Di Africa, Cina e Migranti

La Cina spenderà, tra prestiti, linee di credito, fondi speciali, sgravi fiscali e progetti infrastrutturali, altri 60 miliardi di dollari per l’Africa. L’annuncio è arrivato lunedì 4 Settembre dal presidente della Repubblica Popolare, Xi Jinping, nella Grande Sala del Popolo di Pechino, di fronte a 50 capi di stato dei paesi africani, nel corso del terzo Forum on China-Africa Cooperation. Dei 60 miliardi promessi da Xi, 20 miliardi sono in linee di credito, 15 in aiuti e prestiti a interessi zero, 10 in fondi per lo sviluppo, 10 per project financing e 5 per facilitare le importazioni in Africa.




Sono da pochi giorni tornato da una missione in Mozambico per conto del Programma Dream (lotta all’Aids in Africa) della Comunita’ di Sant’Egidio e volevo dare testimonianza diretta ai lettori di queste pagine della presenza cinese nel paese. Una premessa, frequento il Mozambico con una certa regolarità a partire dal 2002, le mie impressioni sono quindi frutto di più di 15 anni di osservazione sul campo.

Il Pil del Mozambico negli ultimi anni è cresciuto mediamente del 7%, nel 2017 c’è stata una battuta d’arresto ed il Pil è cresciuto “solo” del 3%, vi ricordo che in Italia dopo anni di segno meno il Pil è faticosamente tornato a crescere di un misero punto percentuale. Per farla breve, pur restando il paese per gran parte ancora sotto la soglia della povertà e pur presentandosi uno sviluppo “alla brasiliana”, ovvero grattacieli e benessere occidentale che si alternano alle baracche, il visitatore che arriva a Maputo resta colpito dalla quantità di grattacieli e nuove costruzioni che vanno a comporre lo skyline della capitale mozambicana.




Il nuovo avveniristico stadio di Maputo è stato costruito dai cinesi, uno dei grandi alberghi sulla spiaggia è di proprietà cinese e propone un menù apposito per i fan della cucina cantonese, la strada principale del paese, che collega Maputo alle città del Nord, è stata ricostruita dai cinesi, numerose sono le industrie cinesi sorte nella zona tra Maputo ed il confine sudafricano, ma soprattutto, a livello simbolico, colpisce la grande costruzione del ponte che domina la Baia di Maputo.

Leggiamo su Askanews: “Sarà lungo tre chilometri e largo 680 metri: il ponte sospeso di Maputo in Mozambico diventerà il più lungo di tutta l'Africa. Una volta completato il ponte, che collega la capitale alla città di Catembe, secondo le autorità, favorirà il commercio locale e il turismo. La costruzione dell'imponente struttura è finanziata prevalentemente dalla Cina e realizzata dalla China Bridge and Road Corporation. Il costo finale del ponte è stimato intorno ai 750 milioni di dollari e dovrebbe essere completato entro la fine dell'anno (apertura prevista Ottobre 2018).
Il ponte è considerato la più importante opera pubblica del Paese dall'indipendenza nel 1975 e ha già creato 1500 posti di lavoro ma si teme che sia un ulteriore mossa di ingerenza della Cina negli affari africani.”




Direte voi, lo stadio, il ponte, le strade, tutte strutture che porteranno benefici alla popolazione e grandi opere che creano posti di lavoro. Se la prima affermazione è vera, la seconda è falsa. I cinesi costruiscono in Africa portandosi dietro i loro operai. Chi si trova a passare davanti al cantiere del ponte, si accorge della presenza di una marea di operai cinesi. Chi, uscendo da Maputo, passa davanti ad una delle tante fabbriche che producono acciaio, vede affianco alla fabbrica dei prefabbricati dove vivono gli operai che ci lavorano. Sembra, si dice, si mormora, che molti degli operai cinesi siano ex galeotti, persone “costrette”, disoccupati arruollati “volontariamente” per lavorare all’estero.

Per farla breve, il “Modello Cinese” è efficace ma non crea occupazione indigena, non stimola l’economia locale, non “trasmette” al paese ospitante il “capitale umano” di tecnologia e risorse. Questo accade in Mozambico ma da quello che si legge è un fenomeno sempre più diffuso in tutta l’Africa. Il modello europeo, con tutti i suoi limiti, prevede un sostegno allo sviluppo locale (dare la canna da pesca e contestualmente insegnare a pescare), quello cinese cannibalizza le risorse africane, portandosi la canna da pesca, pescando e cucinando il pesce a Shangai.




Faccio solo notare che mentre in Italia il Ministro dell’Interno fa la voce grossa su 100 migranti e le strategie di Governo sono gestite da un ex concorrente del Grande Fratello, la Cina si prende l’Africa con tutte le sue risorse.
L’Italia avrebbe un altissimo “capitale” da spendere in Mozambico, basti pensare che le trattative che hanno portato alla pace del 1992 si sono tenute a Roma, oppure ricordare il legame che il Pci di Berlinguer aveva con la Frelimo di Samora Machel, ma niente, siamo troppo presi dalle piccole beghe interne per pensare di aiutare e contemporaneamente investire in un paese che guarda con fiducia al futuro.

Mario Scelzo

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