L'albergatore Buon Samaritano. (Assisi Febbraio 2021)
“…Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli
accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite,
versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una
locanda e si prese cura di lui. Il
giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi
cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.. “ (Lc
10, 33-35)
Abbiamo intervistato Marco Coppola, “l’albergatore”, (gestore
dello YellowSquare di Roma, ostello della gioventù sito nelle vicinanze della
Stazione Termini), per farci raccontare il suo incontro col “buon samaritano”
(Alessandro Moscetta, volontario della Comunità di Sant’Egidio) e la
conseguente apertura della sua struttura, nel tempo della pandemia,
all’accoglienza dei senza fissa dimora.
Quali sono le origini
di questa lodevole iniziativa?
Il contatto con Sant’Egidio è nato, ben prima della pandemia,
grazie ad una iniziativa di Federalberghi, per una convenzione per mettere a
disposizione alcune camere per l’accoglienza notturna, in questo modo siamo
venuti a conoscenza del lavoro di Alessandro e degli altri volontari a sostegno
dei senza fissa dimora, specie nei mesi invernali. Poi però è arrivata la
pandemia…
Può raccontarci
qualcosa del vostro lavoro prima del Covid-19?
Noi siamo una realtà abbastanza particolare, il nostro
obiettivo è raccontare la città ai viaggiatori facendoli incontrare coi locali,
il progetto di Yellow Square sta nella unione, mixitè, dove all’interno della
nostra struttura il cliente può soggiornare ed utilizzare i nostri servizi che
sono il bar, la discoteca, il parrucchiere, le nostre passeggiate, però tutta
la nostra offerta è pensata verso un turismo esperienziale, legato al
territorio. Abbiamo anche delle stanze
di semplice dormitorio, in cui persone possono condividere la stanza, un format
che funziona molto bene in Nord Europa ad esempio, le persone scelgono questa
formula non solo per risparmiare ma anche per condividere la propria vita con
qualcuno. La nostra clientela media è prevalentemente giovane ed
“anglosassone”: America, Australia, Nord Europa, in particolare nella fascia di
età tra i 18 ed i 30 anni
Prima della pandemia avevamo una ottima occupazione delle
stanze, difficilmente “bucavamo” una stanza vuota, siamo in centro storico,
siamo un marchio conosciuto tra i giovani, le cose andavano bene …
Può raccontarci da
imprenditore l’impatto con la pandemia?
In realtà all’inizio non ce ne siamo tanto resi conto, noi
abbiamo pochi clienti cinesi e quindi fino a febbraio cali minimi, ma a marzo
2020 arrivano le cancellazioni, ci ritroviamo su due piedi con una marea di
stanze disponibili. La prima decisione che prendiamo è di rimanere aperti per i
nostri dipendenti, offrendo loro la possibilità di dormire in struttura ad un
prezzo di favore. Siamo costretti a metterli in cassa-integrazione, ma ci
rendiamo conto delle loro difficoltà nel pagare le spese, gli affitti, e quindi
siamo ben felici di poterli aiutare. Di fatto comunque decidiamo di tenere
aperta la struttura ma in perdita, le entrate non riescono a compensare le
spese per i costi di gestione.
A questo punto mi ricordo di Federalberghi, chiamo
Alessandro, guarda, sai che ti dico, siamo aperti, vorremmo fare la nostra
parte, e mettiamo a disposizione 10 stanze, nel periodo di Marzo ed Aprile, in
modo totalmente gratuito, per gli ospiti di Sant’Egidio.
Chiedo sempre
all’imprenditore, la stagione estiva aveva portato nuove speranze?
A maggio dico ad Alessandro che vorremmo provare a recuperare
quanto abbiamo perso, quindi chiudiamo questa felice collaborazione, facciamo
la stagione estiva con entrate sotto la media stagionale ma discrete, poi
arriva la doccia fredda delle chiusure di novembre, a quel punto capiamo che
non sarà questione di due mesi…
Da imprenditore ti dico con sincerità che quello che mi
spaventa di più non è pagare i debiti che abbiamo accumulato ma è l’incertezza,
il non sapere quando torneremo pienamente a lavorare e riempire la struttura.
Comunque, ci sediamo, facciamo due conti, chiudere comunque comporta dei costi
di gestione, allora chiamo Alessandro e gli faccio questo discorso, guarda non
ti posso offrire le stanze gratis ma ti metto le tariffe che applichiamo ai
nostri dipendenti, 350 euro al mese tutto compreso (mediamente, nel centro di
Roma, una stanza singola costa almeno 500 euro senza spese), soldi utili a noi
quantomeno per pagare le utenze ed i costi di gestione.
Per farla breve il 17 novembre ricominciamo ad ospitare
persone di Sant’Egidio, diventando in qualche modo un ponte tra una situazione
drammatica ed il reinserimento nella società, conosco storie di persone che
dopo essere state da noi hanno ricominciato a vivere appieno, hanno preso il
reddito di cittadinanza, una pensione, parliamo di persone che avevano perso la
fiducia e che aiutate si rimettono in circuito.
Tutti ovviamente ci
auguriamo che prima possibile terminerà la pandemia. Cosa resterà di questa
esperienza?
Quello che mi piacerebbe fare, quando torneremo alla
normalità, è di mantenere una stanza delle 90 che abbiamo dedicata alla
solidarietà ed alla accoglienza. Io penso che ogni imprenditore sia tenuto a
dare il proprio contributo in termini di impresa sociale, quello che stiamo
facendo qui in struttura io la considero una “buona pratica”, un po’ come il
green, la transizione ecologica di cui tanto si parla, se ci sono dei “costi”
nel breve periodo, nel lungo periodo c’è sia un ritorno di immagine per la struttura
ma soprattutto un ritorno in termini di….capitale umano….di reinserimento
sociale…
La vostra iniziativa,
certamente figlia del vostro buon cuore, potrebbe diventare una sorta di “buona
pratica” da prendere a modello?
Sarei felice se altri miei colleghi prendessero esempio da
noi, capisco magari che i costi di gestione non permetterebbero questo discorso
per gli alberghi a 5 stelle, ma strutture da 1,2,3 stelle potrebbero immaginare
di ricalcare questo nostro percorso, se ogni albergo di Roma mettesse a
disposizione una stanza avremmo risolto il problema dell’emergenza freddo.
Bisogna superare la paura di quello che non si conosce, Alessandro (il
referente di Sant’Egidio) è da solo, ce ne vorrebbero tanti come lui per creare
una rete, ci vorrebbero dei seminari, delle iniziative per raccontare quanto si
è fatto, per rendere questo un discorso strutturale. In conclusione, aggiungo
che a Roma ci sarebbe un ottimo incastro tra emergenza freddo e mesi di bassa
stagione: molti alberghi, anche senza pandemia, hanno stanze vuote nei mesi
invernali, quelli più freddi (solo quest’inverno a Roma ci sono stati 12 morti
tra i senza fissa dimora), si potrebbe fare un ragionamento del genere, ma ci
vorrebbe maggiore collaborazione da parte delle Istituzioni. Comunque, ognuno
di noi può fare qualcosa e noi siamo felici di fare la nostra parte.
Mario Scelzo
https://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/cronaca/l-albergatore-che-ospita-il-buon-samaritano-50954
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