Uno sgombero senza senso

Mi scuseranno i miei lettori se utilizzo le pagine di questo blog, dedicato alla diffusione di Buone Notizie, per dare conto di alcuni avvenimenti per niente positivi accaduti nell'ultimo mese nel Comune di Roma.
 
Come forse saprete, circa 15 gg. fa, l'amministrazione Marino ha avuto la brillante idea di sgomberare il cosiddetto Borghetto della Pace, un insediamento in discrete condizioni dove vivevano 300/400 tra rifugiati e persone con varie problematiche abitative. Uno sgombero senza preavviso realizzato oltretutto con ferocia e cattiveria gratuita, con utilizzo di ruspe per radere al suolo tanti modesti alloggi che comunque garantivano un tetto a tante persone. La notizia la trovate su molti giornali, ne abbiamo anche parlato su questo blog elogiando la solidarietà in rete, cioè il sostegno concreto ed efficace di un gruppo di volontari che, a partire dal tam tam della rete hanno portato aiuti concreti agli oltre 300 sfollati.


 
Voi direte, il Comune ha smantellato il campo ma aveva pronta una soluzione abitativa? La risposta è semplice, No. 300 persone, nella città del Papa, nell'anno del Giubileo della Misericordia, dalla mattina alla sera son passate dalle baracche alla strada. Dopo giorni di trattative si è trovata una soluzione abitativa per alcuni di loro, altri si son dispersi, altri avranno trovato riparo in altre soluzioni ancor più provvisorie.
Molti degli sfollati sono stati provvisoriamente appoggiati presso il Centro Baobab, una struttura che di solito accoglie circa 200 persone ed in questo periodo ne ospita più di 600, in condizioni estreme, come ci racconta questo articolo di stampa.
 
Ieri sera, come tutti i martedì, ero con i miei amici della Comunità di Sant'Egidio a distribuire la cena a chi vive per strada nei pressi della Stazione Tiburtina (per chi volesse approfondire, ne abbiamo parlato su questo blog con un articolo dal nome Di Martedì, al posto della Tv. Solitamente distribuiamo panini, bibite e coperte ad 80/100 persone, alcune di passaggio, la maggior parte "fissi", persone ormai amiche che conosciamo per bene e che aspettano il nostro appuntamento settimanale, per mangiare ma anche per condividere un paio d'ore di serenità in una vita difficile.
 
Bene, ieri arriviamo alla Stazione Tiburtina e troviamo 100/200 tra somali ed eritrei che vagavano con aria sbandata. Spuntano poi un sacerdote ed alcuni volontari, e dopo un po' di confusione capiamo trattarsi di un altro gruppo, diverso dal nostro, che da un paio di settimane si prende cura degli ospiti del Centro Baobab. Sembra infatti che i pasti garantiti dal Comune agli sfollati di Ponte Mammolo siano del tutto insufficienti a sfamare i 600 sfollati, che quindi si riversano alla Stazione Tiburtina dove un gruppo di volenterosi (nella confusione del momento non ho capito di chi si tratta) porta loro la cena.


 
In pratica ieri c'erano due distribuzioni, in due luoghi distinti ma non distanti, ma soprattutto c'era tanta gente nuova, dall'aria smarrita, e in questo caso è facile il crearsi di situazioni di tensione. Una parola sbagliata, una incomprensione, uno che per sbaglio o nella confusione salta la fila, il tutto moltiplicato per 300, e la situazione tende al nervoso. Oltretutto, la cena è bastata a malapena per tutti.
 
In Chiusura, grazie alle scelte folli del Comune di Roma, che sgombera senza avere nessuna soluzione alternativa, aumenta il disagio, aumenta la tensione e si cronicizza una situazione di instabilità sociale. Personalmente, questa amministrazione non riavrà il mio voto. Spero allo stesso tempo che ci sia ancora tempo per ragionare, per cercare soluzioni concrete, e per non proseguire con altri sgomberi di cui si parla.
 
Mario Scelzo

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