce di essere nell’angolo, si aggrappa al salvagente di Mattarella.

 

Mario Scelzo

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