Scenari post voto
Scrivo queste righe venerdì 18 settembre alle ore 10.46, grossomodo fra tre giorni consoceremo i risultati delle elezioni regionali e del referendum sul taglio dei parlamentari. Vorrei provare, più per gioco che per altro, a prevedere quanto accadrà nelle prossime settimane, sia per quanto riguarda le sorti del Governo sia all’interno dei singoli partiti. Inizio dalle elezioni regionali.
Vittoria plebiscitaria di Zaia in Veneto (ci tornerò dopo),
vittoria agevole di Toti in Liguria, vittoria in scioltezza di De Luca in
Campania. Nelle Marche vincerà il centrodestra, mentre per quello che riguarda
Puglia e Toscana, prevedo vittorie sul filo di lana di Emiliano e Giani. Il
referendum per il taglio dei parlamentari vedrà la vittoria del Sì per 57 a 43.
In Veneto si gioca però una battaglia importante tutta
interna alla Lega, si peseranno i voti della Lista Zaia e quelli della Lega
“ufficiale”, ovvero quella di Salvini. Chi segue le vicende di quel partito sa
bene che i due si sopportano per necessità politica, ma seguono di fatto due
linee politiche diverse: più pragmatico, legato al tessuto industriale ed
europeista Zaia, più populista e nemico di Bruxelles il Capitano. Io sono
convinto che una netta affermazione della Lista Zaia, in aggiunta alla
sconfitta in Toscana della candidata espressione di Salvini, porterebbe alla
apertura di un processo interno alla Lega per cambiare il segretario. Sono
convinto che Salvini abbia esaurito la sua forza propulsiva e che all’interno
della Lega siano in molti (Giorgetti in primis) a pensarlo, mentre Zaia sarebbe
un nome certamente più spendibile (eventualmente anche come candidato premier
di una coalizione di centrodestra che guarda ai voti dei moderati) anche in
ottica nazionale.
Nel Pd, come sempre, sarà guerra di correnti. Zingaretti
rivendicherà le vittorie in Toscana ed in Puglia, nonché la scelta del sì al
referendum, ma non so se basterà la vittoria risicata in una regione rossa a
salvare la pelle al segretario. Sono convinto che la disfatta in Veneto e la
sconfitta in Liguria (unica regione dove Pd e M5S corrono alleati) apriranno la
“conta interna”, che per me porterà nel giro di qualche mese alla scelta di
Bonaccini come leader del Pd.
Non mi dilungo sui 5stelle, prenderanno meno del 10% e pur di
mantenere la poltrona metteranno su un direttorio, ma di fatto non ci sarà
alcuno scossone, resteranno in orbita Pd. Non credo farà i salti di gioia
Matteo Renzi, prevedo il 3% per Scalfarotto in Puglia ed un 7% in Toscana,
numeri che segnano l’attuale irrilevanza dell’ex sindaco di Firenze.
Il Governo, ammaccato, andrà avanti. Nessuno vuole veramente
cambiare, al massimo ci sarà un rimpasto per togliere dal ministero
l’impresentabile Azzolina, ma, a meno di tracolli economici nel breve periodo,
prevarrà la stabilità e la volontà da parte dei partiti di governo di essere
della partita del Recovery Fund, quello è il vero scenario dei prossimi anni.
Non mi stupirebbe una nomina, “benedetta” da Mattarella, di Mario Draghi come
“supervisore” dell’utilizzo dei fondi europei.
Ps. Mattarella verrà confermato al Quirinale.
Mario Scelzo
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