Trekking e Santuari (Assisi 25/05/2021)
"Dopo un anno e mezzo, stiamo iniziando a vedere la fine
di questa tragedia. Per la prima volta, la normalità si avvicina", ha
recentemente affermato il Premier Mario Draghi durante il discorso di apertura
del Global Healt Summit. I progressi della campagna vaccinale ci permetteranno,
a detta dei virologi, di passare una estate serena, ed anche per questo stiamo
assistendo ad un vero e proprio boom di prenotazioni
per le vacanze estive: dal mare alla montagna, dalle città d’arte alle
colline degli appennini, tante le famiglie che si preparano a vivere un periodo
di serenità e relax “riscoprendo” il Belpaese, visto che la situazione
sanitaria mondiale ancora scoraggia i viaggi oltreconfine. Pazienza, niente
Maldive o Barcellona, ci dovremmo “accontentare” delle spiagge del Salento,
delle rive del Lago di Como, di città d’arte del calibro di Siena, Matera,
Venezia…
Tra le tante “eccellenze” italiane, ci sono poi dei “luoghi dell’anima”, penso a tanti grandi o piccoli santuari ai quali magari ognuno di noi è legato per legami familiari o geografiche, che alla bellezza dei luoghi associano anche una ricchezza di storia, tradizione e spiritualità. Difficile, quasi impossibile compiere una scelta, mi permetto di segnalare ai lettori di queste pagine tre santuari con annesso percorso trekking, in modo da coniugare la spiritualità con il senso di libertà e contatto con la natura che regala una piacevole gita in montagna, magari in compagnia dei “congiunti”, una parola che tanto abbiamo imparato a conoscere.
La prima tappa del nostro viaggio ci porta nelle Marche, esattamente presso ll Monastero di Fonte Avellana, situato
alle pendici boscose del monte Catria (1701 m.) a 700 metri sul livello del
mare. Le sue origini si collocano alla fine del X secolo, intorno al 980,
quando alcuni eremiti scelsero di costruire le prime celle di un eremo che nel
corso dei secoli diventerà l’attuale monastero.
La spiritualità di questi eremiti fu influenzata da San Romualdo di Ravenna, padre della Congregazione benedettina camaldolese. Egli visse e operò fra il X e l’XI secolo in zone vicinissime a Fonte Avellana, quali Sitria, il monte Petrano, e San Vincenzo al Furlo. A dare fama e immortalità, almeno letteraria, all’eremo di Fonte Avellana e al Monte Catria, sono alcuni versi della Divina Commedia. (Paradiso XXI, 106-111).
Per ammirare
maggiormente la bellezza dei luoghi, è possibile percorrere il Sentiero di
Fonte Avellana (https://amarche.it/prov/pesaro-urbino/sentiero-grotta-fonte-avellana/) fino
alla Grotta di San Pier Damiani (priore di Fonte Avellana dal 1043 al 1057,
il quale amava “esiliarsi” nel bosco e più precisamente isolarsi in una grotta
per pregare). “L’atmosfera è mistica, il silenzio è assoluto. Ci si sente
avvolti da Madre Natura. Questo luogo è particolarmente adatto alla meditazione,
alla preghiera e a ritrovare se stessi in comunione con l’Assoluto”, possiamo
leggere tra le testimonianze di chi ha percorso tale cammino. Interessante
segnalare che la comunità monastica di Fonte Avellana offre la possibilità di
passare alcuni giorni condividendo la vita di preghiera, meditazione e lavoro
dei monaci, per maggiori info www.fonteavellana.it
La seconda tappa del nostro cammino ci porta in Molise; ai piedi delle alte vette delle
Mainarde, sulle rive delle acque vivaci e primigenie del Fiume Volturno, sorge
l’antica Abbazia di San Vincenzo al
Volturno che ha impresso, lungo i secoli, il suo segno di cultura e di
testimonianza di fede nelle vicende dell’intera valle.
Subito dopo la nascita, nel 703, il cenobio benedettino intraprende un cammino di espansione che culmina nella gloriosa fase avuta durante l’impero carolingio. Uno sviluppo di crescita rapido e imponente al quale però è seguito anche un rapido declino. Soprattutto l’incursione saracena particolarmente cruenta dell’881 può rappresentare il brusco passaggio dalla fase di ascesa a quella di declino che culmina con l’abbandono del sito originario e lo spostamento sulla riva opposta del fiume. Anche qui, dove oggi sorge la nuova abbazia, una storia non facile modella le fasi di vita della nuova e più piccola comunità mentre, dall’altra parte del fiume, secoli di silenzio cancellano ogni traccia visiva dell’antica abbazia.
Nonostante la sua storia impetuosa la fiaccola di San
Vincenzo al Volturno non si è mai spenta e il secolo scorso ha visto la
rinascita dell’Abbazia con il ritorno di una comunità monastica.
Visitata l’Abbazia, il
consiglio è di immergersi nella splendida natura circostante (siamo nel
territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) percorrendo il
percorso anello delle Mainarde (https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/anello-mainarde-da-castel-san-vincenzo-55389489), che ci permetterà di ammirare il
Lago di San Vincenzo, le rovine archeologiche, l’Eremo di San Michele, nonché
gli scenari del selvaggio ambiente delle Mainarde. Attenzione però, si tratta
di un percorso di ben 26 kilometri, segnalato come difficile, adatto quindi a
veri esperti della montagna.
Il nostro viaggio termina in Calabria, presso la Certosa di Serra San Bruno, monastero situato vicino all'omonima cittadina in provincia di Vibo Valentia, primo Convento Certosino in Italia e secondo di tutto l'Ordine, sita in un pittoresco bosco alla periferia di Serra San Bruno. Si tratta di un vasto complesso fondato tra il 1090 e il 1101 da Brunone di Colonia, fondatore dell'Ordine Certosino e della Grande Chartreuse vicino a Grenoble, il quale - scandalizzato dalla corruzione del clero - si era ritirato nella solitudine dei boschi calabresi. Oggi nella Certosa vivono pochi frati, che è possibile vedere ogni lunedì durante la loro passeggiata nei boschi. Assolutamente vietato è l'accesso alle donne, poiché leggenda vuole che se così fosse, la terra inizierebbe a tremare. Non è concessa neppure la visita all’imponente Biblioteca presente all’interno, ma solo al Museo, che raccoglie le testimonianze più significative dell'arte nella Certosa.
Usciti dalla Certosa, si raccomanda la passeggiata alla solitaria chiesa di Santa Maria. Una strada ombreggiata vi giunge in tre km
e mezzo. A destra dell’ampio piazzale si trova il “laghetto di San Bruno” dentro il quale il Santo s’immergeva per
offrire a Dio la sua penitenza: l’episodio è ricordato da una statua del Santo
in preghiera semisommersa nell’acqua e da una colonna con la croce. Il
Santuario di Santa Maria del Bosco è stato ricostruito dopo il terremoto del
1783 sui resti dell'antica chiesa fatta erigere da San Bruno per raccogliere i
monaci in preghiera. Circonda il luogo sacro un lembo dell’antico bosco di
Santa Maria, dove si ammirano giganteschi abeti bianchi, dall’altissimo tronco
colonnare, piante di una bellezza straordinaria. Per addentrarsi nella foresta
basterà seguire una delle tante stradelle a fondo naturale che partono da
questo punto.
Mario Scelzo
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